Roberto Zappalà e Michele Bernardi: in La naturale bellezza del creato la danza si anima

Presentato in prima assoluta a Zabut – International Animated Short-Film Festival La naturale bellezza del creato è il cortometraggio d’animazione – ispirato a Rifare Bach, la nuova creazione del coreografo Roberto Zappalà – diretto da Michele Bernardi e dallo stesso Zappalà. In poco meno di tre minuti assistiamo al risveglio della natura, una vera e propria rinascita in cui cinque danzatori interagiscono e diventano essi stessi elementi della natura, in ascolto dei suoi suoni che si integrano alla perfezione alle note di Bach. Immagini potenti che danno vita al racconto «dell’alba dell’umanità» creando qualcosa di estremamente originale e inedito per cui le singole parti dei danzatori sono state registrate per poi essere animate con il rotoscopio. Ne abbiamo parlato con i due autori.

 

 

Lo spettacolo Rifare Bach, punto di partenza per il cortometraggio, non è ancora andato in scena. Quando lo vedremo? E com’è nata l’idea di passare all’animazione?
Roberto Zappalà (RZ) Debuttiamo a Napoli al Campania Teatro Festival il prossimo 29 settembre, per poi essere a MilanoOltre. Ho pensato a questa soluzione a latere della mia creazione tempo fa, in realtà ho sempre desiderato fare un cartone animato. Dentro di me c’era l’interesse per questo linguaggio intriso, però, di danza anche perché credo si debba andare indietro nel tempo per vedere qualcosa di danza realizzato in animazione. Il mio drammaturgo, Nello Calabrò che lavora con me da vent’anni, è un appassionato di animazione e ne abbiamo parlato spesso e così ho cominciato a capire chi potesse realizzare le mie idee. Michele ha trattato e argomentato tecnicamente nel modo più fedele possibile quella che era la mia visione. Il corto nasce quindi dall’esigenza di porre l’accento su un linguaggio a cui non ero abituato, non ha alcun nesso con lo spettacolo, è un canale altro, una dedica al cinema d’animazione.

 

Anche per festeggiare i trent’anni della Compagnia Zappalà Danza?
RZ Gli anniversari sono ben due, i vent’anni di Scenario Pubblico, la nostra sede, e i trent’anni della Compagnia. Sicuramente era una sorta di regalo che mi sono fatto, ma tutte le cose che facciamo devono avere un senso, non è fatto tanto per fare, l’animazione è un linguaggio che mi affascina moltissimo.

 

 

 

Vi conoscevate prima di questo lavoro?
RZ
No, ho chiesto al mio drammaturgo che è anche direttore artistico di Zabut, una serie di nominativi, ho visto vari lavori e ho pensato che Michele potesse essere la persona giusta. Abbiamo parlato un po’, ma è stato subito feeling, Michele è molto aperto e disponibile e lavora in maniera pazzesca. Ha fatto un lavoro mostruoso a livello di disegno perché vanno disegnati tutti i movimenti e nella danza ce ne sono tantissimi. Volevo emergesse, attraverso un linguaggio creativo diverso, quello che è il linguaggio della Compagnia che si chiama MoDem. Per me era importantissimo, altrimenti sarebbe stato una sorta di scherzo. È stato bravissimo: ogni danzatore è perfettamente riconoscibile.

 

Michele, come ha lavorato sulle riprese dal vivo?
Michele Bernardi (MB)
Ho utilizzato il rotoscopio, una delle prime tecniche di animazione, che consiste nel lavorare su immagini riprese dal vero e poi completamente rielaborate, tanto che del video originario non rimane nulla.  Avevo i filmati separati dei singoli danzatori che facevano ognuno il proprio pezzo, poi avevo le scene di gruppo e alcuni primi piani e ho dovuto incastrare tutte le parti in maniera che gli artisti non si sovrapponessero, ma mantenessero una certa armonia ed è stato abbastanza complicato.

 

Quanto tempo ha impiegato?
MB
Normalmente per un cortometraggio di due minuti e mezzo ci vuole un mese e mezzo, in questo caso i mesi sono stati tre. Ogni coreografia di un singolo danzatore sono 750-800 disegni quindi si fa presto a fare i conti… più tutte le parti di gruppo, più brevi perché il gruppo entra ed esce, mentre i danzatori singoli rimangono per tutta la durata del video. Un lavorone…

 

 

Bella l’idea delle teste che si infiammano.
MB
Ho voluto fare qualcosa per estraniare le figure dal troppo realismo, l’animazione – e in particolare il rotoscopio – consente di trasportare un soggetto che si muove nello spazio su scenografie e piani completamente diversi, aggiungendo così delle invenzioni un po’ oniriche. Roberto, da buon catanese, mi diceva che dietro all’idea di far nascere i danzatori sottoterra, c’è l’Etna, la lava, e non potendola realizzare mi sembrava che il fuoco fosse l’elemento più adatto.

 

Aveva già lavorato all’animazione di un balletto?
MB
Nel 2015 feci For Pina, July 27, un tributo per la scomparsa di Pina Bausch non commissionato, con Luca D’Alberto, musicista che ha suonato per il Tanztheater, ed è stata la prima volta che ho lavorato sulla danza. Quando Roberto mi ha chiamato per La naturale bellezza del creato ero contentissimo perché la prima esperienza era stata esaltante e anche se tecnicamente e stilisticamente sono lavori diversi, ripetere quell’esperienza mi rendeva molto contento.

 

Colpiscono i numerosi riferimenti cinematografici: dal titolo che cita Che cosa sono le nuvole? di Pasolini, all’alba dell’umanità di 2001 Odissea nello spazio, ai danzatori che ricordano i replicanti di Blade Runner.
RZ Abbiamo fatto le riprese con il costume di scena, non i trucchi perché erano un po’ complicati e non avevamo così tanto tempo, ma ho mandato a Michele le foto della prova dei trucchi, eravamo pronti già sei mesi fa con lo spettacolo e volevo lo stesso impatto visivo. In tutti i miei lavori la vicinanza col cinema è sempre molto forte, non a caso il mio drammaturgo viene dal cinema e mi dice sempre che sono il coreografo più cinematografico che conosca. In realtà credo ce ne siano tanti, ma lo dice perché la visione dei miei lavori è più in 16:9 che in 4:3, è molto larga e ci sono spessissimo citazioni o riferimenti al cinema.

 

 

Parliamo della musica, Bach funziona perfettamente, ma altrettanto Eminem sul teaser.
RZ
Devo dire che Michele mi ha accontentato quasi in tutto, vedevo il teaser con la musica di Bach ma non ne capivo il senso. Ho pensato bisognasse rompere totalmente gli schemi dell’originale e mi è venuto in mente un frammento della musica di Eminem. Al di là del testo, perché non uso le musiche considerando il testo come parte integrante di quello che sto dicendo, al contrario spesso uso la musica solo per il pathos sonoro perché per me la musica è colonna sonora, proprio come nel cinema. Nella danza i musicisti quasi si offendono quando parlo di colonna sonora ma lo dico con grande rispetto, per me è abbastanza usuale avere il lavoro davanti e mettere la musica. Adoro l’idea della contaminazione, della condivisione degli spazi, della convivenza, mi piace Bach, ma altrettanto Eminem.

 

Bilancio di questa collaborazione?
RZ È stata un’esperienza talmente bella da farmi venire voglia di fare un lungometraggio, ma a volte ripetersi in cose nuove può essere pericoloso, per adesso godiamoci questo. Poi si vedrà.
MB Un lungometraggio sarebbe bellissimo, non sono un esperto di danza, però mi piace molto la danza contemporanea perché possiede una forza espressiva pazzesca. Nel lavoro di Roberto c’è una forza di partenza, di base, che è incredibile ed è un piacere lavorare in animazione sui movimenti… Mi piace molto lavorare in simbiosi con altri artisti, è un bello scambio tra forme di arte diversa. Abbiamo parlato molto, cambiato, rifatto per far emergere questo immaginario naturale, la terra, la natura, il risveglio dell’uomo. È l’immagine che si porta dietro delle altre cose, delle emozioni, è stata una bella sfida.

 

Qui il teaser di La naturale bellezza del creato