Su Rai1: Blanca di Jan Maria Michelini e Giacomo Martelli, la vista è un senso sopravvalutato

Forse nemmeno Rai1 si aspettava gli ascolti che Blanca, la serie liberamente ispirata ai romanzi di Patrizia Rinaldi, ha realizzato. Sei episodi, diretti da Jan Maria Michelini e Giacomo Martelli scritti da Francesco Arlanch e Mario Ruggeri, con Luisa Cotta Ramosino e Lea Tafuri e la consulenza artistica di Andrea Bocelli che hanno conquistato gli spettatori fin dalla prima puntata (5.672.000 spettatori pari al 26% di share), portando la serie a stravincere il prime time per cinque settimane consecutive (per arrivare all’ultima con 5.836.000 spettatori e il 27.94% di share).  Merito della protagonista Blanca Ferrando (Maria Chiara Giannetta), cieca dopo un incidente in cui ha perso la vita la sorella Beatrice (Isabella Mottinelli). La ragazza è diventata esperta di décodage ed è pronta a iniziare uno stage in polizia. Vista con sospetto dal commissario capo Bacigalupo (Enzo Paci) che la relega a fare caffè e fotocopie, desta la curiosità dell’ispettore Liguori (Giuseppe Zeno) che le dà fiducia quando intuisce la sua abilità nello sfruttare gli altri sensi. Nel corso delle puntate dimostra il suo valore conquistandosi la stima dei colleghi (compresa quella di Bacigalupo che la canzona chiamandola Jessica Fletcher) e trovando il suo spazio, non solo nel campo delle intercettazioni telefoniche ma anche conducendo indagini sul campo.

 

 

Blanca vuol diventare poliziotta perché sua sorella è stata uccisa («Ho visto che le stavano facendo del male e non ho fatto niente»): i flashback di lei insieme a Margherita tornano spesso insieme ai dubbi su quello che la bambina ha visto o crede di aver visto. In fondo Blanca è una supereroina – anche la scelta dell’abbigliamento va in tal senso, abitini, tute, giacche minimal caratterizzati da righe colorate e anfibi – che ha trasformato la sua disabilità in super potere. Aiutata da una buona Stella (la sua amica estetista che talvolta si trasforma nei suoi occhi), dal padre Leone (Ugo Dighero), da angeli (l’ispettore Liguori si chiama non a caso Michele, come l’arcangelo patrono della Polizia), santi (la piccola Lucia, figlia di Margherita, vittima di un serial killer nel primo episodio, ha il nome della protettrice della vista e in lei Blanca rivede se stessa bambina) e soprattutto dal fido Linneo (la bulldog Sofia), il cane accompagnatore che ha un nome maschile ma è femmina e che rende omaggio al medico che inventò la nuova lingua per schedare le piante. Se la tensione tra il dongiovanni Liguori e Blanca è fin da subito palpabile, accompagnata da divertenti siparietti in cui Blanca immagina momenti di danza scatenata e intimità con il bell’ispettore, anche lo chef Nanni (Pier Paolo Spollon) sembra essere molto premuroso nei suoi confronti. Ma – come insegna la serie – la vista è un senso sopravvalutato, che può essere ingannevole, quindi meglio stare in guardia perché non tutto è come sembra.

 

 

Ambientata in Liguria (soprattutto a Genova nei pressi del porto e dell’Acquario, a Boccadasse, tra i carruggi del centro e ci sono riferimenti anche al crollo del ponte Morandi e a Camogli dove vive la protagonista), la serie guarda a un pubblico più giovane come dimostrano le riprese, il montaggio e le musiche dei Calibro 35 (da ascoltare il brano Genova chiama con il featuring di Gorka, rapper ponentino). Non proprio quello che ci aspetterebbe dalla classica fiction di Rai1 in prima serata. Premiata con il DQ Craft Award per essere una delle produzioni più innovative a livello globale nel 2021, è la prima serie al mondo realizzata con l’utilizzo dell’olofonia, una speciale tecnica di registrazione del suono che permette di riprodurlo in modo simile a come viene percepito dall’apparato uditivo umano. Nei momenti in cui Blanca si focalizza sull’ascolto la scena si trasforma in un teatro di posa, da cui spariscono i fondali e i personaggi si muovono nel nero, rendendo in maniera suggestiva protagonista il suono. Blanca avrà un seguito (non poteva essere altrimenti visti gli ascolti), lo ha confermato il produttore Luca Bernabei in un’intervista a Repubblica: «Stiamo già lavorando alla seconda stagione. Ma non dimentichiamo che il primo supereroe è stato Don Matteo, il detective dell’anima». Amen. Nessuno vuole rubare la scena a Don Matteo (a marzo andrà in onda la tredicesima stagione con Raoul Bova nei panni di don Massimo che prende il posto di Terence Hill), ma ben vengano nuove fiction e nuove supereroine.