Nella finale al corpo libero saranno invece presenti Alice D’Amato e Manila Esposito, che faranno coppia anche nella finale alla trave (lo spauracchio di ogni ginnasta, con i suoi dieci centimetri di larghezza), con la ventunenne genovese trapiantata a Brescia che si batterà anche per il podio delle parallele asimmetriche. Ça va sans dire che le due saranno impegnate anche nella finale del concorso generale, conquistato con il sesto e il settimo punteggio, per cui le vedremo impegnate nelle stesse rotazioni di Biles e Lee. L’unica nota stonata in una prestazione senza precedenti nella storia dell’artistica femminile è il problema al piede accusato da Elisa Iorio nell’uscita alla trave, l’ultimo attrezzo affrontato dall’Italia. Difficile il suo recupero, eventualmente limitato alla parallela. Molto bene si è comportata anche la più giovane del gruppo, la fresca diciottenne bresciana Angela Andreoli, all’esordio a cinque cerchi, come d’altronde Esposito, Iorio e Villa, quest’ultima schierata soltanto alla parallela. A ridosso delle azzurre hanno concluso Cina e Brasile, mentre la Francia, tra le favorite per una medaglia, è incappata in una giornata nerissima e non ha trovato posto nella finale a otto. Avrete già capito dove ho iniziato la mia giornata parigina, conclusa nell’incantevole Grand Palais dove si è consumata una delle delusioni maggiori di questo primissimo scorcio di Giochi: le tre fiorettiste sono rimaste infatti a mani vuote, con Arianna Errigo eliminata nei quarti – fatali anche alla giovane Favaretto – dalla statunitense Struggs, che poi perderà il derby in finale con la Kiefer, che a sua volta ha regolato 15-10 in semifinale Alice Volpi, battuta poi 15-12 dalla canadese Harvey, che si è così aggiudicata la medaglia di bronzo. Riportiamo per dovere di cronaca le lamentazioni della portabandiera azzurra e del suo allenatore Cerioni relative alla stoccata decisiva (non si tratta peraltro dell’unica contestazione di giornata: anche la judoka Giuffrida e il massimo Mouhiidine si sono lamentati degli arbitraggi).
Dulcis in fundo le tre medaglie, la più preziosa delle quali è stata conquistata in serata da Nicolò Martinenghi, 25 anni il primo agosto, campione europeo e mondiale dei 100 rana, che diventa così il quinto nuotatore italiano a salire sul gradino più alto del podio olimpico dopo, in ordine di… conquista, Sandro Fioravanti, anche lui nei 100 rana, Emiliano Rosolino, Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. Il varesino, terzo alla virata, ha allungato con decisione nella seconda vasca, per poi subire nelle ultime bracciate il ritorno dell’inglese Adam Peaty e dello statunitense Nic Fink, che hanno concluso con lo stesso tempo staccati di due soli centesimi. La mattinata domenicale si era aperta con l’argento di Federico Nilo Maldini e il bronzo di Paolo Monna nel tiro a segno pistola (ad aria compressa) da dieci metri, battuti soltanto dal cinese Xie Yu. A proposito di cinesi: i lettori meno giovani ricorderanno il sorprendente e drammatico epilogo della stessa gara alle olimpiadi di Atlanta, quando l’apparentemente infallibile Yifu Wang sbagliò nettamente l’ultimo tiro, consegnando l’oro al nostro Roberto Di Donna, per poi accasciarsi e venire ricoverato in ospedale. Si rifarà ad Atene otto anni più tardi, quando conquisterà il secondo oro olimpico, dopo quello di Barcellona ‘92, ma più dei successi, di lui resterà l’espressione impietrita del suo volto dopo quel clamoroso, inspiegabile errore.