Il passato dimenticato di Una boccata d’aria di Alessio Lauria

Nell’ultima inquadratura del film Salvatore (interpretato da Aldo Baglio) dorme, disteso su di una panchina, mentre tutti fanno festa intorno a lui. Riposo (meritato) conquistato al termine di un viaggio pieno di incognite e spostamenti, capogiri e ripensamenti, iniziato in solitaria a Milano e concluso con tutta la famiglia riunita e allargata in Sicilia. Ma ancora prima di rappresentare una banale stanchezza fisica, l’immagine è capace di esprimere un certo malessere interiore che senza troppi giri di parole fa il paio con il senso del titolo del secondo lungometraggio di Alessio Lauria: da quando è scappato al Nord per sfuggire alle grinfie del padre e poter inseguire i propri sogni nel cassetto, a Salvatore è mancata l’aria. Quando viene a sapere della morte di suo padre, con cui non ha rapporti da tanti anni, Salvatore torna in Sicilia pronto a fare i conti con il fratello Lillo e convincerlo a vendere il casale di famiglia per salvare la sua pizzeria sull’orlo del fallimento. Ma non tutto fila liscio come lui vorrebbe perché tra l’eredità contesa, l’ombra di un passato che torna a bussare e il peso dell’orgoglio difficile da ammaestrare, il piano siciliano non sembra portare i suoi frutti e la realtà si palesa in modo molto più complesso.

 

 

Nato da un soggetto dello stesso Aldo Baglio scritto con Valerio Bariletti e Morgan Bertacca, già autori di cinema e teatro per Aldo, Giovanni e Giacomo, e prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia, il film diretto da Lauria offre il ritratto di un milanese d’oggi, pizzaiolo con figlio aspirante musicista e figlia universitaria all’estero, che indebitato fino al collo e incapace di mettere da parte il proprio orgoglio, suo malgrado, si dimentica cosa significano le relazioni familiari ritrovandosi così costretto a ricucire lo strappo con il passato e con il fratello dimenticato, anzi abbandonato. Il film orchestra la prima parte spingendo l’acceleratore sui ritmi frenetici e le insofferenze tipiche di un personaggio da commedia all’italiana inadeguato e autoreferenziale, vittima del fatturato e delle apparenze, e la seconda parte spostando lo sguardo sulla calma e i silenzi che avvolgono la Sicilia, strizzando l’occhio in più di un’occasione verso un ritorno alle origini, bucolico e malinconico. Nonostante i tentativi di tenere a freno i tormentoni delle maschere proprie di Aldo non siano invadenti, ma nemmeno particolarmente riusciti, e nonostante il ritmo del film non rispecchi esattamente questa logica degli opposti o differenza di temperature tra Nord e Sud, le diverse umanità messe in scena sono curiose, a tratti simpatiche anche se poco esplorate e alla fine spingono il film verso la sua vocazione più favolistica e moraleggiante.

 

 

La stessa figura di Salvo presenta punte di originalità ma risulta non del tutto compiuta. In bilico tra un repertorio cinematografico ampiamente consumato negli ultimi anni che vede il ritorno al Sud come specchio di una condizione esistenziale irrisolta e non del tutto appagante e la curiosa scoperta di una nuova fase della propria carriera professionale da “solista” (anche se Scappo a casa aveva più momenti divertenti), raramente il personaggio interpretato da Aldo Baglio riesce a dialogare con il film e le sue sottotrame, girando intorno a se stesso. Limite che si trasforma in opportunità quando Una boccata d’aria non cede il passo alla volgarità, e mostra il suo autentico interesse a svelare la poesia di un passato dimenticato ma prezioso che necessita di essere salvato e recuperato a costo di rinunciare a una sana dose di cattiveria. Una delle poche note liete di un titolo che in troppe occasioni fatica a trovare un equilibrio tra gli elementi messi in campo, le questioni serie affrontate e le soluzioni adottate. Si ride poco e si rischia di fare la fine di Aldo. Dormire.