Albertine Where Are You? di Maria Guidone

SIC@SIC7 – La mutevole verità dei cortometraggi della Settimana Internazionale della Critica

Come le lumache di Margherita Panizon

Si muovono nel solco di una realtà instabile i sette cortometraggi in concorso alla settima edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica). È una selezione eccellente di opere di giovani autrici e autori italiani che non sono ancora approdati alla forma del lungometraggio. Nei sette corti e nei due eventi speciali fuori concorso si profilano i contorni di una generazione di artisti capaci di declinare, con carisma ed estro immaginifico, le contraddizioni di un presente opaco e ineffabile. Colpisce innanzitutto la quasi totale mancanza di dolorismo, di quell’autocompiacimento nel denudare la sofferenza individuale e collettiva, di smascherarne ogni piega per offrirla alla curiosità voyeuristica dello spettatore. Non che ci sia qualcosa di rassicurante in questi lavori: prevalgono le inquietudini di un passato sempre pronto a infestare il presente e un senso generale di ennui, che spesso sconfina nell’angoscia esistenziale e che paralizza i protagonisti in una dimensione sospesa, impasto di attese e rimpianti. Sono inquietudini che si raccontano da sé, con la forza delle immagini, senza estremizzazioni che rischino di renderle posticce o goffe. Apre la rassegna una vera e propria chicca, Albertine Where Are You? di Maria Guidone (immagine in apertura). Il corto tenta di ricomporre il ritratto sfuggente di Albertine, giovane fanciulla indipendente e vitale, che resiste a ogni tentativo di essere inquadrata, assoggettata, posseduta. Non solo dai suoi amanti e dalle sue amanti, ma anche dalla narrazione stessa e dallo sguardo dello spettatore. Il risultato è un flusso caleidoscopico dal sapore vintage, un omaggio seducente all’estetica anni ’80 in cui scorrono memorie estive, baci e carezze, schermaglie e scambi di ruoli, sempre all’intersezione di realtà, immaginazione ed echi letterari. L’Albertine di Guidone si sovrappone infatti all’omonima ragazza che ricorre sovente nella proustiana Recherche: di lei si sa poco, forse non è mai neppure esistita. Dalle spiagge dorate dell’ultima estate di Albertine si passa a Come le lumache di Margherita Panizon. L’insofferenza di Albertine, il suo essere queer nel senso più ampio del termine, l’essere cioè tetragoni alle convenzioni e a ogni tassonomia identitaria, nel corto di Panizon riecheggia nell’incontro ambiguo e a tratti commovente tra un adolescente e un immigrato di passaggio. Due giovani che condividono istanti di intimità, prima immersi nella natura e poi in un centro abitato, ignorando i bulli e gli altri in generale, come le lumache del titolo: indifferenti alle sorti del mondo.

 

Puiet/Sapling di Lorenzo Fabbro e Bronte Stahl

 

Il conflitto tra natura come orizzonte di libertà e il contesto sociale come dimensione fatta di aspettative e norme codificate ritorna anche in Puiet / Sapling, un sobrio e convincente coming-of-age firmato da Lorenzo Fabbro e Bronte Stahl. Il corto ruota intorno al microcosmo di un bambino rimasto solo, che cerca il suo posto nel mondo tra i rifiuti degli adulti e l’autenticità della natura. Nostos di Mauro Zingarelli si serve di un registro distopico con ritmi serrati e atmosfere cupe: in un futuro prossimo, segnato dalla fame e dalla lotta per il silicio, un vecchio game-boy offre un istante di tregua dalla brutalità del presente. I più sentiti ed efficaci a rievocare la fine dell’amore, la nostalgia di una fase della vita da cui forse non ci si è ancora congedati sono Resti di Federico Fadiga e La stanza lucida di Chiara Caterina. Il primo è un racconto nostalgico che non lesina ralenti e inquadrature convulse, restituendo frammenti di un amore di infanzia, forse solo vagheggiato e mai veramente vissuto. Il secondo rinuncia alla parola, affidando la fenomenologia di una separazione a primi piani del disfacimento di un ambiente domestico. La camera passa in rassegna dettagli del volto del giovane protagonista, un bambolotto, lo schermo di uno smartphone: si procede per accumulo di immagini non significative, di gesti minimi, senza una sistemazione specifica, sì da dare un’impressione crepuscolare di noia e abbandono, di un declino che da individuale assurge quasi a male collettivo. Le atmosfere assolate del Sud di Albertine incorniciano anche la storia di Reginetta di Federico Russotto, seppur in una chiave decisamente dark che sfiora l’efferatezza dei body-horror.

 

Reginetta di Federico Russotto

 

Un plauso particolare ai due cortometraggi fuori concorso che hanno inaugurato e chiuso la rassegna. Pinned Into a Dress di Gianluca Matarrese e Guillaume Thomas è un racconto documentaristico e intimista che segue con partecipazione ma senza pietismo i retroscena, gli abusi e il calvario psicologico e fisico di Miss Fame, la drag queen più iconica del mondo della moda. Happy Birthday di Giorgio Ferrero è stato confezionato da remoto tra diversi paesi, proprio nei giorni in cui scoppiava il conflitto con l’Ucraina. Al centro c’è Bianca (conosciuta in rete come Electa), ventenne di un quartiere brutalista di Mosca che trova conforto su internet, in una comunità di coetanei attivisti. Il film indaga senza sbrodolamenti le frustrazioni dei ventenni di oggi, avviliti dai disastri ambientali, dai conflitti bellici e dall’inerzia degli adulti. Il candore dei movimenti di danza della protagonista, la sua ossessione per il bianco, il rigore delle geometrie oppressive dell’architettura sovietica fanno di Happy Birthday venti minuti di grande cinema.

 

Pinned Into a Dress di Gianluca Matarrese e Guillaume Thomas