“La US Highway 59 è una riga tracciata attraverso il cuore del Texas orientale, un filo teso sulla carta stradale che lega piccole città l’una all’altra, tanti nodi da Laredo a Texarkana, sul confine settentrionale…”
Come lettore appassionato di noir la prima cosa da fare in questo 2020 è recuperare, se non lo si è già letto, Texas Blues (Bompiani, pag.317, euro 18, in originale Bluebird, Bluebird, dal titolo di una canzone di John Lee Hooker che riflette i dolori del bluesman). Si tratta del primo romanzo della Highway 59 Series, dedicato da Attica Locke al ranger nero Darren Mathews e al Texas orientale. Negli Stati Uniti è già uscito Heaven, My Home, il secondo capitolo, incentrato sul rapimento di un bambino. Attica Locke (già produttrice e sceneggiatrice della serie Empire ) sta creando una serie che parte da convenzioni narrative di genere per innovare e sorprendere. Lark è un gruppo di case vicino alle paludi, una zona arretrata, oscurata dalla povertà e dalle tensioni razziali. A fianco della Highway 59 c’è la tavola calda di Geneva Sweet (nera) dove si può mangiare un ottimo pesce gatto fritto e ascoltare il juke-box che propone sempre quei 50 brani, dal gospel al blues. Qui i neri possono sedersi al banco senza rischiare la pelle. Di fronte c’è la tenuta dei Jefferson, la famiglia (bianca) più potente della zona. Non sorprende che la città fosse stata una volta una piantagione, non sorprende che spadroneggi l’Aryan Brotherhood – “il Klan con tanti soldi e armi semiautomatiche” – una gang carceraria che conta all’incirca 10mila membri tra delinquenti in gabbia e a piede libero. In meno di una settimana dal bayou, fiume dall’acqua color ruggine con distese paludose, vengono ripescati i corpi di un avvocato nero di Chicago e di una cameriera bianca. Ritrovamento esplosivo, delitto a sfondo razziale che potrebbe innescare vendette e regolamenti di conto. Lo sceriffo locale vorrebbe non fare nulla e seppellire i casi, il ranger Darren Mathews non ci sta e inizia a indagare. In realtà è sospeso, alcolizzato, ha il matrimonio a fine corsa, una madre fuori controllo e la testimonianza in un processo per l’omicidio di un razzista che lo preoccupa. Per lui è importante affermare che il Texas è la sua terra, che non scapperebbe mai, che è un luogo dove i neri possono ottenere giustizia. Anche se è difficile. Darren sembra voler porre rimedio alle ingiustizie sotto le quali sono cresciuti i suoi familiari. Attica Locke rispetta il genere ma non abbandona mai la realtà, ci immerge il lettore. I riferimenti sono numerosi. Per questo ricorda la “storiaccia di Sandra Bland”, ragazza nera arrestata nel luglio 2015 in Texas per non avere messo la freccia (!?) e morta tre giorni dopo in carcere. Attica è del Texas e lo ama per quanto sia imperfetto, con un senso di comprensione che in alcune pagine è davvero commovente. Ha una scrittura infusa di blues (Lightnin’ Hopkins pare il padre putativo del romanzo…) che conferisce una tensione malinconica e un senso di perdita al suo stile spesso lirico (in originale è molto evocativo, comunque la traduzione di Alessandra Padoan è impeccabile). Un noir rurale intriso di musica, polvere e colore, un romanzo irrinunciabile sulla tragica collisione fra razza e giustizia in America. Oggi.