Il Lew Archer di Ross MacDonald di nuovo in libreria grazie a Fanucci Editore

Parte a fine marzo la Piccola Biblioteca del Crimine targata Fanucci Editore. Come ha spiegato Sergio Fanucci: «Hard boiled, noir, mystery, detective story, spy-story, whodunit o locked room, gialli polizieschi che hanno fatto la storia di una narrativa sempre al limite, oggi vengono presentati in un unico contenitore, con nuove traduzioni, copertine ad hoc e introduzioni degne di nota. Un genere, il crime, utilizzato da sempre per denunciare il male della società, efficace nel descrivere le conseguenze di un mondo corrotto e della nostra anima nera.
La collana  alternerà i grandi maestri americani, inglesi e francesi (e qualche sorpresa), con gemme dimenticate o addirittura ancora miracolosamente inedite». Fra gli autori proposti ci sono maestri come David Dodge (Caccia al ladro), Mickey Spillane e il suo Hammer, Ross MacDonald con Lew Archer, James Hadley Chase (del quale è in arrivo, ritradotto, un capolavoro come Niente orchidee per Miss Blandish).  Entusiasmante l’idea di proporre la serie di Archer, oltre ai 18 romanzi  si spera di poter leggere anche i racconti. Ross MacDonald è un californiano puro, a differenza di Hammett e Chandler, suoi diretti antecedenti logici e anagrafici, che erano californiani solo d’elezione. Da loro ha ereditato lo stile, la grandiosa forza narrativa, il talento per la frase nuda, per il dialogo scarnificato. Non manca un’acuta psicopatologia della civiltà urbana, ma si percepisce nelle sue storie piene di ingrovigliati legami familiari, di coppie scoppiate, di figli in cerca di padre, la lezione dei grandi romanzieri dell’Ottocento. Nato e cresciuto in California, MacDonald (che in realtà si chiamava Kenneth Millar ed  era marito della scrittrice canadese Margaret Millar, Inganno per quattro, Jessie è scomparsa) ha maturato l’idea globale del Golden State. Non si può non tenere conto del fatto che ha visto il flusso continuo della mobilità nazionale cambiare per sempre la California. Il rapporto con questo stato è naturalmente di odio-amore, ma il rimpianto per mari e cieli quasi puliti, non assume mai i toni della rassegnazione malinconica e della rivendicazione ecologica fine a se stessa. Per Ross MacDonald sta nascendo una società nuova sotto la spinta di forze massicce, in parte venute da lontano e in parte emergenti, con le vecchie minoranze messicane e nere in primo piano: «Il mio detective è sempre presente ma sommerso nel romanzo: è un mezzo per raggiungere un fine. Tendo a servirmi della formula poliziesca per scrivere dei romanzi sulla vita americana. Archer agisce prevalentemente in California perché è lo stato in cui sono nato e mi interessa più degli altri perché possiede quel tipo di società libera e aperta in cui un uomo come Archer, non inquadrato in una determinata classe sociale, può dare il meglio». (In apertura una immagine tratta da Detective Story ).

 

Detective Harper: acqua alla gola (1975)

 

Il personaggio è finito al cinema grazie a Paul Newman (sullo schermo Harper perché Newman era covinto che i nomi che iniziano con H gli portavano fortuna). Detective Story (da Bersaglio mobile) di Jack Smight, 1966, è sostenuto da una splendida sceneggiatura di William Goldman, piena di citazioni e omaggi ai classici, ha una sensibilità tutta da anni Sessanta, tra durezza e sentimento, cinismo e passione disillusa. Invece Detective Harper: acqua alla gola (1975) di Stuart Rosenberg (tratto dal romanzo Il vortice) dà l’impressione di essere incapace di attualizzare il genere, però è attraversato da una battuta, dell’ereditiera a Lew,  programmatica come poche:”Harper tu non sei affatto un duro!” Come dire che gli occhi chiari di Newman e la sua integrità non possono reggere il confronto di fronte a quelli spietati di Dirty Harry (il film di Siegel è del 1971).  Archer sta a contatto con lo schifo, conosce la corruzione e il male della città, ma la sua funzione è comunque quella di scoprire i colpevoli anche se le leggi del mondo ne impediscono spesso la punizione. Di qui l’aura romantica di un personaggio ben presente al suo tempo benché impotente a cambiarlo.

 

Ross MacDonald