Anime dannate: Noir Casablanca di Kamal Lazraq

Tutto in una notte, nella periferia oscura, sporca e malfamata di Casablanca, tra la terra secca e i cumuli di rifiuti e sacchi neri ai margini delle strade. Una Casablanca lontana da ogni stereotipo bogartiano, città infelice e segreta che vive di una rete malavitosa invisibile e spietata. In questa notte marocchina l’esordiente Kamal Lazraq pedina Hassan (Abdelatif El Mansouri) e Issam (Ayoub Elaid), padre e figlio protagonisti di Noir Casablanca, incaricati da un boss locale di rapire il guardaspalle del suo rivale, dal quale era stato offeso dopo un combattimento clandestino di cani e nel quale il suo cane era morto. Ma Hassan e Issam sono due poveracci, non sono malviventi, ma solo scarsa manovalanza e l’errore che faranno costerà caro ad entrambi durante una notte da odissea in un percorso infernale, tra incubi reali e onirici in quelle visioni notturne allucinate e raccapriccianti. Premio della Giuria a Cannes 2023 nella sezione Un certain regard, Noir Casablanca, esordio di Kamal Lazraq, è un film votato ad un realismo spietato, che però sa ricomporre nel suo corpo narrativo, tutto sommato solido nonostante qualche lungaggine che allenta il ritmo, anche una visione non trascurabile del cinema notturno, in quei chiaroscuri che sembrano accentuare la tragedia che aleggia sulla storia. Noir Casablanca è un film che sa di racconto estremo della morte, con i suoi personaggi al limite del demoniaco, in una specie di horror popolato da vampiri. Lazraq non sembra avere mezze misure e traccia linee nette nell’evoluzione della storia, senza alcuna pietà per i suoi personaggi scavati nell’anima così come lo sono nei corpi. Un cinema quasi estremo, segnato da scenari di sottofondo come il ricorrente tema del rapporto padre-figlio che sembra invertirsi nella pratica funzionalità della storia, nella razionalità delle scelte proposte da Issam rispetto a quelle che si rivelano inopportune di Hassan.

 

 
Un rovesciamento di ruoli che allenta i legami della tradizione, che stravolge le regole sociali consolidate. Casablanca, in questo thriller noir carico di una irregolarità sociale e umana opposta all’immagine di modernità che solo di sfuggita si riesce a cogliere della metropoli, rivela il suo volto meno romantico, più eversivo e distante da ogni convenzione, una visione cupa in quel notturno eterno dentro il quale ci conduce il film. Resta il tema religioso, quello della tradizione del traghettamento dei morti. Una tradizione più dura da vincere, più radicata anche nella coscienza dei malviventi che non sanno rinunciare ai riti religiosi prima del seppellimento anche se clandestino. I riti di purificazione dedicati ai defunti e quelli dedicati ai vivi, come quelli che padre e figlio consumano nel silenzio ripulendo i loro corpi dal tanfo che li ha accompagnati durante tutta la notte. Un rito che serve, nella sua iconica e trasparente manifestazione, anche allo spettatore che porta a compimento con un lavaggio che elimina ogni scoria accumulata in questa notte odisseica in quel lavaggio che sembra ripulire anche le immagini. Lazraq mutua le sue immagini da quel cinema di genere che ha fatto scuola, quel cinema urbano nelle cui illuminazioni notturne troviamo pezzi disordinati di verità. Anche in Noir Casablanca accade lo stesso, tra i demoni che popolano la notte e una specie di ansia di morte che pervade il film.

 

 
Anche questo film, in realtà, ci spinge a guardare attraverso una lente che ci porta in quel labirinto dove muoiono le speranze e finiscono i sogni per diventare incubi, come quelli che assalgono Hassan in bilico tra essere padre inutile e anima definitivamente dannata. Nell’illusione di un tempo reale si snoda dunque questa storia che sa restituire, nel suo lucido realismo senza alcuna indulgenza, uno sguardo che non scende a compromessi, ci obbliga a guardare laddove non vorremmo guardare. E il cinema di Lazraq sembra avere assolto al proprio compito disvelatore di incubi notturni, di miserie da sobborgo, di personaggi disperati come i cani randagi che popolano i deserti cittadini o i ritrovi clandestini delle loro furiose battaglie. Da quei luoghi prende avvio questa storia mostrandoci il sangue e quel buio infernale che dominerà la scena di questo cupo road movie metropolitano.