L’Archivio Germinal di Carrara pubblica il secondo volume del fumetto La rivoluzione russa in Ucraina di J.P. Ducret dedicata all’anarchico ucraino Nestor Makhno. Un’opera magnifica dedicata a uno dei più grandi rivoluzionari dimenticati, rimossi e cancellati da certa memoria storica. Tavole che rompono gabbie, griglie e schemi costituiti. Bianco e nero abbagliante ed evocativo per ricostruire a frammenti (studiati, interiorizzati, poi disegnati e inchiostrati) episodi della vita, della Storia e delle Storie pubbliche e private del grande rivoluzionario ucraino Nestor Makhno, del suo movimento makhnovista e dell’armata partigiana makhnovicina atta a difendere le amate terre natìe di Gulaj Pole, appena ridistribuite ai contadini locali dopo la rivoluzione (la makhnovicina fu sconfitta solo dall’Armata rossa). Per dare la dimensione e la potenza rivoluzionaria del personaggio, per quanto i volumi di Storia spesso ne abbiano tralasciato, dimenticato o sporcato le imprese, basti ricordare che fin dal 1917 il nome di Makhno divenne anche “aggettivo” anarchico. L’artista J.P. Ducret realizza il secondo volume della personale saga dedicata al leader ucraino pubblicata dalla Biblioteca Archivio Germinal di Carrara: La rivoluzione russa in Ucraina. Non lo troverete facilmente nelle fumetterie, ma è assolutamente imperdibile e acquistabile tramite il sito: ww.makhno.org
Oltre al protagonista, animano il graphic novel i personaggi che sono stati vicini a Makhno, compagni (Viktor Belach, Martchenko), ma anche oppositori e nemici (l’ex “compagno” Lenin su tutti). Pare di sentire oltre alle immagini (spesso imbastite a partire da foto e ritratti storici) anche i suoni della storia, il nitrito dei cavalli, il galoppo degli zoccoli attutito dalla neve, un grido di Lenin («mancato!»), che emerge come fantasma dal nero della fredda notte ucraina, regista occulto in retrovia e distante dalla battaglia. Forse nessun linguaggio per immagini è più adatto per mettere a fuoco la storia di Nestor Makhno, se non un graphic novel come quello dell’artista francese J.P. Ducret: “sovversivo”, spiazzante e destabilizzante, capace di spezzare logiche narrative precostituite e conosciute. Una tavola può riassumere un anno, anche due, mentre un giorno – il 7 dicembre 1920 – può durarne quasi una trentina e nella stessa tavola possono convivere Alexander Berkman, Emma Goldman e l’icona americana dello Zio Sam. Il suo graphic novel esce dai percorsi più battuti e schematici e riesce a riflettere sulla verità della Storia, così come sulla vita privata di un personaggio ribelle e non conciliato. Restituisce la complessità e le durate “variabili” dei giorni e delle notti di un personaggio che ha segnato l’epoca rivoluzionaria, per poi essere cancellato, quando non infangato, da alcuni libri di Storia. Ducret ha uno stile personale e potente. A tratti rimanda consapevolmente al bianco e nero e alla rottura degli schemi visivi “fumettosi” del grande Sergio Toppi e all’epica di Jean Giraud – prima che diventasse il “lisergico” Moebius – e al western Blueberry (i cavalli e il senso di “movimento” vengono da lì). Cita efficacemente il cinema di Ejzenstejn (La corazzata Potemkin): il volto della madre sofferente, il dolore simulato cinematograficamente si fa spettro di realtà, mentre il Potere incarnato da Lenin chiede informazioni sul «contadino» Makhno ai piedi della scalinata di Odessa.
Tra le tavole più efficaci di questo volume 2: proprio quelle con Lenin. Ducret raffigura allora Makhno come “scimmia sulla spalla” e ossessione del leader bolscevico che non ammette alternative alle proprie idee. La forza rivoluzionaria si è già fatta regime, l’anarchismo libertario non è ammissibile. Il Potere non può che farne il proprio bersaglio, tentando innanzitutto di caricaturizzarlo come in ogni forma di propaganda, il nemico va reso minuscolo anche se è un gigante. Secondo una tecnica cara a Lenin – in seguito a Stalin e ai regimi di ogni orientamento politico ed epoca – l’iconografia del potere doveva sbeffeggiare, ridicolizzare, infangare l’avversario, così come gli ex amici o ex compagni, oppure cancellarlo e rimuoverlo (attraverso fotoritocchi, montaggi, tagli, scontornature, grumi d’inchiostro). Makhno fu letteralmente dipinto – o disegnato – dal volantinaggio della propaganda sovietica come un bandito grottesco, il coltello in pugno, il volto da invasato patibolare accartocciato in una smorfia, la cartuccera addosso (tavola n. 59). Fu tacciato perfino di antisemitismo (lui che era circondato da compagni ebrei). A tale proposito si recuperi Souvenirs de Nestor Makhno (cfr. http://www.ditext.com/mett/makhno.pdf), in cui la compagna ebrea russa Ida Mett – a sua volta perseguitata dai bolscevichi – osservò: «Makhno antisemita? Non lo penso affatto. Credeva che gli ebrei fossero un popolo capace ed intelligente, forse ne era anche un po’ invidioso, ma non vi era alcuna animosità nei rapporti con gli ebrei che conosceva. […] Quando lo si accusava di antisemitismo, si offendeva terribilmente e provava sconforto…».
Makhno fra l’altro è storicamente una delle illuminanti dimostrazioni concrete e tangibili, seppure di breve durata, di quanto l’utopia anarchica possa tradursi in realtà. Come ricorda Riccardo Villari nella prefazione al fumetto: i makhnovisti, oltre a ridistribuire le terre ai contadini, sequestrarono liquidità alle banche, stanziarono quindici milioni di rubli a sostegno dei senza lavoro e immisero in circolazione 5 miliardi di rubli, ridando vita e ricchezza alle piccole industrie locali e alle attività artigiane in crisi. Il prezioso graphic novel realizzato da J.P. Ducret e dall’Archivio Germinal – peraltro senza guadagni: il profitto del volume 1 è servito totalmente a finanziare il volume 2 – ha la potenza dell’arte a fumetti impastata alla vita di un eroe reale, che ha tradotto in azione quotidiana le idee politiche in cui credeva. Corpi, volti, iconografie e caratteri tipografici della Storia rivivono in forma di icone e tracce visive (per quanto riviste, reinventate, reimmaginate dall’autore). Ducret non scade mai in chanson de geste o beatificazione del protagonista (il respiro corale, comunitario e di fratellanza è lampante), ma al contempo pare dirci: «Makhno vive ancora!». O, per dirla con San Paolo (Corinzi, 15, 26): «L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte».Il suo fumetto riesce infatti magicamente a fare rivivere Makhno, il suo pensiero, la potenza delle idee libertarie. È grande testo per immagini e parole così come volume dal valore divulgativo (perfino con tracce di pop) sull’importanza dell’autodeterminazione a dispetto di ogni potere e regime.
Il fumetto La rivoluzione russa in Ucraina – La storia di Nestor Makhno illustrata da J.P. Ducret vol. 2, ed. Biblioteca Archivio Germinal, euro 20,00. Al momento è ancora disponibile qualche copia del primo volume. Entrambi gli albi sono acquistabili anche in formato e-book.
www.makhno.org