Lucca Comics 2024 – Luigi Formisano: Nights è una lettera d’amore a tutto ciò che ci ha formato

Luigi Formisano

Nights  (pag.168, euro 17, Edizioni BD), scritto da Wyatt Kennedy e disegnato dall’italiano Luigi Formisano, è un prodotto di quella fucina d’idee che è Image Comics, casa editrice fondata da un manipolo di autori insoddisfatti dalle condizioni economiche e professionali delle major del fumetto americano e diventata, nel tempo, la realtà di riferimento per il fumetto indipendente d’oltreoceano. La serie di Kennedy e Formisano è un esempio perfetto del prodotto Image, in equilibrio tra un intrattenimento che vuol parlare a tutti e la voglia di sperimentare lontani dalle logiche dei grandi fatturati. Nights è una serie di contaminazione, che prende a prestito linguaggio e situazioni dalle serie TV per divertire raccontando le storie di un mondo un pelino diverso dal nostro, dove la Storia è andata diversamente e il soprannaturale non è poi così strano.
 
Raccontaci come sei arrivato dall’Italia a Image
Ci sono arrivato da una email che ho ricevuto da Wyatt Kennedy. Stavo lavorando al mio terzo numero di Samuel Stern, Anime morte, Wyatt mi ha contattato dopo aver visto il mio lavoro sul mio profilo Instagram. Pensava fossi perfetto per due o tre proposte che voleva sottoporre a Eric Stevenson, editor Image, e così abbiamo iniziato. Lui aveva quest’idea le cui premesse abbiamo sviluppato, e anche un po’ cambiato, in quanto Nights all’inizio era diverso. Abbiamo ampliato pian piano tutti i pitch e tutti sono piaciuti ad Eric, che poi ha scelto Nights fra tutti.

 

Alla tua carriera il web ha impresso una svolta fondamentale…
Lo ripeto sempre ai ragazzi che mi chiedono consigli: i social sono importantissimi. Fatti vedere sui social. Con un piccolo investimento Instagram ti spinge a dovere, è una bella vetrina. Vanno bene anche Youtube e Tik Tok, basta fare qualcosa.

 

 

In che altri modi il web influenza il fumetto? Qual è il parere di un autore come te, che produce fumetto tradizionale riguardo per esempio il webcomic?
Ho sempre visto i vari mondi come complementari. Prima di lavorare in Bugs Comics ho lavorato con Michele Monteleone a un episodio di Kersos, il suo webcomic a tema mitologico. Sono due prodotti molto diversi ma possono combaciare ed è comunque molto bello quando il webcomic ti dà qualcosa di diverso dal fumetto tradizionale, quando puoi creare cose che normalmente non potresti.

 

I social sono un regno diviso per fasce di età. Facebook è considerato per vecchi, Instagram è una via di mezzo mentre Tik Tok parla ai più giovani. Il fumetto tradizionale come quello che fai tu si rivolge anche agli utenti giovani di Instagram e Tik Tok?
Ufficialmente il target è young adult, ma abbiamo anche signori di settant’anni che han letto Nights e ne vanno pazzi, è bellissimo e assurdo, anche se si tratta di un teen drama con i mostri. Ma il punto non è la piattaforma o cosa fai, ma come lo fai. Io posso fare più fumetti per una sola casa editrice ma con due target diversi, come un seinen e un fumetto per bambini.

 

Il pubblico settantenne non mi stupisce, ma per quanto riguarda i giovani mi dici che non leggono solo manga ma un formato che si pensa più frequentato dagli adulti come il comic book?
Il manga è per i giovani il fumetto figo, ma lo è da sempre perché è straniero, esotico, diverso. Stessa cosa per il web comic, che è totalmente diverso da tutto il resto. Quel che noi occidentali dobbiamo fare, e che viene fatto da anni in Francia, in Argentina, nel fumetto franco belga, è prendere i lati positivi, le cose fighe del fumetto orientale e farle nostre.

 

 
Tu hai esperienze professionali in due mondi: quello italiano con Orfani e Samuel Stern e quello americano con Nights. Metteresti le due realtà, i due modi di fare fumetto, a confronto?
Sono tutti progetti molto diversi tra loro. Orfani è uno sci fi à la Star Wars, tamarro in senso buono, molto d’avventura, poi sono passato all’horror semi realistico con Samuel Stern mentre Nights è un teen drama con i mostri ispirato all’animazione anni ’90 e 2000, da FLCL ad Abenobashi passando per Guru Guru. Sono mondi e progetti difficili da paragonare, troppo diversi, ma in ogni modo sono sempre stato contento di realizzare creazioni uniche. A livello lavorativo non ho trovato grandi differenze. In Gianmarco Fumasoli di Bugs Comics ho trovato un grande fan degli autori che lavorano con lui a Samuel Stern che considera un po’ come un suo figlio, ma anche Eric Stevenson è innamorato di Nights, forse anche più di me e Wyatt, sempre super supportivo.

 

 In Nights c’è questa forte umanizzazione dei personaggi mostruosi, che da paurosi diventano veri e propri protagonisti di una sit com. Secondo te ciò è sintomo di una maggior apertura nei confronti del diverso? Il fatto di poterne ridere, nel fumetto ci sono momenti molto spassosi con personaggi come il fantasma Matt, uno dei più riusciti, che rapporto esprimono con la diversità?
Matt è in effetti uno dei personaggi più amati, alle convention tutti mi chiedono uno sketch di Matt. Quel che noi facciamo è mostrare vampiri, licantropi, non morti che normali non sono all’interno del ritmo della narrazione e poi sta al lettore unire i puntini, senza venire imboccati. C’è questa naturalezza da parte nostra che non prende per il culo il lettore, e non è un compiacimento della propria inclusività ma un metterla in atto nel pratico e senza metterci sopra un cartello luminoso.

 

Seppur sui generis, Nights è un urban fantasy. Quali sono le radici del successo del genere?
Posso dirti quel che attrae me, ovvero la somiglianza al nostro mondo pur in un contesto fantasy, immagina la soundbar di uno stereo, tu hai il tono che è realistico ma hai in più i mostri. Il mondo è il nostro e allo stesso tempo diverso, ci sono elementi familiari ma anche un twist fantastico. Forse aiuta anche la catarsi in un lettore che si identifica più facilmente nei protagonisti, e poi non annoia mai, ti accalappio con la familiarità e ti tengo con l’elemento inaspettato.

 

 
In uno storytelling pieno di contaminazioni come il vostro che è quasi un pastiche, che prende a piene mani da manga e serie TV con un linguaggio internazionale, cos’hai portato di italiano?
Riguardo al paragone con le serie TV faccio presente che abbiamo ragionato fin da subito in quei termini con grande naturalezza, quello che stiamo scrivendo adesso è per esempio il season finale nelle nostre teste. Non lo consideriamo il finale della storia, casomai il finale del primo arco narrativo, ma ci viene naturale chiamarlo finale di stagione. L’elemento italiano credo sia l’horror. Ho sempre avuto una grande passione per registi come Bava, considerati di serie B nonostante facessero il culo alla serie A. Questa è la mia personale risposta, poi chi se ne intende di storytelling potrebbe darti una risposta diversa ma la mia prospettiva resta questa. L’horror è il ponte che creo tra quel che voglio raccontare e la cosa folle. Io il fantasy te lo rendo credibile tramite l’horror, stesso dicasi per la comicità o il teen drama d’amore. Io uso l’horror per renderlo credibile e d’intrattenimento.

 

Che genere di realtà volete raccontare con Nights?
Il fumetto si rivolge ai cretini come noi, veramente io e Wyatt ci stiamo divertendo e stiamo facendo quel che vogliamo, come lo vogliamo, è una lettera d’amore a tutto quello che ci ha formato come creativi in generale. Questa è la mia quinta fiera per Nights e vedo che arriva ai lettori, lo capiscono, arriva a più età. A livello di storia il fumetto è ambientata in un’America alternativa che è stata conquistata dal Giappone e dalla Spagna, il risultato è una cacofonia di culture che non sempre stanno bene insieme. Per noi è figo, graficamente è tamarro. Può piacere o non piacere ma in ogni caso una reazione negativa è meglio che nessuna reazione, preferisco che un lettore dica che non gli è piaciuto piuttosto che sì, è carino. Dimmi che lo detesti ma ti ha detto qualcosa. Siamo circondati da intrattenimento molto leggero e passivo dove stai lì a subire la Cura Ludovico. Noi abbiamo dei punti da esprimere e lo facciamo al cento per cento, qualunque sia la reazione di chi ci legge.