Via via che passa il tempo, il poliedrico e mutevole percorso artistico di Werner Herzog si fa sempre più complesso, più articolato, diventando viaggio affascinante e progressivamente sorprendente, tanto da restare sempre più disorientati davanti alle sue evoluzioni artistiche, le sue fulminanti intuizioni che segnano nuovi confini invisibili tra cielo e terra, tra scienza e umanesimo, tra divulgazione e storia, tra cinema, non cinema, ma sempre e, in fondo, null’altro che cinema. Prova ulteriore ne sia il racconto che Grazia Paganelli, sicuramente tra le maggiori conoscitrici del cinema del regista bavarese, ne ha fatto su queste stesse pagine parlando del suo ultimo lavoro Fireball – messaggeri delle stelle. Il suo cinema era nato sotto l’egida di una nouvelle vague tedesca durante quegli straordinari anni ’70 del secolo scorso che hanno rivoltato come un calzino il senso del guardare il cinema, più che il cinema stesso come forma espressiva, anche quello in verità, ma diventa dettaglio quasi trascurabile davanti al ben più generalizzato evento di ciò che Wenders ha chiamato “l’arte del guardare”. Aveva cominciato come tutti, o quasi. I suoi film raccontavano storie estreme e cariche di un romanticismo che aveva del mistico, mostrando un titanismo innato di quella radice teutonica che sapeva riversare in una suprema forma estetica, mai magniloquente, ma di quel gigantismo umano diviso tra bene e male, tra potenza del pensiero e attuazione dell’idea. Herzog è stato il regista del superiore sogno umano.
Successivamente il suo cinema è divenuto altro, si è via via modificato geneticamente, sfuggendo ad ogni catalogazione, diventando un meraviglioso modo di raccontare mondi sotterranei e farli diventare soprannaturali, misticismi interiori mai narrabili che trovano forma nelle sue immagini, sconfinamenti del senso e ricostruzioni fantascientifiche, racconti di incredibili vite che hanno reso inaccessibile a volte il loro pensiero. Il suo cinema, in altre parole è qualcosa a metà tra un bisturi messo in una mano gentile ma decisa e una enciclopedia della quale leggere solo le note. Ciò che appare marginale nel cinema, con il cinema di Herzog diventa gigantesco, imprescindibile e indispensabile per comprendere noi stessi e la nostra essenza umana. È questa esplorazione continua, davvero torrenziale e sempre singolare e meravigliosa del reale che affascina in Herzog, il dettaglio celato tra le pieghe di una realtà che non riusciamo a vedere che diventa, dopo ogni suo film, forma imprescindibile di una realtà modificata. Se non è gigantismo autoriale questo, difficilmente si trova altro esempio per descrivere l’effetto di questa incursione del cinema nei sotterranei di una vita che come un trattore solleva la terra degli strati bassi e la riporta alla luce offrendoli di nuovo alla vita. Questo è il cinema non più classificabile di Herzog, questa è la sua forma visiva e questo è l’insegnamento che resterà per sempre.
Appartiene di diritto a questa inclassificabile filmografia Family Romance, LLC (visibile su I wonderfull), ennesimo strano prodotto di confine fatto di strutture solide, che indaga su fenomeni che intersecano le nostre relazioni, mettendone a nudo le debolezze, mostrando il lato oscuro e al tempo stesso straordinario di una forma mutante della nostra genetica di umani inseriti dentro contesti sociali relazionanti tra loro. Family Romance LLC è l’ennesimo esperimento herzoghiano che sembra sfidare le perfino strette misure del mezzo utilizzato per trovare uno spazio differente nel quale approdare, ancora una volta per conoscere. Family Romance LLC è una vera società giapponese, diretta dal sig. Yuichi, che affitta personaggi per gli scopi più svariati, presenze ai matrimoni, necessità di amicizia, per rimpiazzare e rappresentare a qualcuno un falso marito, un falso padre. In questo caso il copione, scritto da Herzog stesso, prevede proprio questa storia. Una madre single vuole fare conoscere alla figlia undicenne il padre, ma il vero padre non c’è. Si rivolge all’agenzia Family Romance per avere qualcuno che impersoni l’ex marito e prenda contatti con la ragazzina. È lo stesso Yuichi che impersonerà il padre incontrando la “figlia” e stabilendo con lei un rapporto sempre più stretto e sempre più indissolubile. La storia è verosimile, ma è bene premettere che si tratta di una fiction e non di un documentario. Già questa necessaria precisazione caratterizza l’imprevedibile originalità di questo film, che sembra snodarsi attraverso le coordinate di un’indagine sociale per scoprire un ennesimo e misterioso segreto di quel Paese così fondato su ancestrali tradizioni, ma anche proteso verso un futuro che sembra ancora nebuloso, ma che si delinea in segni più precisi proprio in quell’estremo oriente dove forse tutto, come il sole al mattino, arriva prima che altrove.
In un breve film del 2015 il bergamasco Luca Ferri guardava al Giappone e alle sue contraddizioni, ma non è questo qui che interessa di quell’elegante perfomance autoriale, quanto piuttosto il titolo di quel breve e geometrico lavoro. Il film si intitolava Una società di servizi e in fondo quello che Yuichi e la sua società offre sono proprio dei servizi che fanno da surrogato ad una sempre più dilagante solitudine. Una solitudine che invece che essere attenuata dal proliferare dei mezzi di comunicazione è proprio da questi accentuata. È lo stesso regista tedesco a sottolineare come questa solitudine che definisce filosofica – siamo filosoficamente solitari – sia incrementata proprio da questi mezzi sempre più numerosi, sempre più perfezionati e sempre più surroganti una realtà fisica e una presenza consolante. Tutto, a cominciare dall’intervista svolta in collegamento online senza alcun contatto fisico. In fondo Yuichi assolve ad un bisogno e Family Romance LLC soddisfa questo bisogno, riempie il vuoto, come fa Yuichi con la ragazzina sostituendosi al padre e lavorando incessantemente sul suo immaginario che sarà colmato (di un sentimento autentico, ma di una verità succedanea) restituendo pacificazione ad una parte della sua anima. Herzog, attingendo da una realtà evocativamente potente, inventa nuovi confini tra vero e falso, spazi nei quali le due facce del reale si sovrappongono in successive trasparenze. È falsa la storia, ma sono veri i personaggi ma non ciò che rappresentano. Il padre è lo stesso Yuichi e la figlia è figlia di un sensitivo molto famoso in Giappone per caso incontrata da Herzog negli studi dove faceva i provini per il film. Veri sono i comportamenti che gli attori tengono sul set e se Yuichi recita una parte, in fondo non fa che ripetere il proprio mestiere che è quello di essere “affittato” per recitare una parte. Tutto questo non è molto lontano da quello che la cronaca ci offre e se il novantenne bolognese, la notte di Natale, ha dovuto telefonare alla Stazione dei Carabinieri per non sentirsi solo e potere brindare con qualcuno che recitasse la parte dell’affettuoso parente, la verità di Herzog si fa ancora più reale e il suo film smette di essere fiction per diventare cronaca, per entrare di diritto nella piccola storia di una umanità in mutazione.
Come lo stesso Autore afferma, nella sua lunga intervista con Andrea Romeo abbiamo sempre più bisogno di connetterci al mondo in un modo strano e profondo e Family Romance LLC indaga proprio su questo, su questa anomala connessione che diventa bisogno, quel rimpiazzo alla mancanza di compagnia fisica, già primitivamente immaginato da Marco Ferreri in I love you, film e grande regista anticipatori di un futuro immanente, e più raffinatamente già vagheggiato in quel perfetto sguardo ad un futuro più immediato che è stato Her di Spike Jonze. Herzog, a differenza di questi due grandi interpreti di una profezia futuribile, lavora sulla contingenza, escludendo ogni residuo interpretativo, ma affidando ad una imperfetta umanità dei suoi personaggi ogni sguardo che ricerca la verità delle cose. Le sue parole Cerco sempre di arrivare al profondo della verità suonano come l’unico vero strumento interpretativo del suo cinema sempre alla ricerca di quella estasi della verità, che diventa il suo ripetuto credo anche per questa ennesima prova d’artista. Una prova che ci obbliga, ancora una volta, come spettatori a lavorare di cervello, a ragionare su quel confine che il cinema del regista tedesco offre come invenzione di un nuovo territorio, dove, come dice egli stesso, Non c’è abisso di verità e finzione, è tutt’uno. È proprio in questa prospettiva che Family Romance LLC diventa un film essenziale e necessario, che sembra aggiunga ancora una faccia prima oscura al poliedrico corpus di Herzog, che ci induce a interrogarci sulla nostra rappresentazione nelle relazioni, quando ad esempio, come suggerisce lo stesso regista, surroghiamo il nostro ruolo nei rapporti con i nostri figli, con quello di una o un baby sitter che, appunto, ci rappresenti. In quel momento stiamo restituendo il falso del nostro essere, il falso in quella relazione. I social soprattutto diventano il luogo non solo di una solitudine speciale, ma anche il luogo in cui mostriamo solo la nostra parte migliore, il nostro aspetto più accattivante. È qui che il film scopre un’altra verità e ancora una volta le sue illimitate potenzialità attraverso il gigantesco e umile lavoro di Herzog. Letto nel suo susseguirsi, il suo lavoro artistico assomiglia ad uno scavo sempre più profondo per rappresentare quella verità oscura della condizione umana, quella condizione che non riusciamo a vedere e che lo specchio del cinema per lampi e diafane visioni sa offrirci improvvisamente nuda e cruda, in quel confine misterioso che Herzog sa esplorare esponendo la splendida epifania di una condizione umana che si arricchisce di un’altra goccia di verità.
Visibile su I wonderfull sulla piattaforma Mymovies
https://www.mymovies.it/ondemand/iwonderfull/movie/4874-family-romance-extra/