Occulta bellezza: The Shrouds, a Cannes77 Cronenberg oltre la nuova carne

L’astrazione della carne, questione di definizione 8K, torsione 3D, distanza virtuale tra la decomposizione analogica e quella digitale: niente cellule, niente pixel, la materia occultata nello spazio puramente visivo di un sudario che invece di nascondere allo sguardo la materia che va via, ne palesa l’immagine… The Shrouds (in Concorso a Cannes77) è il punto di arrivo del cinema di David Cronenberg: alta definizione della nuova carne, che supera il suo antico statuto pulsionale, la funzionalità deviante appartenuta al suo essere altra materialità, per innescare un percorso di mera astrazione, dove tutto è smaterializzato, immaginato, immacolato nella sua ormai acquisita e superata putrescenza. Guardare in faccia la morte: per Cronenberg un’ossessione che proietta su se stesso (The Death of David Cronenberg, il corto ispirato dalla morte della moglie) e che diventa la traccia di una confusione tra lo statuto reale del continuare a esserci e la pulsione immaginaria della sparizione, dell’occultamento, dell’immaterialità. Un cimitero virtuale, una lapide e un display governato da una app che consente di vedere in diretta lo stato della salma del defunto, quel che resta del corpo amato… La creazione si chiama GraveTech ed è opera di Karsh, magnate dell’industria video passato a quella funeraria… Non sopportando l’idea di non vedere più la moglie Becca, morta dopo un calvario oncologico che ha comportato mutilazioni e sofferenze, l’uomo ha inventato un sudario digitale in cui avvolgere le salme e contemplarle in alta definizione ogni volta che si vuole.
 
 

 
Languida, quieta ossessione necrofila, anzi pura pulsione scopica per vincere la sparizione fisica dell’amore e tenere viva la passione per un corpo amato anche e forse di più nelle sue mut(il)azioni: i medici che portano via alla donna un seno, quello sinistro il più amato, e l’avanbraccio, poi l’anca fratturata e ricomposta… Siamo in puro territorio Crash, ovviamente…Del resto Becca, la moglie, è ossessione hitchcockiana, corpo uno e trino incarnato da Cronenberg in una Diane Kruger che assorbe in sé tutta l’occulta bellezza di questo universo occluso, introflesso… (Re)Becca, la prima moglie, che si proietta nella sorella, Terry, sua versione carnale, presente, desiderata da Karsh non meno di quella trapassata… Ma c’è anche Hunny, torsione asiatica e fantasmatica, che attrae il desiderio dell’uomo, scaturigine di tutto l’altro mondo nascosto, sotterraneo e sotterrato, forse solo immaginato e immaginario al quale attinge e nel quale si spinge Karsh: quello del complotto, del mistero che soggiace all’atto di vandalismo messo a segno contro GraveTech distruggendo il cimitero.
 
 

 
Sospetti fantasmatici, ossessioni (hitchcockiane) di donne che vivono due, tre volte appunto… Come se il tumore di Becca fosse solo il frutto di un esperimento sul suo corpo praticato da medici complottisti… Tutto reale, fisico, materiale o forse tutto irreale, virtuale, immateriale…The Shrouds, i sudari inventati da Karsh, contengono corpi e li traducono in simulacri digitali, lo scarto tra reale e immaginario è sempre più minimale, questione di micron come gli elementi che l’uomo rinviene nel teschio della moglie… The Shrouds, il film concepito da Cronenberg, contiene tutto il suo cinema e lo traduce nei simulacri digitale di una poetica che è nata dalla pulsionalità virulenta del desiderio della carne e nasce ora a nuova morte, nella pulsionalità astratta dell’anestesia digitale. L’immagine è levigata, i corpi lucidi, virtuali: Vincent Cassel è la controcopia di Cronenberg, l’upscaling della sua senescenza. Tutto risuona di silenzio e profondità, in questo film, come se il mondo fosse ormai cosa distante, inesistente: Crimes of The Future cercava il desiderio, The Shrouds trova la sua astrazione. Lunga morte alla nuova carne…