Con l’occasione del ritorno sul grande schermo del film di Francesco Rosi, pubblichiamo una storica intervista a Raffaele La Capria, autore con il regista del soggetto e co-sceneggiatore con Rosi, Forcella e Provenzale
Un giorno mi è venuta un’idea che ho detto a Rosi e che gli è piaciuta: “perché non fare la storia di un palazzo che crolla? Le ragioni del crollo, i fatti che l’hanno preceduto…” Un palazzo crolla per un difetto di costruzione o perché lo faccio cadere per far posto ad altre costruzioni o per qualche altra ragione. Ci sono dei morti, comincia un’inchiesta e si mette in moto un processo. Un film sulla speculazione immobiliare, che già in quegli anni cominciava a svilupparsi in modo particolare. Noi sentivamo il problema, perché Napoli è stata una delle città più devastate da una speculazione immobiliare oscena. Per di più c’era il sindaco, Lauro, che proteggeva gli speculatori ed era indubbiamente coinvolto nella speculazione. L’idea era di partire da una semplificazione estrema per dimostrare che in questa speculazione in definitiva era compromesso tutto il paese, e in definitiva anche il governo. Così io e Franco cominciammo a lavorare su quest’idea e a scrivere un soggetto che doveva diventare quello di Le mani sulla città. (…) Per Salvatore Giuliano Franco si era servito di un metodo di inchiesta di carattere induttivo; con Le mani sulla città invece, d’accordo con Franco, siamo partiti da un punto di vista opposto, da un’idea brechtiana: semplifichiamo al massimo, diamo i fatti nella loro essenzialità elementare, partiamo da un’ipotesi semplice. Un palazzo crolla: vediamo qual è il meccanismo di questo fatto di cronaca, avendo presente un elemento che tutti possono capire, e cioè che il valore di un metro quadro di terreno alla periferia di una città aumenta da uno a mille se si riesce a farci arrivare i servizi – fogne, luci, trasporti. Ma come arrivano i servizi lì piuttosto che altrove? Ci deve essere una ragione, vediamo qual è. Il metodo è dunque di natura detuttiva. All’inizio c’è un caso. Chi lo produce? Perché certi piuttosto che altri? Di qui un ragionamento logico, come quello di Brecht nell’Eccezione e la regola.
(Raffaele La Capria intervistato da Jean Antoine Gili per Francesco Rosi Cinéma et pouvoir, Cerf, 1977)