
Dall’Australia al Ghana, da Dove sognano le formiche verdi a Cobra Verde (che Herzog trasse dal romanzo di Chatwin Il viceré di Ouidah), dalla Patagonia alle colline del Galles. Questo film, tra i più intimi e malinconici di Herzog, attraversa luoghi e incontra persone legate allo scrittore inglese, ne ricostruisce un ritratto in flagranza, pieno di quello stesso stupore che sapeva infondere nei racconti. Perché Chatwin era capace di sedurre chiunque con le sue parole e le sue iperboli. “Bruce non diceva mezze verità, ma diceva una verità e mezza, abbelliva i fatti per renderli ancora più veri” spiega lo studioso Nicholas Shakespeare e il pensiero corre subito alla verità estatica herzoghiana, ai “paesaggi sconvolti” cercati dall’uno e rappresentati dall’altro. I pastori del Sole in Wodaabe, che Herzog mostrò all’amico poco prima di morire o i diecimila mulini a vento dell’isola di Kos in Segni di vita. Pellegrinaggi alla ricerca dell’anima del mondo. “Luoghi in cui i nostri percorsi si sono incrociati o che avevamo esplorato, indipendentemente l’uno dall’altro”. Chatwin non fece in tempo a vedere Gasherbrum – Der leuchtende Berg (The Dark Glow of the Mountain, 1993) ma si sarebbe certo ritrovato nei discorsi tra Herzog e Rehinold Messner: “Ho pensato che un giorno potrei solo camminare, camminare attraverso i deserti, le foreste, senza vedere niente davanti a me e niente dietro di me, solo continuare a camminare e che la mia vita sarebbe finita nel momento in cui sarebbe finito il mondo”. “È strano – conclude Herzog – ho sempre avuto anch’io la stessa fantasia, di camminare senza una meta, da solo”. “Prima o poi lo farò – risponde Messner – camminare senza guardare indietro, senza avere bisogno di nulla, senza destinazione. Per me il mondo è senza fine. Finirà quando finirà la mia vita”. Impossibile, allora, non pensare a Chatwin, che risuona ormai stabilmente nel cinema di Herzog, anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1989 a soli 49 anni. A partire da Grido di pietra, girato proprio in Patagonia nel 1991, ogni film ci appare come una continuazione dei loro dialoghi, connessioni che proseguono film dopo film. Pilgrimage, Kalachakra – La ruota del tempo, Il diamante bianco, Encounters at the End of the World, Cave of Forgotten
Dreams, Queen of the Desert. Lo stesso Chatwin in Che ci faccio qui? scriveva dell’amico regista: “Lui e io abbiamo in comune la convinzione che camminare non è semplicemente terapeutico per l’individuo ma è un’attività poetica che può guarire il mondo dei suoi mali”. Nomad. In cammino con Bruce Chatwin è un film pieno di commozione e poesia, semplice eppure anche così denso che una sola visione non basta ad afferrare tutte le direzioni che questo ennesimo viaggio ci indica.
