Un universo dentro l’altro: Daredevil, capostipite delle nuove serie targate Marvel

Un incidente con un camion che trasporta scorie radioattive lascia il giovane Matt Murdock privo della vista. Il ragazzo compensa sviluppando tutti gli altri sensi a livelli sovrumani, un radar naturale non dissimile dal sonar dei pipistrelli e un’agilità fuori dal comune. Crescendo, Matt diventa un avvocato, apre il suo studio insieme all’amico Foggy Nelson e si scontra con i limiti della giustizia, spesso dalla parte dei potenti. L’avvocato Murdock non ci sta e, per livellare le ineguaglianze di una legge che tradisce il proprio assunto fondamentale, combatte il crimine nei panni del vigilante mascherato Daredevil. Sulla sua strada incontrerà la Mano, una setta di ninja assassini, il boss della mafia Kingpin e alleati del calibro del sanguinario Punisher, dell’infermiera Claire Temple e di Elektra, una guerriera di cui si innamorerà. Un grande successo di Netflix, da poco migrato su Disney+, Daredevil è la serie TV  (ideata da Drew Goddard) che ha posato la prima pietra di un ulteriore livello dell’universo narrativo creato con i film prodotti dai Marvel Studios, popolato da personaggi che vivono nello stesso mondo degli Avengers ma operano su una scala inferiore, combattendo minacce che non hanno la portata cosmica di Ultron o di Thanos ma che spadroneggiano per le strade di New York. Personaggi come il coriaceo Luke Cage, il monaco Iron Fist e l’investigatrice privata Jessica Jones che proprio con Daredevil formeranno i Defenders, un gruppo che, in maniera analoga agli Avengers, affronterà una minaccia troppo grande per un solo eroe. L’idea è quella di un universo narrativo circoscritto parte di un universo più grande, l’MCU, ispirato nelle atmosfere noir e nei toni adulti alla collana Marvel Knights, un marchio con cui Marvel Comics ha riportato in auge diversi personaggi che, negli anni, hanno attraversato momenti di popolarità calante.

 

 

La pensata è intelligente, Marvel Studios capitalizza i propri successi cinematografici utilizzandoli come testa di ponte per presidiare un territorio pressoché inesplorato in tempi recenti, la televisione, aggiungendo al proprio prodotto uno strato di complessità che lo rende più interessante pur restando fruibile in maniera per lo più indipendente (salvo qualche cameo come quello di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in Spiderman: No way home). In quanto ariete di questa nuova carica di serie TV, Daredevil ha avuto la responsabilità del successo dell’intero progetto, un peso che ha portato alla grande risultando, a tutt’oggi, l’opera migliore di tutto il mazzo. L’ispirazione è il Daredevil di Frank Miller, uno dei fumettisti più di tutti ha sempre dialogato, per lo più felicemente, con il linguaggio cinematografico, subendone l’influenza e influenzandolo a propria volta. Il Matt Murdock della serie TV assomiglia parecchio al protagonista di Born Again, storico e insuperato ciclo di storie del Diavolo Rosso in cui Miller gli fa toccare il fondo per poi fargli risalire la china in una delle sequenze più epiche del fumetto mondiale. Il Devil della serie TV è lo stesso uomo, prima spezzato, poi rabbioso e inarrestabile una volta messo spalle al muro. Un combattente che si ritrova per terra, sempre sull’orlo di perdere tutto, ferito profondamente nello spirito e nel corpo ma che semplicemente si rifiuta di mollare. La trasposizione dal fumetto alla serie è certamente riuscita. La scrittura della serie funziona ma a fare la differenza è il lavoro di grande qualità svolto dalla produzione a livello visivo. Daredevil è una bellezza da vedere, dalla resa dell’eroe, perennemente pesto, coperto di lividi e ferite aperte, a sequenze come l’ormai celebre combattimento nel corridoio, un piano sequenza di quattro minuti in cui la regia non si limita a portare a casa la scena ma realizza un segmento curatissimo in cui ogni momento ha il suo senso e il suo peso a livello narrativo, una lotta coreografata nel dettaglio, con parti fuori scena e gli effetti fisici che progressivamente si fanno sentire sul corpo di un Daredevil impegnato in una prova estrema. Decisamente una delle scene di combattimento più spettacolari della storia della TV.

 

 

Un altro punto di forza dell’impronta profondamente visuale della serie è il cast. Charlie Cox nei panni di Daredevil è meno spigoloso di quanto ci si poteva aspettare ma funziona, così come fa Rosario Dawson nei panni di Claire Temple, ma se parliamo di facce che bucano lo schermo abbiamo un Punisher indimenticabile, interpretato da un Jon Bernthal con quella faccia da pugile suonato che sembra nata per il personaggio e, soprattutto, un immenso Vincent D’Onofrio. Per carisma e per presenza fisica il suo Kingpin, senza timore di esagerare, ha poco da invidiare al Tony Stark di Robert Downey Jr. Croce e delizia della serie TV Daredevil è l’aver alzato l’asticella a un livello che nessuna delle altre serie Marvel raggiunge. Narrativamente alcune funzionano quasi allo stesso livello (Jessica Jones), altre decisamente meno (Iron Fist), ma nessuna riesce ad avvicinarsi alla potenza visiva di questa testa d’ariete dello sbarco degli eroi Marvel sul piccolo schermo.