Ufo Robot Goldrake: colmare le distanze

La distanza più grande non è quella che ha diviso l’eroe di Ufo Robot Goldrake dal suo pianeta natale, ma quella che la serie animata ha dovuto colmare per tornare finalmente disponibile al pubblico: quarant’anni esatti, che hanno descritto la parabola del cartoon dai fasti delle prime programmazioni Rai al presente, passando per le polemiche, il confino sulle emittenti private, e poi l’oblio, complice recuperi mancati e complesse e un po’ paradossali questioni legate ai diritti che hanno diviso i detentori sia in patria che nel nostro paese. Anticipata da una raccolta DVD economica per le edicole, lo scorso ottobre è quindi infine arrivata la collezione ufficiale Blu-Ray Disc di Yamato Video (su distribuzione Koch Media), e con lei l’occasione della riscoperta. Per chi si fosse nel frattempo distratto, Ufo Robot Goldrake è la storia della resistenza terrestre all’impero galattico di Vega, portata avanti dal transfuga di uno dei pianeti già devastato dagli invasori. A bordo del robot Goldrake, il prode Actarus ingaggia così una battaglia che lo vede diviso fra la dedizione a un nuovo mondo che non merita di rivivere l’inferno dei pianeti già conquistati, e un’indole pacifica che lo pone quale eroe suo malgrado. Un elemento discriminante rispetto alla precedente tradizione dei robot con piloti decisamente più dediti alla missione, qui incarnati da Koji Kabuto, già protagonista di precedenti epopee e stavolta nel ruolo del comprimario. Piccole crepe aperte insomma in una struttura episodica e consolidata, con l’invio di un mostro spaziale nemico cui Goldrake oppone ogni volta la forza delle sue armi, che nella ripetitività quasi rituale degli attacchi urlati a squarciagola appaga l’attesa di ogni nuova puntata. Un gioco di distanze quindi, temporali e spaziali: è interessante notare come sin dalla prima puntata il già citato Kabuto si ponga quale elemento di continuità fra saghe e culture. Il suo arrivo dall’America dopo gli studi alla NASA e il nuovo lavoro al centro di ricerche spaziali lo pongono subito quale alfiere di un Giappone che alla tradizione sa affiancare la voglia di conoscenza – si cita in particolare l’esempio dei pionieri che nel XIX secolo aprirono la nazione allo scambio con l’estero. In questo senso assume particolare merito il fatto che il ruolo di difensore sia affidato a un esterno. Se la prima parte del racconto si concentra in modo particolare su Actarus, principe infelice e senza identità – la sua vera natura di alieno è nota a pochissimi – nel prosieguo del racconto il personaggio, pur senza perdere il suo peso, diventa elemento di una gestione più corale, affiancato com’è da comprimari amici che lo aiutano in battaglia. Il racconto, infatti, porta avanti l’idea di una condivisione del mondo evidentemente cara agli autori, in primis Go Nagai, il mangaka creatore della storia e da sempre aperto a influenze provenienti tanto dal passato del Giappone quanto dalle culture occidentali: Ufo Robot Goldrake, infatti, pesca dalla moda sua contemporanea degli avvistamenti ufologici, cui unisce atmosfere western (Nagai ama molto quello italiano), una spruzzata di tradizioni nelle usanze dei personaggi e un pizzico di autoreferenzialità (il buffo personaggio di Rigel era già presente in altre opere dell’autore). L’obiettivo è creare una sorta di ipertesto dove elementi tra loro diversi possono costituire un bagaglio comune, che rompa il conservatorismo del Giappone più tradizionalista e restio alla cultura dello “straniero”. In questo senso, i cattivi dell’impero di Vega, intrisi di ideali superomistici, si rivelano animati da rivalità e cultura del sospetto reciproco, in netta opposizione alla concordia terrestre. La natura angelica di Actarus, esemplificata dalle sue reazioni fisiche superiori e dal sangue compatibile con ogni gruppo sanguigno terrestre, viene invece modulata nel senso di una gentilezza d’animo sempre aperta all’altruismo e all’inclusione. Tematiche dunque rivelanti ancora oggi e che allontano in modo deciso le accuse di violenza cui la serie fu sottoposta in passato nel nostro paese.

Tutto questo poggia sull’ottimo mestiere dello staff di Toei Animation, la più importante major nipponica per quanto riguarda l’animazione pre-Studio Ghibli, che già dalla fine degli anni Sessanta si era votata a collaborazioni fruttuose con importanti autori del fumetto giapponese e aveva portato nella serialità televisiva uno stile pittorico – in particolare negli sfondi, dove il pioniere Mataharu Urata aveva introdotto l’uso del colore a olio. Nello specifico, Ufo Robot Goldrake ha avuto poi il merito di esasperare l’espressività delle figure, grazie al design di Kazuo Komatsubara e Shingo Araki, autentici maestri del settore, che hanno esaltato il potenziale iconico degli eroi, attirando un pubblico sia maschile che femminile. La regia dal taglio cinematografico nelle inquadrature, con prospettive esasperate, pose plastiche e uso di piani sequenza ha fatto il resto. In questo modo le serie Toei hanno saputo colmare le lacune dovute alla scarsa fluidità delle scene, figlie dei budget ridotti per il piccolo schermo. L’edizione Blu-Ray di Yamato Video e Koch Media propone l’intera serie di Ufo Robot Godrake in tre cofanetti, in versione restaurata e con doppio audio italiano: l’edizione classica della Rai si affianca infatti a quella realizzata nel 2007 per un’edizione DVD poi rimasta incompleta, uno dei tanti tentativi falliti cui si accennava in apertura. La nuova traccia, più curata nella traduzione dei testi e nella continuità dei nomi, fornisce perciò nuovi spunti di analisi, mentre la versione d’epoca mantiene il fascino nostalgico della tradizione. Un altro modo di creare condivisione e colmare le distanze.