«Sai, un uomo, ma anche uno scheletro, può essere molte cose!», osserva il famigerato e pericoloso dottor Carelli, che uomo lo è stato, in un tempo passato, e ora è proprio uno scheletro, quel che resta di un non-morto e dall’aspetto non-del tutto-vivo. Un non-morto che cammina, parla, fuma e uccide. Eppure ama ancora. Indossa un trench nero per non mostrare il corpo, un cappellaccio – sempre nero – ben calato sulla testa e nasconde il volto scheletrico sotto una maschera skinflex. Nella sua prima avventura – se aveva bisogno di tener libero e far “respirare” il cranio – poneva un triangolo di cartone nero sulle fosse nasali, per impedire agli insetti di volarci dentro… Insomma un tipo dall’aspetto e dall’animo maledettamente creepy. È stato riportato in vita, dopo una morte violenta, grazie (si fa per dire) a esperimenti scientifici – sulle orme di alcune teorie di Raymond Roussel – realizzati da sua zia Eleanor Ruth. Nella sua prima storia, Phillip Carelli andava in cerca di vendetta. La sua arma preferita? Il machete retrattile (Imacasa 127G con lame da 22 pollici), uno per ogni mano. Non disdegna però nemmeno le pistole, le bombe e alcune armi improprie. Antieroe da fumetto nero-nero horror, kriminal senza calzamaglia, ghost rider senza fiamme intorno. Un uccello tropicale puzzolente per animale da compagnia e formule magiche da Excalibur di John Boorman («Per il respiro del drago, per la magia della vita e della morte, io ti ordino di fare…»).
Esce il 15 marzo in Italia per la casa editrice americana Dark Gem Press (pp. 442, euro 18) – e arriverà negli USA in autunno – Il ritorno del Dr. Carelli – Apocalisse infernale, il nuovo romanzo di Marcello Garofalo, critico cinematografico, scrittore e saggista (suo il seminale Il cinema è mito – Vita e film di Sergio Leone, ed. minimum fax). Fulmicotonico, eccentrico, patafisico, barocco, eccessivo, divertente e iper weirdo nello stile dell’autore. Per chi ha avuto la fortuna di leggere Le calde notti del diabolico Dr. Carelli, primo romanzo di Garofalo, la sorpresa è stata quella di trovare finalmente un libro italiano (benché di ambientazione USA) impastato di vera fantasia estrema e immaginazione, senza noia e senza i lacci o le gabbie del “genere” (se trovi un cliché, sicuro che viene ribaltato). Garofalo non “teorizza” e piuttosto sa far ridere, inorridire, schifare, destabilizzare. Apocalisse infernale riprende le fila dal finale aperto dell’opera precedente e le riannoda/ingarbuglia/recide. Tornano i protagonisti assurdi del numero 1, varie creaturine – più o meno beautiful – freak (l’hoatzin e i topini animali domestici) e mostri, montagne di mostri: donne lupo, ectoplasmi, cyborg, menzione di un ex presidente con parrucchino arancione. Carelli, compiuta la propria vendetta, torna dunque in azione in una Manhattan cupa e spettrale, per uccidere le persone che ritiene pericolose o di inutilità sociale. Assistiamo a un’ulteriore carrellata di situazioni assurde, personaggi iper eccentrici, azioni tra fumetto, cinema fantastico e saggio postmoderno. Un frullato acido che mescola in maniera originale e fiammeggiante Frankenstein di Mary Shelley, certi clash tra mostri bizzarri di Joe Lansdale, la Patafisica e i B-movies americani d’antan. Una scrittura evocativa e sensoriale. Vediamo ogni scena come in un film, ma ne sentiamo anche gli odori (spesso cattivi) come in Odorama. Si legge in un passo del romanzo: «“Purtroppo è pur sempre un mostro e di questo bisogna prenderne atto…” concluse il Professore estasiato dal suono ansimante delle sue stesse zampogne mentali…». La sola espressione «zampogne mentali» mostra la forza immaginifica di chi ha scritto questa avventura impossibile, fantastica, eppure tremendamente tangibile.
Tutt’altro che una zampogna mentale!
Cover e bozzetti di Gianluca Garofalo