Al suo esordio in un lungometraggio, dopo aver trovato il plauso di critica e pubblico a livello internazionale grazie a una buona prova nei corti e nelle serie televisive, la regista Cathy Brady si mette alla prova con un progetto decisamente ambizioso e stratificato. C’è moltissima carne al fuoco in questo incendio (traduzione letterale del titolo del film) che poco alla volta divampa sempre più nelle vite delle protagoniste. Sparita nel nulla da un anno, Kelly torna dalla sorella nel suo paese natale, in Irlanda del Nord. Dopo una tensione iniziale, poco alla volta le due sembrano ritrovare il fortissimo legame che le univa un tempo, soprattutto prima dell’incidente che tolse la vita alla loro madre. Sarà il momento giusto per provare a fare chiarezza sulla propria famiglia e i misteri che molto a lungo sono rimasti sottaciuti. Wildfire è un film senza peli sulla lingua. Potenzialmente si tratta di un lavoro stimolante e completamente radicato negli anni a noi più contemporanei. Il cinema del vecchio continente da tempo sta lavorando in maniera più o meno esplicita per raccontare e tematizzare il fallimento dell’Unione Europea, le tensioni sociali sempre più nazionaliste e l’ipocrita facciata di una solidarietà internazionale che stride atrocemente con la disunione sociale alla sua base. Va da sé che le recenti complicazioni del Regno Unito dovute alla Brexit abbiano al contempo amplificato e accelerato suddetta spinta. Così, Brady prende le mosse proprio da questo aspetto provando ad affrontarlo di petto come dimostra la sequenza di apertura, composta da immagini di repertorio girate proprio durante alcuni dei moti in questione.
Eppure, ogni incendio si propaga poco per volta. Ciò che vediamo come una grande nube invadente e soffocante è solo l’ultimo tassello di una combustione iniziata da una lieve miccia. Brady prova così a fare luce su quello che sta succedendo cercando di risalire la corrente e provare a spostare il suo occhio dal generale al particolare. La Storia più recente si intreccia con la storia di una cittadina, di un’azienda di lavoro, di una famiglia, di una ragazza. In questo viaggio a ritroso dove gli scontri, le tensioni e la disunione che si respirano nei notiziari non sono altro che il riflesso di un ambiente ostile che non risparmia nessuno (colleghi di lavoro, vicini di casa, parenti più stretti), il rischio in cui incappa il film è quello di non riuscire ad arginare la sua forza, il suo cinema. Così, come il fuoco divampa nel racconto e nelle relazioni, anche Wildfire arde sempre più e Cathy Brady fatica a tenerlo sotto controllo. La regista ha voglia di urlare a gran voce tutto ciò che le sta a cuore ed eccede oltre misura in un accumulo tematico e narrativo che a lungo andare finisce per risultare ridondante. Il mistero della morte materna, l’infermità mentale, la fuga dall’ospedale e la connessione con gli attentati degli anni Novanta sono tutte situazioni mirate ed esplosive che finiscono però per risultare meno efficaci e più grossolane del dovuto. Peccato, in ogni caso resta un esordio curioso e coraggioso.
A noleggio su My Movies fino al 24 novembre: https://www.mymovies.it/ondemand/38tff/movie/wildfire/