ShorTS23 – Il giovanile e ciclico disordine sentimentale in A criança di Marguerite de Hillerin e Félix Dutilloy-Liégeois

Se siamo, come siamo, nel Portogallo della metà del 1500, il pensiero non può che correre al cinema di Manoel de Oliveira. La produzione di Paulo Branco, inevitabilmente, avvalora l’ipotesi confermando l’idea che, al fondo, il film costituisca un originale derivato di quel cinema la cui impronta è ancora così forte da generare eredi rispettosi di una tradizione che ha fatto scuola, ma anche capaci di rigenerarne i caratteri. Marguerite de Hillerin e Félix Dutilloy-Liégeois, all’esordio nel lungometraggio, con questo film – che completa il cartellone dello Shorts International Film Festival di Trieste nella sezione Nuove impronte, dedicata ai lungometraggi, e già comparso al Festival di Rotterdam – sembra vogliano ricordare l’impianto stilistico del maestro lusitano, ma lavorando su una propria matrice cinematografica che, pur traendo insegnamento da quella stagione, sappia discostarsene attraverso un percorso personale che risulta vincente. Bela è un giovane che è stato adottato da una famiglia benestante franco-portoghese. La sua vita è agiata e sentimentalmente si muove tra le grazie di Rosa e di Branca. Ma la decadenza del Paese, arrivato al picco della sua espansione e percorso dai primi segnali di una pervasiva Santa Inquisizione, sembra riflettersi sulla vita e sugli intrighi di questa famiglia destinata a tristi e infausti eventi. A criança è un libero adattamento del racconto di Heinrich von Kleist Il trovatello, del quale conserva lo spirito e in parte la trama pur in quel libero adattamento funzionale alle pretese dei due registi.

 

 

La chiave di volta sembra proprio essere costituita dal racconto che, complice una messa in scena dimessa (non sappiamo se per scelta o per ragioni economiche, nella solita accezione della virtù che nasce dall’adattamento alle condizioni) sembra volere costituire un contraltare al Portogallo ricco e potente dell’epoca. Al contempo assorbe dal racconto di Von Kleist quei sentimenti di pessimismo e dell’ineluttabile destino che si consuma dietro la facciata di una famiglia ricca e agiata che vive la sua vita in stretta comunanza con lo spirito religioso cristiano e con i suoi predicatori più colti e rispettosi di una fede anche intransigente come i monaci domenicani. Il fine ultimo del film è il racconto dei sentimenti del giovane e sprovveduto Bela il cui nome anagrammato risulta essere Abel come egli stesso scopre in una sequenza chiave. Il suo disordine sentimentale, che al contempo rivela la curiosità e l’irresponsabilità per il suo svelamento, diventa elemento forte di un racconto che sotto questo profilo si rivela moderno, contemporaneo e a suo modo eterno in quella ricorrenza ciclica in virtù della quale ogni giovane, di qualsiasi tempo, ha provato per il mondo gli stessi desideri e una forte attrazione per ogni azione che possa costituire un suo appagamento.

 

 

Un racconto che, dunque, svela il mondo giovanile nel giocoso intrigo amoroso, ma che si consuma in un mondo che si manifesta nel suo lento disfarsi, nel suo progredire verso una direzione nella quale sembra del tutto improbabile ogni salvezza. Intrighi d’amore, passioni quasi incestuose come quella della madre adottiva verso il giovane Bela, passioni all’epoca proibite come quelle di Jacques amico dei genitori adottivi di Bela verso Pierre il padre putativo e una incertezza sul futuro del Paese in attesa che la regina dia alla luce l’erede al trono del Portogallo, sembrano tutte vicende che addensano oscuri presagi sulla vita di Bela, i cui sentimenti si svelano e le cui paure crescono al manifestarsi di questi eventi privati e sotto il peso di una più generale condizione di incertezza e timore dettata dalla Santa Inquisizione. A criança si fa quindi cinema etereo, che sa mostrare una sua fragilità di fondo, ma anche un carattere non comune che nasce da una forte struttura originaria, quell’idea, in altre parole, che sa trasferire nel racconto cinematografico la concezione immaginata nel momento creativo delle relazioni tra i personaggi e tra i singoli personaggi e il mondo circostante. Sembra, in altre parole che la conoscenza e lo studio abbiano favorito la scrittura del film attribuendogli forti caratteri, sebbene, nel suo essere totalmente controcorrente soprattutto guardando alla giovane età dei suoi due registi, riveli o forse possa rischiare di rivelare, tutta la sua fragilità che potrebbe nascere dal concepire l’interpretazione del film come un puro esercizio di stile, fuori tempo e fuori moda o peggio come un esercizio di maniera che sottolinei l’originalità un po’ secchiona dei due registi. Nessuna delle ipotesi va riconosciuta come vera, rivelandosi, invece, A criança come un racconto di formazione, una riflessione originale sui segni della decadenza di un’epoca intera, accompagnato da una messa in scena che fa della sottrazione il suo dato principale e del rispetto della tradizione una scelta precisa pur nella determinazione autoriale nella quale si sottrae – ancora una volta – al senso della narrazione ogni metafisica dell’esistenza per uno sguardo più legato al tempo e alla ineluttabile finitezza umana.