Midnight in Paris 2024 – Gocce d’oro

L’Italia nuota nell’oro, va a segno con la pistola, viene trafitta dal fioretto e dimostra che la trave può diventare una pagliuzza. E direi di cominciare proprio dalla frase più a effetto ma anche più criptica, che si presta però a illustrare l’impresa compiuta dalle ginnaste azzurre nella gara di qualificazione che le ha viste impegnate nella seconda delle cinque suddivisioni che si sono succedute da mane a sera nell’impianto di Bercy. Una prova delicatissima, che promuove le otto migliori nazionali alla finale a squadre, individua le 24 ginnaste che si sfideranno per l’oro del concorso generale e le otto che scenderanno in pedana per le medaglie dei singoli attrezzi. Ebbene, l’Italia di Enrico Casella ha chiuso al secondo posto, preceduta soltanto dagli Stati Uniti guidati da una ritrovata Biles, per vedere la quale sono accorsi quasi ventimila spettatori, tra i quali Lady Gaga e Tom Cruise. Un risultato più che promettente in vista della finale di martedì alle 18.15, quando la formula sarà 5-3-3, ovvero cinque ginnaste a disposizione, tre in gara per ciascun attrezzo, ogni esercizio che fa classifica. Domenica invece si gareggiava con il 5-4-3, ovvero quattro atlete in pedana, i migliori tre punteggi tenuti in considerazione. Questo ha per esempio consentito agli USA di non pagare alcun dazio per il disastroso corpo libero di Jade Carey, campionessa olimpionica di specialità, avendo preceduto Vanessa Ferrari a Tokyo. La Farfalla, fermata da un infortunio il mese scorso era in tribuna, come anche Asia D’Amato, a sua volte indisponibile: fatichiamo a immaginare la sua reazione nell’assistere alla clamorosa disavventura della sua ultima rivale, che ha sbagliato tutte e tre le diagonali, ruzzolando addirittura fuori della pedana dopo l’ultima, così da rimediare un modestissimo 10,633 che inevitabilmente le impedirà di difendere il titolo olimpico.

 

 
Nella finale al corpo libero saranno invece presenti Alice D’Amato e Manila Esposito, che faranno coppia anche nella finale alla trave (lo spauracchio di ogni ginnasta, con i suoi dieci centimetri di larghezza), con la ventunenne genovese trapiantata a Brescia che si batterà anche per il podio delle parallele asimmetriche. Ça va sans dire che le due saranno impegnate anche nella finale del concorso generale, conquistato con il sesto e il settimo punteggio, per cui le vedremo impegnate nelle stesse rotazioni di Biles e Lee. L’unica nota stonata in una prestazione senza precedenti nella storia dell’artistica femminile è il problema al piede accusato da Elisa Iorio nell’uscita alla trave, l’ultimo attrezzo affrontato dall’Italia. Difficile il suo recupero, eventualmente limitato alla parallela. Molto bene si è comportata anche la più giovane del gruppo, la fresca diciottenne bresciana Angela Andreoli, all’esordio a cinque cerchi, come d’altronde Esposito, Iorio e Villa, quest’ultima schierata soltanto alla parallela. A ridosso delle azzurre hanno concluso Cina e Brasile, mentre la Francia, tra le favorite per una medaglia, è incappata in una giornata nerissima e non ha trovato posto nella finale a otto. Avrete già capito dove ho iniziato la mia giornata parigina, conclusa nell’incantevole Grand Palais dove si è consumata una delle delusioni maggiori di questo primissimo scorcio di Giochi: le tre fiorettiste sono rimaste infatti a mani vuote, con Arianna Errigo eliminata nei quarti – fatali anche alla giovane Favaretto – dalla statunitense Struggs, che poi perderà il derby in finale con la Kiefer, che a sua volta ha regolato 15-10 in semifinale Alice Volpi, battuta poi 15-12 dalla canadese Harvey, che si è così aggiudicata la medaglia di bronzo. Riportiamo per dovere di cronaca le lamentazioni della portabandiera azzurra e del suo allenatore Cerioni relative alla stoccata decisiva (non si tratta peraltro dell’unica contestazione di giornata: anche la judoka Giuffrida e il massimo Mouhiidine si sono lamentati degli arbitraggi).

 

 
Dulcis in fundo le tre medaglie, la più preziosa delle quali è stata conquistata in serata da  Nicolò Martinenghi, 25 anni il primo agosto, campione europeo e mondiale dei 100 rana, che diventa così il quinto nuotatore italiano a salire sul gradino più alto del podio olimpico dopo, in ordine di… conquista, Sandro Fioravanti, anche lui nei 100 rana, Emiliano Rosolino, Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. Il varesino, terzo alla virata, ha allungato con decisione nella seconda vasca, per poi subire nelle ultime bracciate il ritorno dell’inglese Adam Peaty e dello statunitense Nic Fink, che hanno concluso con lo stesso tempo staccati di due soli centesimi. La mattinata domenicale si era aperta con l’argento di Federico Nilo Maldini  e il bronzo di Paolo Monna nel tiro a segno pistola (ad aria compressa) da dieci metri, battuti soltanto dal cinese Xie Yu. A proposito di cinesi: i lettori meno giovani ricorderanno il sorprendente e drammatico epilogo della stessa gara alle olimpiadi di Atlanta, quando l’apparentemente infallibile Yifu Wang sbagliò nettamente l’ultimo tiro, consegnando l’oro al nostro Roberto Di Donna, per poi accasciarsi e venire ricoverato in ospedale. Si rifarà ad Atene otto anni più tardi, quando conquisterà il secondo oro olimpico, dopo quello di Barcellona ‘92, ma più dei successi, di lui resterà l’espressione impietrita del suo volto dopo quel clamoroso, inspiegabile errore.