As time goes by: ritorno a Casablanca

Lisbonne plutôt que vous… Prigioniero del suo amore e del cinismo di cui si veste, Rick Blaine è un uomo bloccato a Casablanca, prigioniero della sua fuga impossibile, vittima del suo amore, stregato da una donna che obnubila il suo principio di realtà. Fuma sigarette, si tocca il labbro, ha la sua posa disincantata che veste bene tanto nello smoking bianco quanto nell’impermeabile: la sua coolness non è freddezza, è fermezza, stasi, immobilità ed è la traccia più forte del suo carattere. Rick Blaine è Casablanca, il film, la città e il suo tempo… Il suo stesso entrare in scena quasi laterale, a film già avviato, è opposto da Michael Curtiz alla frenesia di tutto il mondo attorno, di quella folla di disperati che popola la città e che converge nel suo bar in cerca di una via di fuga , di un passaggio verso Lisbona e poi l’America. Casablanca è un film di spettri, di anime in pena nel tormento della Storia e nella vanità della vita: febbricitanti di paura e necessità d’altrove, come l’Ugarte di Peter Lorre, che guizza come un piccolo rettile prima di sparire dopo aver consegnato a Rick i lasciapassare attorno ai quali tutto il resto del film si muoverà: salvacondotti per un altrove, mappe per una via di fuga che si oppone al rondò disperato di chi è costretto a stare lì.

 

 

Casablanca, la città, è il luogo e il set, è il film nella sua chiusura mentale che cerca la libertà, il movimento, ma è fatalmente bloccata in se stessa, nel proprio perimetro: il vettore della fuga si incarna in Victor Laszlo e nella sua Ilsa, che arrivano in quella sfera incantata con l’ingenuità di due viaggiatori privilegiati, di due vivi in una città di morti, o di morenti. Appaiono al Rick’s Café è tutto cambia di segno, diventa più vivo, vero, possibile: il dramma non è più prigioniero del luogo così come il luogo non è più prigioniero del dramma. Casablanca – il film, la città – diventa la storia di una via di fuga. Il motivo, del resto, è evidente: Ilsa è la matrice del tempo sospeso di Rick, del suo disincanto, del disimpegno che un lottatore come lui ha ormai adottato. Ilsa porta con sé il tempo, il movimento, è motion ed emotion di un dramma che dal suo apparire riprende corpo e anima, di un set che smette di essere popolato di febbricitanti morti viventi.

 

 

Lo sguardo spaventato di Sam al suo apparire è la prova della frattura che la donna porta con sé. Quello impietrito di Rick la testimonianza di un amore mai sopito. Di lì in poi tutto è un susseguirsi di azioni che articolano il presente in funzione dei ricordi passati e delle prospettive future. Nulla è vero, nulla è falso: l’amore di Rick per Ilsa, quello di Ilsa per Victor, il cedimento di Ilsa al suo amante, la sua fedeltà al marito, il cinismo di Rick, il refrain di Sam: a kiss is just a kiss, a sigh is just a sigh… Il progressivo slittamento delle posizioni, il mutare della realtà che il gioco delle tre carte del finale propone, è magistrale: non è una fine, è un inizio. E non solo di un’amicizia, come vorrebbe Renault, ma di un nuovo tempo: as time goes by

 

“Casablanca” di Michael Curtiz è in programmazione nelle sale italiane sino al 28 giugno, nella versione restaurata 4K