Torino 38 – Una lettera d’amore in Dear Werner, di Pablo Maqueda

La storia dalla quale prende origine il film del giovane regista spagnolo Pablo Maqueda è nota per i cinefili. Nel 1974 Werner Herzog, all’epoca emergente regista tedesco ed esponente di quella nouvelle vague alemanna, essendo venuto a sapere del grave stato in cui versava la sua amica Lotte Eisner, studiosa, critica del cinema, ma anche scrittrice e poetessa, decise di intraprendere un viaggio a piedi in forma di pellegrinaggio da Monaco a Parigi, un gesto che avrebbe dovuto scongiurare la morte di questa figura centrale per il cinema tedesco. A distanza di quarantasei anni da quell’avvenimento – diventato mitico nella biografia di Herzog e che costituisce sicuramente un tratto aggiuntivo di quelle sfide che il suo cinema sempre audace ci ha regalato – Pablo Maqueda esordiente ha replicato quel viaggio, indirizzando con questo suo film Dear Werner, in Concorso nella sezione dei Documentari, una lettera d’amore al regista tedesco, suo mentore e ispiratore. Dear Werner è dunque la replica di una sfida e diviene sfida anche questa, con le proprie paure e le proprie resistenze, innanzi tutto con la paura di confrontarsi con una genialità cinematografica riconosciuta. Maqueda ripercorre quei passi e aggiorna la sfida titanica del cinema come occhio spalancato sulle possibilità, affidando ad una indubbia potenza di certe immagini i suoi stati d’animo, che la voce fuori campo sottolinea con sincere e mai artefatte inflessioni. Il film è insieme diario di viaggio, omaggio incondizionato al regista tedesco e rilettura in chiave di una nuova sperimentazione delle sensazioni che li hanno ispirato, dei film e in genere del cinema di Herzog. Pablo ha l’aria rispettosa del neofita, dimessa di chi sa di avere deciso di confrontarsi con uno dei cineasti più onnicomprensivi del ‘900, però ha dalla sua le capacità e la volontà di ripetere quei passi fisici, ma anche di confrontarsi schiettamente con quelle immagini. Un confronto che parte da quelle originali, dai film amati e resi quasi feticcio costante di una passione che pare inesauribile. È dentro una grotta, incontrata sul cammino dentro una foresta tedesca che il suo sguardo e quello della macchina da presa diventano quasi lucidi ed è questa lucidità a suggerire una intuizione. Così come nel film Cave of forgotten dreams Herzog sembrava avere filmato i sogni perduti, forse è invece in quell’anfratto nascosto della terra che si depositano i progetti perduti, mai realizzati, uno scrigno che la terra protegge e seppellisce. Un’evocazione che sicuramente piacerebbe al regista tedesco che l’ha ispirata.

 

 

 

È così che il film diventa una assoluta immersione, diremmo psicologica e cinefila, nelle immagini di Herzog, che vengono ripetute con la stessa forza evocativa in quelle di Maqueda nella sovrapposizione costante un desiderio inespresso di identificazione. Un omaggio che si fa ancora più denso di quell’inespresso desiderio di assoluta imitazione/identificazione attraverso la lettura di brani tratti dal libro Sentieri di ghiaccio che Herzog scrisse quale resoconto e diario di quel suo pellegrinaggio quasi votivo. Poi l’arrivo in quella Parigi che per gli appassionati è soprattutto la Cinemateque dentro la quale si sono espresse le genialità e le arti del cinema. Maqueda, dopo essere partito durante una nebbiosa mattina da casa sua ed essere scomparso al mondo in quella nebbia, ricompare al mondo in quel luogo, anfratto del mondo anch’esso, dove davvero il cinema ha sempre avuto una sua sede naturale e laddove, i progetti che lo hanno reso importante, hanno trovato il sedimento giusto per proliferare. Un luogo fatto grande e mitico anche dal lavoro appassionato e costante di Lotte Eisner. È per questo che ancora oggi alla Cinémathèque sembra potersi ritrovare la sua anima e la sua passione, lei che tutto questo e ancora molto altro prima ha ispirato. Nessuno può oggi sapere quale sarà il futuro di questo giovane regista, sappiamo solo che questo film, diventando una dichiarazione di intenti e una lettera d’amore per il cinema e per uno dei suoi maggiori autori e come tale sempre avvolto da un alone di sincero rispetto diventerà un punto fermo di riferimento al quale attingere per aver riversato in questa impresa una volontà ferrea e una energia tale da utilizzare in futuro per il suo cinema.