Parte la settima edizione di Monsters Fantastic Film Festival, a Taranto sino al 30 novembre. Sei giorni e 52 titoli da tutti i continenti per un’edizione nel segno delle vampire, che fanno bella mostra di sé nella locandina disegnata quest’anno dall’artista e fumettista Alessio Fortunato, attivo in Bonelli sulla testata di Dampyr. Promettono sensualità e malinconia, grazie alla prestigiosa retrospettiva Vampire Nude: Omaggio a Jean Rollin, che propone per la prima volta in Italia le versioni restaurate di quattro classici maestro del fantastique francese, ad opera dell’inglese Powerhouse Films. Si va dall’esordio in bianco e nero Le viol du vampire, fortemente influenzato dal surrealismo, ai successivi Le frisson des vampires, Lèvres de sang e Fascination con la musa Brigitte Lahaie, in cui il regista d’oltralpe ha dato forma a un’idea peculiare di horror onirico e decadente, dove la sensualità esibita delle sue vampire nude privilegia al sangue l’idea di un romanticismo perduto. Altre creature della notte si vedranno poi nel corrispettivo focus tematico Il bacio delle vampire, con il classico di Roger Vadim Il sangue e la rosa del 1960 e i corti The Immigrant di Fabrizio Laurenti (che sarà introdotto dall’autore) e il recente messicano Ella se queda, di Marinthia Gutiérrez, tra horror e cinema sperimentale in collaborazione con il festival partner Vicoli Corti, dove ha vinto il premio al miglior cortometraggio. Cuore pulsante del festival è come sempre la sezione Nuove Tendenze, dedicata al Concorso Internazionale per Lungometraggi e Cortometraggi, che proporrà cinque film, quasi tutti in prima italiana: A Mother’s Embrace di Cristian Ponce dal Brasile, film di mostri che diventa riflessione sul trauma, sul ritrarsi nell’abbraccio materno, nel grembo amniotico che diventa trappola.
Il visionario franco-belga Else, dell’artista visuale Thibault Emin, in cui una misteriosa epidemia che fa fondere uomini e oggetti crea un universo inquietante e poetico, a metà fra le mutazioni di Tsukamoto e la materialità inventiva di un Michel Gondry. Dalla Nigeria, il crudo The Weekend di Daniel Oriahi riflette sul recupero delle radici che si fa riflessione sanguinosa sui legami con la madrepatria, i culti tribali e il colonialismo. Spiazzante il giapponese Beast Hand di Taichiro Natsume, low budget dall’anima cangiante, tra noir e body horror, che cambia in continuazione registro come una mutazione corporea, sul filo conduttore di un protagonista cui ricresce il braccio. Infine The Funeral di Orçun Behram, che rinnova il filone zombie attraverso il legame che si viene a creare fra un uomo e un cadavere da smaltire, che si dimostra invece affamato di carne umana. Sono invece 22 invece i corti in concorso, provenienti da 10 Paesi e divisi in cinque sezioni tematiche: Landscapes (dove il paesaggio è predominante), Atmosfear (dove domina l’inquietudine), Visions (che lavorano sulle immagini), Crazies (visioni folli e “scorrette”), Otherworlds (che descrivono altre realtà). Le Nuove Tendenze includeranno anche lo speciale appuntamento Dikotomiko Underground, in cui il micro-collettivo formato da Massimiliano Martiradonna e Mirco Moretti, della rivista Nocturno, proporrano l’action indiano Kill di Nikhil Nagesh Bhat che promette grande spettacolo. Il film è presentato in anteprima italiana grazie al distributore Blue Swan Entertainment, cui si deve anche il film di chiusura, il canadese In a Violent Nature dell’esordiente ex tecnico degli effetti speciali Chris Nash che riscrive le coordinate del filone slasher dal punto di vista dell’assassino fra i boschi. Opera acclamata dai fan dell’horror internazionali, ha ottenuto un tale successo all’estero che è già annunciato un sequel.
Giurati del festival saranno Mariano Baino (regista), Coralina Cataldi-Tassoni (attrice, sceneggiatrice) e Fabrizio Laurenti (regista) per il Concorso Internazionale Lungometraggi. Ivan Saudelli (regista), Paolo Ferretti (distributore, Première Film) e Anthony Ettorre (filmmaker, conservatore) per il Concorso Internazionale Cortometraggi. Al cinema di ricerca è dedicata l’altra nuova sezione del 2024, Vortex, curata da Massimo Causo, che si muove tra i formati e i linguaggi per dimostrare come il fantastico può aprire spazi di ricerca e innovazione, in cerca di cinematografie curiose e autori dallo sguardo libero. Si va dal giapponese Void di Yusuke Iwasaki, che riscrive le coordinate delle ghost stories nipponiche, all’argentino The City and the Captive di Franco Figueroa, al francese La Fille qui explose di Caroline Poggi e Jonathan Vinel, che metaforizza il disagio adolescenziale sulla traccia di un corpo che si distrugge e ricompone, mentre lavora sull’estetica geometrica dell’animazione digitale, fino al lungo australiano The Waves of Madness che riprende la struttura dei videogame anni Ottanta a scorrimento orizzontale su una nave in preda a misteriose creature. Il programma comprende inoltre un omaggio a Mark Chua e Lam Li Shuen, coppia di filmmakers e artisti di Singapore, che attraversano cinema, musica, arti e installazioni con opere che riflettono sull’identità e le tensioni sociali del loro Paese, di cui vengono presentati i tre spiazzanti corti A Man Trembles, Chomp It! e The Inescapable Desire of Roots. L’apertura del festival sarà affidata al classico del Maestro del fantastico italiano Mario Bava, Sei donne per l’assassino, proposto in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale per il suo 60° anniversario (e per i 110 anni dalla nascita dell’autore), in cui rivivere al meglio le atmosfere caleidoscopiche del giallo all’italiana, fra killer mascherati e uno spazio dell’atelier che si fa contenitore di suggestioni visionarie e continue invenzioni estetiche, secondo l’estro del grande genio sanremese.
E a proposito di anniversari importanti, prestigiosa è la presentazione di Godzilla, il capostipite della lunga saga, diretto da Ishiro Honda e che celebra il suo 70° compleanno nella nuova versione restaurata in 4K che aveva esordito al Festival di Berlino. Allegoria tragica dell’escalation nucleare e monito incrollabile alla pace e alla vita, temi quanto mai attuali, il film sarà celebrato con una proiezione evento. All’ideale punto di intersezione fra generi, cinema di ricerca e autori da ritrovare, si situa l’altra proiezione evento di Astrid’s Saints, che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Mariano Baino, filmmaker indipendente e artista partenopeo che i più cinefili avevano scoperto trent’anni fa con il folgorante esordio di Dark Waters. Per questo atteso ritorno, Baino con la sua compagna e musa Coralina Cataldi-Tassoni (entrambi presenti al festival) inscenano un racconto poetico e lacerante su una madre, il figlio perduto, in bilico fra visioni mistiche, ritmi astratti e atmosfere gotiche splendidamente rese dalle location sotterranee fra la Campania e la Puglia. Novità assoluta, che rientra nella prospettiva di allargare il bacino di ricerca del festival, è la sezione Monsters Kids, per spettatori giovanissimi, chiamati a decretare il vincitore fra cinque cortometraggi di un’apposita selezione. E, sempre in merito a premi e giurie, va inquadrata anche la collaborazione con Pricò – Il cinema è giovane, che vedrà le studentesse e gli studenti di Taranto nella veste di giurati che assegneranno un Premio Speciale ai film del Concorso Internazionale Cortometraggi. C’è spazio anche per i Monsters Talk, con la presentazione del libro So cosa hai fatto di Pier Maria Bocchi, critico cinematografico e esperto di horror, che ha dedicato nel volume (edito da Lindau e accolto da grande consenso di vendite) una lunga ricognizione al genere negli ultimi decenni. Individuando percorsi e tendenze, il libro fornisce una mappa feconda di suggestioni, anche personali, su cosa significa horror nel presente e verso le derive future.