Comincia con le immagini dell’attentato alle Torri Gemelle il nuovo film di Costanza Quatriglio presentato Fuori concorso al 39esimo Torino Film Festival prima dell’uscita in sala (da oggi fino al 1 dicembre) e dell’approdo su Prime Video (dal 13 dicembre). Ispirato al libro e alla vicenda della virologa Ilaria Capua Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia (Mondadori, 2017) il film mette al centro Irene Colli (una convincente Anna Foglietta), ricercatrice di fama mondiale che dedica tutta se stessa a studiare il virus dell’aviaria e a creare un vaccino nel momento in cui si verifica la trasmissione dagli animali all’uomo. Con continui salti temporali Trafficante di virus segue la storia della brillante scienziata dal 1999 al 2016, ricostruendone la vicenda umana e lavorativa. Lo spartiacque è dovuto proprio all’attentato dell’11 settembre 2001 quando il rischio di attacchi terroristici di tipo batteriologico diventa reale e quella che era una prassi – scambiarsi virus non nocivi via posta tra scienziati e case farmaceutiche – finisce per configurarsi come un reato penale gravissimo. Negli anni la procura indaga la ricercatrice (il fascicolo finale consta di 17.000 pagine) che viene a scoprirlo quasi per caso dalla telefonata di un giornalista (Paolo Calabresi) che fa esplodere il caso parlando di una cupola affaristica, un’associazione criminale creata dagli scienziati che diffonderebbero i virus per poi arricchirsi con i vaccini, dando vita a un vero e proprio business delle epidemie.
Molte le difficoltà a cui Irene deve fare fronte nel corso del tempo, sostenuta solo dalla sua équipe, in particolare da Giacomo (Andrea Bosca): il direttore (Roberto Citran) dell’Istituto in cui fa ricerca non solo non le offre le condizioni ottimali per portare avanti il suo lavoro, ma dirotta deliberatamente il denaro dei bandi che lei vince su altri progetti, la comunità accademica (rappresentata da un professore universitario che fa commenti sul suo aspetto fisico anziché sui contenuti delle sue ricerche) la guarda con sospetto in quanto donna, anche la comunità scientifica internazionale storce il naso davanti alla sua decisione di rendere accessibile a tutti la sequenza genetica del virus dell’aviaria (che aprì la strada alla diffusione del libero accesso ai contributi scientifici e le valse il titolo sui giornali di «paladina della scienza libera»). La situazione non migliora sul fronte personale: il compagno, Antonio, un batteriologo, fatica a condividere i suoi successi e la lascia non sentendosi all’altezza rimproverandola perché non può girare sempre tutto intorno a lei. Come in una strada tracciata Irene troverà l’amore accanto a un uomo, l’inglese Sean (Michael E. Rodgers), che si occupa di marketing farmaceutico, che sa starle accanto senza rosicare per i suoi successi, ma supportandola nelle difficili fasi della sua vita così come sarà costretta a lasciare l’Italia dopo aver cercato in tutti i modi, persino accettando di candidarsi e venendo eletta alla Camera dei deputati, di non andarsene.
Con Trafficante di virus la Quatriglio – che scrive la sceneggiatura insieme a Francesca Archibugi e che già aveva dimostrato interesse per il mondo scientifico nel 2013 con il mediometraggio Con il fiato sospeso – delinea un ritratto di eroina non convenzionale ma particolarmente attuale, riuscendo a tenere insieme vari filoni (il film d’inchiesta, l’indagine giudiziaria, la trama familiare, la lotta in un ambiente ostile e misogino), muovendosi con agilità nello spazio e nel tempo e dirigendo un cast ben assortito.