Chi di noi, appresa la terribile notizia, non ha sperato fosse solo un ennesimo colpo di scena? Una provocazione estrema. AkaB morto non pareva vero. Aveva da poco inaugurato il magnifico progetto Stigma e veniva così da pensare fosse un’assurda e macabra promozione. Speravamo si sarebbe presto rialzato per dirci: «avreste dovuto vedere le vostre facce!». Invece se n’è andato davvero il genio del fumetto underground contemporaneo italiano, ma anche regista (il suo Mattatoio disturbò non poco Venezia 60), voce e sguardo non conciliati, grandissima testa, cuore ancor più grande a dispetto del ben noto spirito cinico, ma soprattutto un amico. La tristezza ora è abissale come quella che pervade tanti suoi capolavori da Come un piccolo olocausto a DEFRAGMENT, da Storia di una madre al magnifico comico metafisico Pop!
Ricordo la gioia quando mi propose un’introduzione proprio per il suo DEFRAGMENT e quando presentammo poi il fumetto in alcuni luoghi più o meno eccentrici di Milano («Oggi io e Luca presentiamo DEFRAGMENT in un condominio…», che poi era un cortile di lusso con giardino nel cuore di Milano). A quegli incontri, come spesso accade alle presentazioni dei fumetti, qualcuno gli pose anche domande un po’ assurde tipo “il senso della vita…” e lui prontamente replicò, citando Douglas Adams: «questo lo so… 42!»…
Invitato a commentare e “disegnare” in diretta una notte degli Oscar a Radio Popolare, seppe rompere la noia dell’evento con battute a raffica, racconti ameni, osservazioni corrosive e con tavole disegnate in diretta alla velocità della luce (Paolo Sorrentino per lui ringraziava tutti, oltre Maradona anche «la pizza, la mamma, la Madonna…», mentre Ellen DeGeneres si chiedeva: «L’ho già detto che sono lesbica?»).
Durante una lezione allo IULM conquistò subito tutti gli studenti, dai più alternativi ai più impostati. Alcuni hanno deciso di dedicarsi al fumetto proprio dopo averlo sentito parlare con la passione infinita che lo animava. Regalò al Milano Film Network maestose e memorabili cinerecensioni a fumetti. La sua arte ci consente di non (dis)perdere il suo spirito. Eppure manca già infinitamente. Gabriele, la tua arte, per dirla con Artaud, era capace di «un rovesciamento completo dei valori, uno sconvolgimento dell’ottica, della prospettiva, della logica… Più eccitante del fosforo, più accattivante dell’amore».
Grazie, AkaB. Spero ci rivedremo nel Cielo in cui non credevi.