La fine dell’U.R.S.S.: The Event di Sergei Loznitsa su MUBI

11781682_950717808321954_2455024209058815447_nL’evento che il regista ucraino Sergei Loznitsa (nato però in Bielorussia) descrive nel suo anacronistico film Sobytie (The Event, appunto) è quello vissuto dall’Unione Sovietica nell’estate del 1991. Dopo le elezioni e in seguito a anni di sofferenze economiche profonde per il popolo, in agosto i comunisti conservatori azzardano un colpo di stato, che fallisce per la resistenza guidata da Eltsin e per il rifiuto di Gorbačëv – tenuto prigioniero – di aderire alle richieste dei golpisti. Le strade di San Pietroburgo (allora Leningrado) si riempiono di folla, la gente riunita costruisce le barricate, si incontra per parlare e discutere dei cambiamenti necessari e urgenti. Usando materiali di archivio (visivi e sonori), Loznitsa raggruppa un universo disperso, associa voci e immagini, volti, corpi, parole, dichiarazioni, suoni, silenzi. Un bianco e nero chiaro, quasi televisivo, per farci vedere e sentire quello che in pochi al tempo poterono vedere, perché le televisioni trasmisero ininterrottamente in quei giorni Il lago dei cigni (che qui si insinua nelle diverse fasi narrative del film su un eloquentissimo schermo nero).

 

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E si resta storditi dalla forma della protesta, da quella rivoluzione pacifica, ma prima di tutto dialettica, affidata alle parole e alle speranze, prima che alla violenza e agli slogan urlati. I manifestanti sono filmati nel loro silenzio. Attendono che l’evento si compia e lo vivono aspettando. In questo senso si parlava di film anacronistico, in quanto ci mostra un mondo che non c’è più, e si sottolinea in più modi questo disastroso cambiamento. Politicamente, dunque, Loznitsa, architetta un film in cui lo spettatore e le immagini si parlano più di quanto si possa pensare. C’è una ragione per mostrare ora quelle immagini d’archivio. E il cortocircuito non riguarda solo i russi di oggi. Nel vedere quegli uomini e quelle donne così concentrati nei loro discorsi, lucidi e semplici, ma presenti, nel notare la totale assenza di fanatismo o di populismo nelle loro parole, ci sovrasta un senso malinconico di sconfitta. Non vedremo mai più manifestazioni di questo tipo. Non saremo mai più capaci di vivere la vita politica (e non solo) nel suo aspetto riflessivo. È arrivato il tempo del conflitto fine a se stesso, della messa in scena ad ogni costo, acritica e improduttiva. 19744-The_Event_3Certo, con questo film Loznitsa porta avanti il ritratto di una città, che altre volte ha raccontato nel suo lavoro, ma la distanza del tempo e dello sguardo gli conferisce un valore universale, l’idea pressante di un presente incapace di tanta pienezza. “La mitologia che si è creata attorno ai fatti del colpi di stato del 1991 – dice il regista – hanno messo in ombra gli accadimenti reali ed è solo oggi, 25 anni dopo, che possiamo prendere le distanze dai pregiudizi, rimuovere propaganda e speculazioni, e vedere e giudicare gli eventi in un contesto contemporaneo”. Quello che interessa qui non è la politica in quanto tale, ma la gente che la fa e la vive quotidianamente, con i gesti e i discorsi di ogni giorno.