I Dene sono una popolazione che da sempre abita i Territori del Nord Ovest, in Canada. Per secoli hanno vissuto a contatto con la natura, seguendo i ritmi e le regole di un territorio freddissimo e inospitale. Una terra difficile, ma anche ricca di risorse, e questo di questo il governo canadese se n’è accorto. Inizia così una colonizzazione lenta, non violenta come quella americana ma sistematica nell’appropriarsi del mondo fisico, ma anche di quello culturale, di una popolazione il cui stile di vita cambia irrimediabilmente fino a rasentare la cancellazione. E qui sorge il dilemma: da una parte c’è chi si vorrebbe opporre alla devastazione che l’industria mineraria ed estrattiva si porta con sé, dall’altra c’è chi se ne fa una ragione e, nonostante il danno ambientale e sociale, sceglie di non rinunciare al progresso che porta guadagni immediati nel presente una speranza nel futuro per le nuove generazioni. Joe Sacco è un maestro del graphic journalism, una declinazione del fumetto per cui ha prodotto classici del calibro di Palestina, Gorazde area protetta e La Grande Guerra. Con il suo Tributo alla terra (Rizzoli Lizard, pag.272, euro 25), Sacco esplora uno degli angoli bui della storia, un’apocalisse lenta che vede una civiltà scomparire nel corso degli anni, senza fretta ma con un cambiamento inesorabile che non lascia spazio a possibili direzioni alternative per il corso della Storia. Gradualmente, le tende e le slitte trainate da cani del popolo nomade dei Dene lasciano spazio a camion giganteschi, ruspe e impianti per il fracking, un metodo di estrazione delle risorse dannoso per l’ambiente.
Il paesaggio è il primo e più imparziale testimone dello scorrere degli eventi, cieco nel suo riprendersi gli spazi appena può non meno del progresso, con le sue nevi perenni che rendono le winter roads, le strade che attraversano i Territori del Nord Ovest, estremamente difficili e pericolose da percorrere, nonostante la costante manutenzione da parte dell’uomo. Il cambiamento degli uomini, invece, è molto più rapido e radicale, come testimoniano le piaghe sociali come l’alcolismo e la violenza domestica che affliggono la società contemporanea dei nativi, disgregata dalla colonizzazione ma da essa dipendente. Joe Sacco racconta con delicatezza ed empatia pur senza perdere la giusta distanza dai fatti e dalle considerazioni personali che bisogna prendere facendo quello che, seppur in forma di fumetto, non cessa di essere giornalismo. Tributo alla terra è un’opera che si risparmia melodrammi o denuncia sociale un tanto al chilo, preferendo una cronaca dettagliata della vita dei Dene, che scende spesso nel dettaglio della vita quotidiana, anche nei suoi aspetti all’apparenza banali, per dare un quadro che aspira a qualcosa di più vicino possibile a un’oggettività forse impossibile da raggiungere completamente, ma sempre e comunque una direzione sana verso cui tendere. Il tratto di Joe Sacco è dettagliato, forse non al cento per cento realistico ma certamente preciso nella resa degli ambienti e dei volti, con l’obiettivo di ricreare a livello visivo, perché in fondo il fumetto è anche questo, un mondo intero nelle sue coordinate spaziali e temporali, una dimensione che non è solo culturale ma che, al contrario, deve tanto del proprio essere a un ambiente con cui si rapporta strettamente, un ambiente che viene rappresentato cancellando le velleità espressionistiche in favore di una resa quasi fotografica, adatta al dovere di cronaca di cui l’autore si fa carico. Tributo alla terra è un volume prezioso, una testimonianza e una riflessione sull’impatto che un sistema produttivo ha su una sfera ben più complessa e stratificata di quella economica.