Al BFM n.36 (che si svolge dal 10 al 18 marzo 2018) c’è un’ampia retrospettiva dedicata all’attrice, regista e sceneggiatrice norvegese Liv Ullmann: una bella occasione per un viaggio nel cinema d’autore del ‘900 – non solo Bergman, ma anche Bolognini, Harvey, Buñuel, fra i tanti – sino ad arrivare alle più recenti opere realizzate in prima persona dalla stessa Ullmann, dietro alla macchina da presa. Una delle personalità più importanti del cinema contemporaneo, Liv Ullmann è attrice, regista e scrittrice. L’attrice norvegese nasce il 16 dicembre 1938 a Tokyo, dove il padre, ingegnere aeronautico, si era trasferito per lavoro. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, per paura dell’invasione nazista, la famiglia si trasferisce prima a Toronto e poi a New York e quando, nel 1945, il padre muore, Liv, in compagnia della madre e della sorella, ritorna in Norvegia. Dotata di sensibilità e intuito, nonché di fantasia e immaginazione, fin da ragazza è attratta dal teatro, dalla pittura e dalla poesia. Decide di iscriversi alla Webber Douglas Accademy di Londra, dove può dedicarsi anche alla sua seconda passione: il cinema. Dopo l’esclusione dall’accademia teatrale di Oslo, viene arruolata da un piccolo teatro di provincia, il Rogaland Teater di Stavanger, per interpretare la parte di Anna Frank, ottenendo successo di pubblico e di critica. Dal 1960 recita in ruoli importanti, come Ofelia nell’Amleto e Margarete nel Faust, per il Teatro Nazionale di Oslo. Nel 1965 avviene l’incontro con Ingmar Bergman. Il regista svedese sta cercando due attrici per il film Persona ed è attratto da una fotografia di Bibi Andersson, con accanto una giovane attrice. Dopo pochi giorni le due sono sull’isola di Fårö per le riprese del film: Liv interpreta il ruolo di Elisabet Vogler, un’attrice sulla quarantina che improvvisamente perde la capacità di parlare. Verità e finzione, angoscia, tormento, solitudine, aggressività subita, nevrosi, ma anche desiderio di emancipazione, orgoglio, ribellione: sono alcuni dei caratteri narrativi che plasmano i personaggi femminili dei film diretti da Bergman che vedono la partecipazione di Liv Ullmann. Dieci film che coprono un arco di tempo che va dal 1966 al 2003: tra di essi, veri e propri monumenti come L’ora del lupo, La vergogna, Passione, Sussurri e grida, Scene da un matrimonio, L’immagine allo specchio. I due sono stati insieme per un lungo periodo e hanno avuto una figlia, Linn, che, ancora bambina, interpreterà alcuni film del padre e diventerà poi una famosa scrittrice, tradotta anche in italiano.
I primi film con Bergman permettono a Liv Ullmann di esprimere le sue straordinarie doti di attrice, con il suo sguardo penetrante e seduttivo, l’essenzialità del gesto e dei movimenti, la capacità di tenere la scena nelle diverse situazioni drammaturgiche, la disinvoltura nel reggere il confronto con l’occhio indagatore, dominante e possessivo come quello del regista svedese. Oltre a lavorare con altri importanti registi, tra cui Jan Troell, Terence Young, Anthony Harvey, Juan Luis Buñuel, Sven Nykvist, Mario Monicelli, Mauro Bolognini, nel 1992 Liv Ullmann decide di mettersi dietro la macchina da presa e firma la regia di Sofie: ambientato nel 1886, racconta la storia di una ragazza ebrea che, per accontentare i genitori, sposa un uomo che non ama. Seguiranno altri quattro film, tra cui due – Conversazioni private (1996) e L’infedele (2000) – tratti da testi di Ingmar Bergman. L’ultimo, Miss Julie (2014), con Colin Farrell e Jessica Chastain, è la trasposizione cinematografica della tragedia omonima composta nel 1888 dal drammaturgo svedese August Strindberg.