A Crema, Vampiri: un itinerario fra arte, letteratura e cinema per indagare una figura fondamentale della cultura di massa

Fino al 12 gennaio 2025 si può visitare l’esauriente mostra Vampiri. Illustrazione e letteratura tra culto del sangue e ritorno dalla morte,  a cura di a cura di Edoardo Fontana, Lidia Gallanti, Silvia Scaravaggi e promossa e prodotta dal Museo Civico di Crema e del Cremasco. La rassegna, attraverso 200 opere, fa il punto sulla figura del vampiro, dalla sua genesi in antichi miti e credenze fino alla icona pop della contemporaneità. Il termine vampiro, nella letteratura europea, fa la comparsa intorno al 1730, sebbene l’origine di questa figura sia radicata in tempi lontani: nasce in culture e religioni distanti tra loro, ma accomunate dall’esigenza di trovare una spiegazione ai fenomeni esoterici del ritorno dalla morte e quindi un riferimento simbolico nella lotta tra il bene e il male. Il vampiro è un essere fluido, privo di una connotazione sessuale precisa, a cavallo tra vita e morte, che subisce malvolentieri le leggi della natura e le sovverte, incarnandosi in corpi sempre differenti e contaminando i generi e le forme di arte e di letteratura. Sul finire del XVIII secolo, il positivismo illuminista cede il passo a una letteratura più intima ed emotiva che introduce il primo Romanticismo, ove fa la sua apparizione la figura della belle dame sans merci. È facile riconoscere in questa donna misteriosa e letale, il presupposto su cui si baserà l’idea di vampiro moderno. Ecco Lilith raffigurata nel celebre dipinto ottocentesco di Dante Gabriel Rossetti, ed ecco Lamia di John Keats, Christabel di Samuel Taylor Coleridge, che sarà illustrata anche da Lucien Pissarro. (In apertura Manuel Orazi, Deception, 1903, stampa tipografica).

 

 
Nel 1816 presso Villa Diodati, sul lago di Costanza, si incontrarono Lord George Gordon Byron, il suo segretario, John William Polidori e Percy Bysshe Shelley, con la moglie Mary Wollstonecraft Godwin. Il gruppo di amici decise di sfidarsi nella stesura di racconti di terrore. Mary Shelley concepì qui il suo capolavoro Frankenstein di cui in mostra è esposta la prima edizione italiana. Dalla suggestione di un abbozzo di racconto di Byron, A Fragment,  William Polidori scrisse The Vampyre (1819). Dopo Baudelaire protagonista di arte e letteratura diventa la «musa corrotta dall’estetica del male», le donne non morte e ritornanti di Edgar Allan Poe, di Joseph Sheridan Le Fanu e di  Kipling. La sublimazione della bellezza terribile supera l’immaginario romantico per trasformarsi nella femme fatale.  È interessante notare come il vampiro, a un certo punto della sua storia, sia rappresentato in continua decontestualizzazione: può esserne un esempio la litografia nella quale Martini ritrae la Marchesa Casati come una vamp. Nel 1897 Bram Stoker pubblicò a Londra Dracula: titolo suggeritogli dal soprannome affibbiato al principe Vlad III di Valacchia. L’uomo della notte. La figura del vampiro approda anche nel paese del Sol Levante e si ritaglia un posto nell’immaginario giapponese, assolutamente autonomo rispetto alle armate di yōkai autoctoni, ma al tempo stesso nipponizzandosi e ammantandosi di nuovi livelli di lettura. In mostra la prima edizione di Dracula di Stoker in lingua giapponese tradotta da Teiichi Hirai nel 1956, il raffinato cofanetto Vampire’s Box (2022) di Takato Yamamoto.

 

 
Non mancano, in area italiana, alcuni testi, scritti tra fine Ottocento e inizio Novecento: Vampiro. Una storia vera di Franco Mistrali, le novelle di Francesco Ernesto Morando, Luigi Capuana, Giuseppe Tonsi (Il vampiro, 1904), Daniele Oberto Marrama e la poesia Il vampiro di Amalia Guglielminetti. Gli artisti cechi di area simbolista si raccolsero attorno alla rivista Moderni Revue, la cui più iconica copertina, realizzata da Karel Hlaváček nel 1896, raffigurava proprio una donna vampiro. Devono molto al romanzo gotico di Stoker sia il film Nosferatu (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, sia il suo remake, diretto da Werner Herzog . Intervista col Vampiro (1994) di Neil Jordan è tratto dall’omonimo libro di Anne Rice  pubblicato nel 1976 e capostipite di una fortunata serie di storie che raccontano una complessa genealogia di vampiri. L’anno precedente Stephen King pubblicò, ’Salem’s Lot in mostra con I am legend di Richard Matheson che, per la prima volta, attribuisce il vampirismo alla diffusione di un virus. Edvard Munch dedica più di una incisione ai vampiri, raffigurati in un gesto ferino teso tra amore e dolore: in mostra una vignetta del 1906. Si passa per le linee tormentate dell’espressionista austriaco Oskar Kokoschka , le illustrazioni surrealiste di Max Ernst per i collage di Une semaine de Bontè, fino alla sintesi pop di Andy Warhol che elegge Dracula tra le dieci icone della storia dell’umanità. In mostra la litografia a colori dalla serie Myths Suite (1981). I vampiri conquistano anche le copertine dei fumetti Alan Ford e Dylan Dog e s’insinuano tra le pagine di Corto Maltese, con Dracula di Guido Crepax.