Maria e l’amore di Lauriane Escaffre e Yvo Muller: una seconda possibilità per tutti

Parigi. Maria Rodrigues è una donna di mezz’età, sposata da più di vent’anni con l’abulico Horatio (che non ha perdonato il suo miglior amico perché fidanzato con la loro figlia Charlotte) e per sopravvivere si occupa – con onore – di pulizie. Dopo la dipartita dalla sua ultima e anziana cliente, Maria viene assunta presso l’Accademia di Belle Arti, avendo così modo di rapportarsi con nuove colleghe, con docenti particolari e studentesse visionarie ma, soprattutto, col curioso  e apparentemente burbero custode Hubert col quale inizia a stringere una forte amicizia. Scritto e diretto a quattro mani dagli esordienti (nel lungometraggio) Lauriane Escaffre e Yvo Muller (si ritagliano, con gusto, due piccoli ruoli-sagoma che popolano la pittoresca fauna accademica), Maria e l’amore si rivela commedia leggerissima, soffice, senza eccessivi sbrodolamenti che potrebbero alzare la glicemia degli spettatori. E forse tutto ciò rappresenta al contempo sia la sua forza, sia la sua debolezza: la storia risparmia testacoda o possibili sarcasmi su cui si sarebbe potuto spingere l’acceleratore (gli spunti sono numerosi: dalla condizione femminile di mezza età ai divari anagrafico-affettivi ai pretesti furbi dell’arte concettuale odierna) puntando quindi sulla linearità degli eventi, sulla semplicità dei soggetti raccontanti: su tutti la protagonista, timida e goffa, ricettiva però agli stimoli del nuovo ambiente di lavoro e, quindi, capace di reagire delicatamente alle mediocrità di una vita ordinaria.

 

 

La deliziosa Karin Viard indossa alla perfezione i panni anemici di Maria, sarà il suo sguardo liquido consapevole di riscatto, sarà che non ha tabù nel mostrare il proprio corpo con innocenza (quante attrici di 56 anni sarebbero disposte a farlo?). E dimostra, così, che non importa essere dive (non è il suo caso) o comprimarie per accettare un ruolo psicologicamente agevole e dimesso (via nevrosi e ansie da ricche newyorkesi alla Club delle prime mogli) bisognoso di stimoli (Maria si diletta nella scrittura poetica) e, più che mai, di una seconda chance affettiva. A fargli da ottima spalla, Grégory Gadebois nel ruolo del custode Hubert, il quale ci insegna – ancora – che l’aspetto fisico non è tutto (meno male). Ecco, nonostante l’estrema semplicità racchiusa al suo interno, la lezione di Maria e l’amore (il titolo originale è Maria rêve, ovvero Maria sogna) è quella di non smettere mai di sperare che qualcosa potrà accadere nella nostra vita, e che tutti noi meritiamo una seconda possibilità. Maria lo sa eccome.