Si può visitare fino a domenica 28 gennaio 2018, presso la Galleria Forma Meravigli, la mostra Kuwait. Un deserto in fiamme di Sebastião Salgado (a cura di Lélia Wanick Salgado). L’esposizione, con il patrocinio del Comune di Milano, è realizzata in collaborazione con Amazonas Images, e promossa da Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, MonzaBrianza, Lodi e Contrasto. Era il 1991 e la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale portata e la gravità di questa situazione. La guerra si era conclusa da solo un mese e nelle fotografie di Salgado ritroviamo il paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi. Era in corso un disastro ambientale e decise di documentarlo seguendo l’operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.
Trentaquattro immagini di grande formato in un allestimento di grande impatto sono esposte per la prima volta a livello internazionale a Forma Meravigli: il bianco e nero tipico del fotografo brasiliano racconta di una luce apocalittica causata dal contrasto dei pozzi in fiamme e dalla coltre scura di petrolio che copriva il deserto, le persone e le cose. Gli occhi increduli e stanchi dei vigili del fuoco, lo sforzo fisico nel cercare di domare le fiamme, il fumo divagante: nei ricordi e nelle impressioni di Salgado, “era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte”. Passati 25 anni da quella tragedia, Sebastião Salgado ha sentito che il suo lavoro non fosse ancora del tutto completo e ha deciso infatti di tornare su queste fotografie, oggi ancora attuali, e di ampliarne la selezione arricchendola di immagini inedite. In mostra a Forma Meravigli c’è il frutto di questa sua nuova sistemazione, un reportage che è un monito per il presente e il futuro, per non dimenticare i drammi del passato.
Non ho mai visto, né prima né dopo quel momento, un disastro innaturale così enorme.
Sebastião Salgado