Strane cose accadono nei Vosgi, bambini che scompaiono, adulti omertosi arroccati in paesi chiusi in se stessi, l’antica leggenda del divoratore di anime che si aggira tra i boschi: c’è molta territorialità nel nuovo film di Maury & Bustillo, The Soul Eater, ovvero Le mangeur d’âmes detto col titolo francese, che suona molto più evocativo. Era già a Rotterdam 53, questo film torvo e performativo, ma va detto che risuona molto meglio visto qui al BIFFF, il Brussels International Fantastic Film Festival, 42a edizione in corso con tutto l’entusiasmo del suo pubblico: proiezioni happening, con schiamazzi corali d’accompagnamento in sala, giochi di spettatori che sanno come partecipare, fan galvanizzati dall’Atomium che svetta a due passi del padiglione 10 dell’Expo in cui è accolta la kermesse belga. Il nuovo film di Maury & Bustillo è un racconto d’infanzia stretto nelle angosce degli adulti, menti torturate dal passato e dal presente, versioni dell’odio quotidiano e perversioni delle proprie paure: i due francesi giocano qui con un sentimento en plain air dell’angoscia che ha la grana grossa dei due protagonisti, ma anche lo spettro ampio delle ossessioni del presente, tra uccisioni seriali e rituali, sparizioni infantili, famiglie percosse dalla rabbia. Il setting è in forma d’inchiesta, ma la prospettiva dell’orrore si allunga tra le suggestioni infantili di uno spirito che si nutre delle anime dei bambini e il ben più concreto commercio dei loro corpi che si teme possa essere alla base delle scomparse di ragazzini che si succedono nella regione. L’uomo che cammina da solo sulle strade dei Vosgi si chiama Franck (Paul Hamy) ed è un investigatore di polizia, in incognito si direbbe, anche se il coinvolgimento che mostra nelle indagini, l’urgenza che nutre le sue ricerche sembra nascondere qualcosa di diverso…
La sua strada incrocia quella di Elisabeth (è Virginie Ledoyen, spigolosa e determinata), una poliziotta che giunge in paese per indagare sulla morte di una coppia, fatta a pezzi da qualcuno in casa, mentre faceva colazione. O meglio, come dimostra poi l’autopsia, sbranatasi a vicenda in un raptus di rabbia orgasmica che nessuno sa spiegarsi… Il figlio, sopravvissuto, parla sotto shock del temuto Mangeur d’âmes che fa visita alle famiglie, ma tutto è poco chiaro e le indagini dei due investigatori problematici, un po’ uniti e un po’ rivali in un gioco reciproco di sospetti, portano a strane connivenze tra paesani, reticenze di poliziotti fascisti, giri di compromissione con traffici che vengono e vanno al di là dei monti… In più c’è una psicologa infantile interpretata da Sandrine Bonnaire che cerca di curare lo spirito malato dell’infanzia del posto, su cui grava anche l’ombra di un orfanotrofio ormai in rovine, nel cui passato potrebbero celarsi le ragioni di tanto male…Maury & Bustillo incuneano il loro cinema horror nelle affabulazioni montanare, dopo aver esplorato i fondali de La casa in fondo al lago, essersi spinti nell’iconografia new horror rivisitando in America Leatherface e essere partiti con un virulenti assalto horror alla maternità con Inside – À l’intérieur. The Soul Eater lavora molto sulla detection, ma la innerva nell’ombrosità di un territorio che restituisce con forza. Lo sviluppo dei personaggi è “di genere” ma l’apparato immaginifico che evoca restituisce forza all’insieme. La soluzione del dramma è forte e determinante alla resa finale del film.