Accanto all’intensa attività di attore e regista cinematografico, Tim Robbins coltiva da sempre il teatro, luogo nelle sue parole “dove ricaricarmi, ritrovare energia, motivazioni, contenuti”. È infatti direttore artistico di The Actors’ Gang, compagnia losangelina da lui fondata nel 1981, il cui obiettivo è “presentare spettacoli nuovi, non convenzionali e intransigenti accanto a dinamiche reinterpretazioni dei classici”. Innovazione, tradizione e militanza sono le cifre distintive con cui la compagnia ha realizzato oltre 150 spettacoli tra cui Il tartufo di Molière, 1984 di George Orwell, Embedded, satira contro la guerra in Iraq, The Trial of the Catonsville Nine, incentrato su un atto di disobbedienza civile durante la guerra in Vietnam. L’impegno sociale e politico di Robbins è risaputo ed è condiviso dalla compagnia che promuove programmi educativi nelle scuole dell’area losangelina e, da otto anni a questa parte, propone laboratori teatrali per i detenuti delle carceri californiane (non a caso a Milano Tim Robbins ha visitato il carcere di Bollate).
Dopo l’anteprima dello scorso anno al Festival dei due mondi di Spoleto, la sua “dinamica reinterpretazione” di Sogno di una notte di mezza estate è andata in scena al Teatro dell’Arte di Milano nei giorni scorsi, per poi essere a Madrid il 27 e 28 giugno (al Festival de artes escénicas di Alcalá de Henares) e dal 3 al 6 luglio (al Festival de Almagro). “Questo tra i testi di Shakespeare è uno dei miei preferiti, ci sono così tanti strati di verità, falsità, sogno, realtà, magia e inganno. Una disputa coniugale mette a soqquadro l’intera realtà e dalla confusione che ne risulta scaturiscono comportamenti scandalosi e selvaggiamente divertenti”, così Tim Robbins spiega la scelta di mettere in scena la commedia del Bardo. E lo fa rispettando fedelmente il testo, in un lungo spettacolo che fa quasi a meno della scenografia, di costumi sontuosi e di effetti speciali per affidarsi totalmente alla recitazione degli attori e alla musica e ai rumori eseguiti in diretta da Dave Robbins e Mikala Schmitz. Efficacissimo, da questo punto di vista, l’aspetto sonoro del bosco incantato popolato da elfi e fate che si muovono con leggerezza e con grazia. Un mondo alla rovescia in cui il testo diventa centrale e la comicità emerge con forza (anche se talvolta gli attori calcano un po’ troppo la mano per strappare la risata).
Gli attori entrano in scena mentre il pubblico ancora sta prendendo posto in sala e iniziano a preparare costumi e accessori, disposti ai due lati del palco. E così sarà per tutto lo spettacolo. Non abbandonando mai la scena, i tredici attori interpretano di volta in volta tutti i personaggi del testo shakespeariano. Così, Pierre Adeli è credibile ed efficace sia nei panni di Oberon sia in quelli di Teseo e lo stesso vale per la sanguigna Sabra Williams che è Titania e Ippolita, ma anche Puck (ruolo che condivide con altri due attori). Un vero e proprio tour de force che solo verso il finale mostra un po’ la corda, quando si assiste allo spettacolo nello spettacolo della tragedia di Priamo e Tisbe allestita dagli artigiani.