Inner City Romance è un classico del fumetto underground americano sceneggiato e disegnato da Guy Colwell. Premettiamo che l’autore narra con piena cognizione di causa. Racconta ciò che sa, perché lo ha vissuto in prima persona. S’è fatto la galera, per diversi anni. S’è guadagnato da vivere come artista, come fumettista e come grafico negli anni ’70 e ha avuto modo di conoscere persone del tutto simili ai suoi personaggi. Spacciatori, prostitute, attivisti politici e semplici sballatoni che vivono la vita un acido o una pera alla volta, perennemente strafatti. Colwell conosce la scena e la racconta in tutta la sua varietà pur senza mai perdere di profondità nel tratteggiare le singole situazioni. Ciò che colpisce di Inner City Romance è la più totale mancanza di compiacimento, in particolar modo quando narra lo sballo e le vicende tossiche a esso connesse. Qui siamo lontani anni luce dalla psichedelia totalmente assurda e scanzonata di Crumb e di tutta la cricca di Zap Comix. Guy Colwell non sembra avere troppa voglia di scherzare, anzi, a tratti prende proprio le distanze dall’uso delle sostanze come orizzonte unico della vita delle persone. Certo, non fa del facile moralismo ma comunque si rende conto che la vita, in strada, è fatta di sopravvivenza, problematiche e drammi quotidiani che vanno oltre la necessità di farsi in continuazione.
I fumetti di Colwell raccontano delle difficoltà quotidiane, di una lotta contro il sistema che tutto è fuorché un’avventura romantica. La realtà è narrata da Guy Colwell in maniera freddamente violenta e sessualmente esplicita, un mondo in cui il corpo è merce di scambio e la repressione è presente quotidianamente e si fa sentire, si può combattere ma il costo è altissimo e non sempre se ne esce vivi, perché in America la polizia spara, specie se sei nero e fai politica.. Nel frattempo bisogna campare in qualche modo. Bisogna inventarsi un lavoro, legale o meno ma sempre con la dignità di chi deve mettere insieme il pranzo con la cena. La vita nei ghetti è anche questo. Quotidianità dura, spietata e per niente idealizzata. Lo sguardo di Colwell si concretizza in un segno grafico che, come spesso succede negli autori completi, lavora in grande sinergia con i testi. L’estetica di Inner City Romance è palesemente figlia del suo tempo pur optando per un approccio che tende al realismo, Colwell lo chiama proprio “realismo sociale”, quasi sempre lontano dagli sperimentalismi sfrenati e cartooneschi di stampo trumpiano e finalizzato alla rappresentazione di vicende più concrete, di problemi reali e quotidiani che costituiscono il vero focus dell’autore. Un tratto molto anni ’70 nello stile, che ricorda altri fumetti dell’epoca, ma molto ancorato alle finalità del proprio autore. Il volume, pubblicato da Bizzarro Books (pag.208, euro 18), è corredato dai commenti dell’autore che contestualizza ogni singola uscita del fumetto, e dai suoi quadri che per lo più riprendono le tematiche e lo stile di Inner City Romance, con lo stesso modo disincantato e mai compiaciuto di raccontare gli anni ’70 demistificandone molte rappresentazioni romanzate e restituendone una visione lucida e profondamente autentica.