Su Sky Nomad – In cammino con Bruce Chatwin di Werner Herzog: elogio dell’irrequietezza

“So di essere sempre alla ricerca di un luogo decente e conveniente per l’uomo, un luogo che è talvolta un paesaggio utopico”, dice Herzog a proposito del suo continuo viaggiare negli angoli più remoti del mondo. È un viaggiare che si perfeziona camminando, che ha il respiro del passo, la durata trattenuta dall’incedere più lento e più pesante. “I miei passi sono decisi. E ora trema la terra. Quando io cammino, cammina un bisonte. Quando mi fermo, si riposa una montagna”, scriveva in Sentieri nel ghiaccio a proposito del suo viaggio a piedi da Monaco a Parigi per andare da Lotte Eisner malata. Il viaggio più estremo che Herzog abbia mai realizzato e che ha raccontato in un libro sottile, che Bruce Chatwin portava spesso con sé nei suoi viaggi, in quello zaino di pelle che regalò a Herzog quando oramai gli fu chiaro che non sarebbe mai più potuto tornare sulla strada. In Nomad In cammino con Bruce Chatwin  il regista bavarese torna indietro nel tempo e nello spazio a cercare le molte connessioni tra sé e l’amico scrittore, i luoghi visitati da entrambi, le ossessioni, le aspirazioni, i progetti. Un’amicizia viscerale e inevitabile tra due cacciatori di immagini “originarie”, desiderosi di vedere le stranezze del mondo camminandoci dentro.

 

 

Dall’Australia al Ghana, da Dove sognano le formiche verdi a Cobra Verde (che Herzog trasse dal romanzo di Chatwin Il viceré di Ouidah), dalla Patagonia alle colline del Galles. Questo film, tra i più intimi e malinconici di Herzog, attraversa luoghi e incontra persone legate allo scrittore inglese, ne ricostruisce un ritratto in flagranza, pieno di quello stesso stupore che sapeva infondere nei racconti. Perché Chatwin era capace di sedurre chiunque con le sue parole e le sue iperboli. “Bruce non diceva mezze verità, ma diceva una verità e mezza, abbelliva i fatti per renderli ancora più veri” spiega lo studioso Nicholas Shakespeare e il pensiero corre subito alla verità estatica herzoghiana, ai “paesaggi sconvolti” cercati dall’uno e rappresentati dall’altro. I pastori del Sole in Wodaabe, che Herzog mostrò all’amico poco prima di morire o i diecimila mulini a vento dell’isola di Kos in Segni di vita. Pellegrinaggi alla ricerca dell’anima del mondo. “Luoghi in cui i nostri percorsi si sono incrociati o che avevamo esplorato, indipendentemente l’uno dall’altro”. Chatwin non fece in tempo a vedere Gasherbrum – Der leuchtende Berg (The Dark Glow of the Mountain, 1993) ma si sarebbe certo ritrovato nei discorsi tra Herzog e Rehinold Messner: “Ho pensato che un giorno potrei solo camminare, camminare attraverso i deserti, le foreste, senza vedere niente davanti a me e niente dietro di me, solo continuare a camminare e che la mia vita sarebbe finita nel momento in cui sarebbe finito il mondo”. “È strano – conclude Herzog – ho sempre avuto anch’io la stessa fantasia, di camminare senza una meta, da solo”. “Prima o poi lo farò – risponde Messner – camminare senza guardare indietro, senza avere bisogno di nulla, senza destinazione. Per me il mondo è senza fine. Finirà quando finirà la mia vita”. Impossibile, allora, non pensare a Chatwin, che risuona ormai stabilmente nel cinema di Herzog, anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1989 a soli 49 anni. A partire da Grido di pietra, girato proprio in Patagonia nel 1991, ogni film ci appare come una continuazione dei loro dialoghi, connessioni che proseguono film dopo film. Pilgrimage, Kalachakra – La ruota del tempo, Il diamante bianco, Encounters at the End of the World, Cave of Forgotten Dreams, Queen of the Desert. Lo stesso Chatwin in Che ci faccio qui? scriveva dell’amico regista: “Lui e io abbiamo in comune la convinzione che camminare non è semplicemente terapeutico per l’individuo ma è un’attività poetica che può guarire il mondo dei suoi mali”.  Nomad. In cammino con Bruce Chatwin è un film pieno di commozione e poesia, semplice eppure anche così denso che una sola visione non basta ad afferrare tutte le direzioni che questo ennesimo viaggio ci indica.