Fabrizio Falco – Partitura P. Uno studio su Pirandello

falco_partiturap_1Fabrizio Falco si confronta con Luigi Pirandello, mettendo al centro le sue parole e riproponendo tre novelle in un crescendo che conquista. E non poteva essere altrimenti visto che lo spettacolo da lui diretto e interpretato – in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 30 ottobre – si intitola Partitura P. Uno studio di Pirandello ed è composto da tre movimenti, presentati senza soluzione di continuità, e incentrati su La morte addosso (tratta da L’uomo dal fiore in bocca, 1922), Una giornata (1935) e Il treno ha fischiato (1914). Su un palco spoglio, tutta l’attenzione si concentra sulla parola, sul gesto e sulla musica – realizzata dal vivo da Angelo Vitaliano, che ogni sera improvvisa interagendo con le storie e costruendo un tappeto sonoro estremamente accurato, a tratti kubrickiano. Le luci, funzionali e suggestive, sono di Daniele Ciprì. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Falco (che avevamo già incontrato bit.ly/2ewoMmY)

 

Partiamo dal titolo e dalla partitura musicale che realizzi. Da dove nasce l’idea?

I tre testi in questione hanno respiri di scrittura molto diversi tra loro, allora ho pensato che poteva funzionare una drammaturgia musicale partendo dal testo, ovvero di lavorare in relazione con la musica. All’inizio era solo un’idea, poi si è evoluta e piano piano, durante le prove, siamo arrivati a un’idea conclusiva che, in realtà, non è mai tale perché Angelo Vitaliano improvvisa tutte le sere e, quindi, ogni volta tutto va calibrato. Stiamo sempre attenti che non sia mai una musica di accompagnamento, ma sia sempre in relazione con i personaggi che passano. L’intento era quello di fuggire dal rischio del monologo concluso e già pronto che viene rispacchettato tutte le sere. Questo ascolto mi impone delle differenze a ogni replica, fa sì che non rincorra una forma prestabilita, perché devo seguire con attenzione quello che succede in scena.

 

Come hai scelto le novelle?

Ho fatto un lavoro di ricerca sulle novelle realizzando un audiolibro (Pensaci, Giacomino! e altre novelle, ndr.), da qui ne ho selezionate 12 che mi sono servite per studiare la materia delle novelle e, poi, ne ho scelte tre per lo spettacolo. Facendolo così come lo faccio, senza stacchi, pensavo si venisse a creare un unico discorso e mi piaceva l’idea che tra una novella e l’altra si seguisse un ragionamento che per me è questo: l’uomo della prima novella prende coscienza della propria morte; poi c’è un futuro – se si può vedere così – in cui il personaggio, che è alla fine dei suoi giorni, riattraversa tutta la propria esistenza come in un sogno, dalla nascita alla morte; infine, uno stacco è rappresentato dalla terza novella in cui tutte le sofferenze della nostra vita possono essere sublimate attraverso l’immaginazione. In realtà, il mio spettacolo è un inno all’immaginazione.

falco_partitura_2

 

Pirandello era una tappa obbligata per te che sei siciliano?

Devo dire che non è un autore per cui ho avuto un amore a prima vista, anzi non lo frequentavo con passione fino a che un giorno, con Ronconi, abbiamo iniziato a lavorare e abbiamo fatto uno studio di tre anni sui Sei personaggi in cerca d’autore. Il modo in cui lui lo affrontava, lo sguardo che metteva dentro, mi hanno fatto capire che aveva delle potenzialità, sia nel linguaggio sia nei temi che potevano essere estremamente contemporanei e viscerali. Il mio è un esperimento, ma penso che siamo molto condizionati dal modo in cui Pirandello viene rappresentato.

 

Da questo punto di vista mettere in scena le novelle e non un testo teatrale è una scelta in controtendenza.

Sapevo fin dall’inizio che non volevo affrontare un testo teatrale di Pirandello perché – a mio avviso, modestissimo – fuori dalle opere teatrali più importanti i testi teatrali sono inferiori alle novelle. Le novelle sono veramente la parte più bella di Pirandello, quella dove lui riesce a realizzare anche un vero e proprio laboratorio del linguaggio, ci mette tanto di viscerale. Mentre nel teatro, per una serie di motivazioni legate all’epoca, al contesto del teatro di allora, doveva edulcorare delle parti, quindi è bello vedere – dal momento che molti testi teatrali, quasi tutti, sono tratti da novelle – il passaggio dall’una all’altro. Lì ti accorgi di quanto le novelle vincono, perché lì c’è un contatto con lo spettatore più diretto. Per questo mi pareva interessante lavorare su testi meno noti (a parte L’uomo dal fiore in bocca), proprio per affrontare Pirandello da un altro punto di vista.

 

Milano           Teatro Franco Parenti          fino al 30 ottobre

www.teatrofrancoparenti.it