In un futuro lontano i robot camminano fra gli uomini, spesso indistinguibili dalle persone di carne e sangue ma comunque parte della società con regole che impediscono loro di danneggiare uomini e donne. Gli androidi più potenti e avanzati, spesso legati alla trentanovesima guerra dell’Asia Centrale, stanno cadendo come mosche distrutti da un potentissimo androide che si manifesta come un tornado e che lascia sul luogo dei propri delitti la rappresentazione simbolica di un misterioso paio di corna. A indagare sulla scia di morti sospette c’è l’ispettore Gesicht, robot detective di fattura tedesca il cui corpo rivestito dell’avanzatissima sostanza chiamata Zeronium, sembra impossibile da distruggere o quasi. Nel corso della sua indagine, Gesicht incrocerà le strade di diversi robot, tra cui il celebre Atom, androide giapponese dall’avanzatissima intelligenza artificiale, imparando a conoscerne la psiche che li rende tanto simili agli esseri umani al punto che non sempre distinguerli è facile. Naoki Urasawa è uno dei mangaka più capaci, più completi e più solidi sulla scena contemporanea. Autore a tutto tondo, estremamente versato nel disegno, il creatore di classici come 20th Century Boys e Monster, è dotato di un’abilità nella scrittura fuori dal comune che gli permette di costruire opere ricche e complesse, popolate da personaggi magistralmente caratterizzati e da meccanismi di grande profondità. Pluto, l’anime trasmesso da Netflix tratto dall’omonimo manga di Urasawa, è il retelling di un episodio della serie Astro Boy, creatura del maestro Osamu Tezuka, dal titolo Il più grande robot del mondo.
Urasawa prende il testimone dal dio dei manga e ne rimette in scena l’opera facendone esplodere tutto il potenziale sotto forma di thriller fantascientifico ad ampio respiro che vede uno dei protagonisti minori, Gesicht, rivestire il ruolo del protagonista che, mano a mano che la scia di robot distrutti si allunga, dipana un mistero internazionale che vede coinvolti alcuni degli attori principali di una guerra dolorosa per i robot, che ne ha visti morire a migliaia, mentre in parallelo esplora concetti come vita, morte, dovere, odio, amore e in definitiva tutte quelli che sono gli aspetti essenziali di una personalità che si possa definire umana inserendosi nel solco dei grandi classici da Asimov in poi. Come ogni opera concepita da Urasawa, Pluto si compone di una moltitudine di elementi assemblati in un meccanismo complesso che gira alla perfezione senza mai perdere un colpo rivelando i numerosi strati attraverso cui leggere con un ritmo che aggancia il lettore e lo porta fino alla fine con la voglia di fare binge watching per vedere come tutto si risolve. Nel progressivo ampliarsi della trama, che corre in parallelo all’approfondimento della caratterizzazione dei protagonisti, la detective story va, pur senza sparire, in secondo piano in favore di un racconto filosofico che s’interroga sulla natura e sulle conseguenze del sapere umano fino a chiedersi quale sia il significato della parola umanità. Pluto è un’opera potente e generosa, di quelle che danno tanto, perché se un autore si qualifica anzitutto per il proprio lavoro, è con fumetti come questo che Naoki Urasawa si attesta come uno dei maestri più grandi della sua generazione.