Dopo The People v. O.J. Simpson la serie American Crime Story creata da Ryan Murphy si occuperà di un altro importante caso, ovvero l’omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997 davanti alla sua villa di Miami Beach, a opera di un serial killer che si tolse la vita otto giorni dopo il delitto. Il celebre stilista avrà il volto di Édgar Ramírez, mentre il suo assassino Andrew Cunanan è interpretato da Darren Criss. In ruoli secondari compaiono anche Ricky Martin (è il compagno Antonio D’Amico) e Penélope Cruz (Donatella Versace). Sebbene i dieci episodi di The Assassination of Gianni Versace andranno in onda nel gennaio 2018 sul canale FX, non mancano fin da ora le polemiche a cui ha cercato di rispondere lo stesso Murphy davanti ai critici della TCA (Television Critics Association). Innanzitutto ha replicato alle accuse di D’Amico, piccato per non essere stato consultato e oltraggiato per una foto di scena, da lui definita “ridicola”, in cui Ricky Martin tiene tra le braccia il corpo del compagno (fu lui a trovarlo). Murphy ha affermato: «È difficile giudicare qualcosa che si vede basandosi su una foto paparazzata. E quando fai una serie come la nostra – quindi non stai facendo un documentario, ma un docu-dramma – ci sono certe libertà che prendi».
Nonostante venga approfondita la vita lavorativa di Versace, con dettagli precisi sulle sue creazioni, e familiare, soprattutto attraverso il rapporto privilegiato con la sorella Donatella, Murphy ha precisato che non si tratta di un biopic su Versace a cui «vuole rendere omaggio» perché ha sempre ammirato il coraggio con cui ha vissuto, senza paura di nascondersi (celebre l’intervista del luglio 1995 rilasciata al mensile LGBT The Advocate in cui parlava apertamente della sua omosessualità). «Il primo episodio – spiega Murphy – si occupa dell’assassinio vero e proprio, poi approfondiamo le ragioni per cui è successo. E piuttosto che sul perché Gianni Versace è stato ucciso, ci soffermiamo sul perché è stato permesso che succedesse». Ciò significa che nella serie si fa riferimento al clima politico e sociale dell’epoca e si indaga sulle ragioni per cui non è stato fatto nulla per evitare questo crimine (nel titolo si usa il termine “assassination”, deliberatamente forte), mettendo in causa l’omofobia della polizia: un episodio si intitola Don’t Ask, Don’t Tell (“Non chiedere non dire”, espressione che identifica l’atteggiamento politico degli USA in merito all’orientamento sessuale dei militari) e punta il dito contro la riluttanza della polizia di Miami ad affiggere manifesti di Cunanan quando era ricercato solo perché le sue vittime, almeno altre cinque persone, erano omosessuali. Una serie che finisce per essere anche politica, tanto più in questo preciso momento storico «con il presidente che abbiamo e il mondo in cui viviamo».
Le dichiarazioni di Ryan Murphy sono tratte da Variety e da Deadline