Lo si potrebbe ricordare anche solo come “il regista di Fantozzi”, e già questo non sarebbe poco, ma Luciano Salce è molto di più. E l’omaggio intitolato Luciano Salce: la forza dell’ironia, che da oggi al 18 dicembre gli dedicano a Torino (Cinema Massimo) il Centro Studi Cinematografici e il Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Piemonte Movie, ne è una testimonianza, offerta in occasione del trentesimo anniversario della sua scomparsa, occorsa a Roma il 17 dicembre del 1989. Una rassegna di sette tra i suoi film più famosi e significativi, che sarà aperta stasera (ore 20.45) da un incontro con il figlio del regista, Emanuele Salce, e con lo studioso Andrea Pergolari, cui prenderanno parte Massimo Causo e il Presidente del Centro Studi Cinematografici Giancarlo Zappoli. Al termine del talk, nel corso del quale verrà ripercorsa la carriera e la vita di Luciano Salce, verrà proiettato anche il documentario L’uomo dalla bocca storta, realizzato nel 2009 da Emanuele Salce e Andrea Pergolari, ricco di immagini inedite e di testimonianze di attori e registi che lo hanno affiancato nei suoi tanti anni di attività. Presenza tra le più emblematiche e sfaccettate del cinema e dello spettacolo italiano del dopoguerra, Luciano Salce ha segnato col suo sorriso storto (lascito dei tedeschi, negli anni di prigionia allo Stalag VII-A) l’Italia del boom, transitando allegramente e magistralmente tra il teatro, sua prima passione, la radio, il cinema (come attore e regista) e la televisione. Dagli anni ’60 agli anni ’80, Salce è stato quello che si dice un volto noto: con la sua presenza spiazzante, ironica e suadente, docile e sprezzante attraversava i palcoscenici teatrali (come autore, regista e interprete, assieme a Franca Valeri e Vittorio Caprioli, prima ancora Vittorio Gassman, suo grande amico, e Visconti e Strehler…), i set cinematografici (come attore inizia con Zampa, Steno, Mattoli), gli studi radiofonici (scrive e recita in programmi di varietà già nell’immediato dopoguerra) e quelli televisivi (inizia come autore, scrivendo con Scola e Maccari, poi negli anni ’60, sull’onda del suo successo cinematografico, diventa un volto da varietà, ospite fisso, accanto a Lelio Luttazzi, dello Studio Uno di Falqui Castellano & Pipolo, poi negli anni ’70 e ’80 anfitrione di show come Buonasera con… e Ieri e oggi). Come regista esordisce negli anni ’50, in Brasile, dove fu chiamato per fare teatro, con successo, da Adolfo Celi.
Qui firma due commedie (Uma pulga na balança del 1953 e, l’anno successivo, Floradas na serra), in Italia esordirà nel 1960 con Le pillole di Ercole, primo di una lunga serie di film che faranno di Luciano Salce una figura chiave per comprendere la fase di passaggio dal cosiddetto “neorealismo rosa” alla “commedia all’italiana” e l’evoluzione del nostro cinema popolare sino agli anni ’80. La rassegna torinese ripropone alcuni dei suoi lavori più importanti e famosi, a partire da Il federale, che nel 1961 lo impose all’attenzione di critica e pubblico col ritratto sfaccettato di un ambizioso miliziano fascista interpretato da Ugo Tognazzi, primo di una serie di ruoli che videro uniti Salce e il popolare attore in un sodalizio fruttuoso. Non a caso Tognazzi è l’interprete anche di altri tre film in rassegna: La voglia matta (1962), ritratto di un industriale milanese sedotto da una gioventù che non gli appartiene più, Le ore dell’amore (1963), storia di un uomo che non regge le briglie della vita matrimoniale e L’anatra all’arancia (1975), dove in coppia con Monica Vitti vede vacillare la quiete familiare. L’altro sodalizio storico di Luciano Salce, quello con Paolo Villaggio, è ricordato nella rassegna torinese con la proiezione di Fantozzi (1975), primo della serie di commedie grottesche dedicate al ragioniere più famoso d’Italia. Non manca nemmeno uno dei film più controversi (e tutto sommato meno visti) di Luciano Salce, quel Colpo di stato che, scritto da Ennio De Concini, nel 1969 spiazzò sia la critica di destra che di sinistra, prima di essere sostanzialmente ritirato dalla circolazione perché troppo scomodo. Infine la rassegna torinese propone anche il suo penultimo film, Vediamoci chiaro, realizzato nel 1984 con Johnny Dorelli nei panni del proprietario di una tv privata che perde la vista e il controllo del suo piccolo impero.
La rassegna torinese, realizzata dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Studi Cinematografici (col contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) in collaborazione con Piemonte Movie, è inoltre coronata dalla retrospettiva dal titolo “Salce e martello. Un regista di stile”, organizzata in Puglia, a Trani, del Circolo del Cinema “Dino Risi” (aderente al CSC). Curata da Lorenzo Procacci Leone, la manifestazione, che ripropone alcuni dei film meno noti di Salce, non solo come regista ma anche come interprete, si concluderà sabato 14 dicembre alle ore 18.00 con Emanuele Salce, ospite del Circolo del Cinema per un incontro moderato dal critico Anton Giulio Mancino.