Da Ciro l’immortale a Romain Gary. Marco D’Amore legge La vita davanti a sé, uno dei romanzi preferiti di Roberto Saviano. La storia di Momo, un adolescente arabo che cresce nella banlieu parigina di Belleville (dove Pennac ambienterà il ciclo di Malaussène), completamente solo, aiutato solo da una prostituta ebrea, l’anziana Madame Rosa. Una vita ai margini, trascorsa in un anonimo condominio della periferia, raccontata ad altezza di bambino, un piccolo filosofo che definisce gli incubi:” sogni quando invecchiano” che è certo che le puttane “sono gente che si difende con il proprio culo”. L’illustrazione di un amore materno irresistibile e di una contagiosa voglia di vivere, proposta in una lingua nuova, figlia dell’immigrazione, che nel 1975 fece vincere il Goncourt allo scrittore. A posteriori giudicato come uno dei primi romanzi testimone della nascita di una Francia multietnica che avrebbe stravolto Parigi. Per la verità nessuno sapeva che quello scrittore fosse Romain Gary, per il mondo era Emile Ayar, uno dei romanzieri emergenti degli anni Settanta. Soltanto dopo il suicidio di Gary, il 3 dicembre 1980, si scoprì la verità grazie alla pubblicazione postuma di Vie et mort d’Emil Ayar. La foto di Marco D’amore è di Joyce Hueting
Qui sotto un estratto dell’audiolibro Emons