Quest’anno cade il centenario del Dadaismo (la data ufficiale viene fatta risalire al 5 febbraio 1916, giorno dell’inaugurazione del Cabaret Voltaire a Zurigo dove un gruppo di intellettuali europei si erano rifugiati per sfuggire alla guerra). Caratteristica del movimento è quella di stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, proponendo un’arte nuova e originale basata, come testimonia il nome, sul rifiuto della razionalità. Devono averlo tenuto presente Stefano Bollani (al suo esordio a teatro) e Valentina Cenni che hanno scritto, diretto e interpretato La regina dada, in tournée in tutta Italia. Ne abbiamo parlato con Stefano Bollani.
Lo spettacolo è stato pensato per il centenario del movimento dada?
Il teatro dada è una passione che avevo io da ragazzino. Il Dadaismo nasce anche per furore iconoclasta; oggi, dopo tanti anni, si può utilizzare per fare anche altro, pure poesia. Per raccontare di una regina che sceglie di rinunciare a un ruolo impostole dai genitori ci sembrava giusto stare dalle parti dell’eresia, dunque dei dadaisti.
In uno spettacolo in cui musica, danza, luci sono fondamentali, si vorrebbe fare a meno della parola…
La storia della torre di Babele sta lì a ricordarci che le lingue sono state create per confondere le persone quando tentano di unirsi, fare gruppo e comunicare. Per estensione, anche le singole parole svolgono la stessa, pericolosissima, funzione. Mentre la musica, i suoni, non pretendono di veicolare messaggi oggettivi e chiari, dunque sono più immediati, dal punto di vista comunicativo. A noi, abituati a parlare, scrivere, blaterare, sembra che sia l’opposto ma è, appunto, un’illusione. L’illusione che la grammatica possa aiutarci a capire qualcosa in più quando spesso ci allontana l’uno dall’altro. Vedi pure il linguaggio delle oligarchie, del potere e dei giornali, già stigmatizzato da Orwell anni e anni fa, laddove “guerra” diventa “missione di pace” tanto per usare un esempio lampante.
La casa del musicista in cui la regina trova rifugio rappresenta per lei la conquista della libertà. È come se fosse uscita dalla sua gabbia dorata. Può essere considerato una sorta di messaggio?
Certo. E la sua gabbia non è affatto dorata, secondo noi. È la gabbia peggiore che si possa immaginare, perché non è evidente, è travestita da privilegio: essere regina, comandare sugli altri, non aver bisogno di lavorare per vivere. Pare meraviglioso ma è una sceneggiatura terribile, avvilente, scritta da altri, alla quale lei fortunatamente si ribella. E si ribella interiormente, ancor più che esteriormente. La sua libertà può essere solo conquistata uscendo dal ruolo e smettendo di avere paura degli “altri” o del giudizio comune. Perché le paure esistono solo nella nostra testa, dunque sta a noi creare una realtà diversa. Grazie ai nostri pensieri.
Alain Gosmaux, l’alter ego del musicista, cosa rappresenta?
Quello che vuole il pubblico, in realtà. La regina dada ha un meccanismo molto aperto, di modo che ognuno costruisca all’interno della vicenda il proprio percorso. Per noi i libri di Gosmaux che vengono riassunti durante la serata sono i pensieri del nostro musicista che prendono forma, in un’altra realtà, e diventano testi veri e propri. In realtà lui quei pensieri, stimolati dalla “conversazione” con la regina, li esplicita suonando. Chiaramente è la musica il suo mezzo di espressione preferito.
Nello spettacolo c’è anche l’incipit di 24.000 baci, quasi a creare un tormentone.
Ah sì, coito interrotto, puro e semplice. Il brano non parte mai davvero.
Come è stato lavorare con Valentina, che è tua compagna anche nella vita? Lo farete ancora?
Certo. Valentina già da tempo si prende cura delle copertine dei miei dischi e libri (è anche fotografa). E anche a teatro, sicuramente. Vivendo insieme, abbiamo avuto l’opportunità di ragionare in tutta calma su tutto; e di cambiare idea e direzione quando ne sentivamo la necessità. Nessuna vera suddivisione dei ruoli, facciamo tutto insieme; anche se, naturalmente, Valentina ha la vocazione da regista e io quella dello scrivano.
Tournée La regina dada
Cuneo Teatro Toselli 14 aprile
Torino Teatro Colosseo 15 aprile
Casalbuttano (CR) Teatro Bellini 16 aprile
Montepulciano (SI) Teatro Poliziano 17 aprile
Rende (CS) TAU 19-20 aprile
Martina Franca (TA) Teatro Verdi 21 aprile
Altamura (BA) Teatro Mercadante 22 aprile
Bari Teatro Palazzo 23 aprile
Barletta Teatro Curci 24 aprile
Enna Teatro Comunale Garibaldi 27 aprile
Caltanisetta Teatro Bauffremont 28 aprile
Modena Teatro “Luciano Pavarotti” 3 maggio
www.stefanobollani.com
Le fotografie sono di Margherita Cenni