Notte fantasma di Fulvio Risuleo: viaggio al termine dell’umanità

Sono sempre una questione di (poco) tempo, di intrecci che consegnano stringenti ai personaggi e movimenti narrativi intrecciati, le storie di Fulvio Risuleo, cineasta (e autore e disegnatore di fumetti) classe 1991. Questa volta, poi, con Notte fantasma, suo terzo lungometraggio – presentato in Orizzonti Extra alla Mostra di Venezia 2022 e a seguire in Alice nella città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma -, le coordinate portano a un racconto che nasce e si dipana notturno per chiudersi infine sulle prime luci del mattino, sulle acque perpetue del Tevere. «Come sceneggiatore del film il mio lavoro è quello di creare dialoghi chiari e stilizzati. Come regista ho l’obbligo di manometterli, trasformarli e renderli realistici […] La notte isola i personaggi come se, nel buio, il tempo fosse fermo e lo spazio diventasse un luogo astratto», spiega Risuleo. Che nuovamente sceglie la sua città come personaggio costante e mobile, mutevole, una Roma che da archivio universale delle storie e delle immagini si converte qui obliquamente in territorio da mappare e insieme “liberare”, in una rete di segni strappata, da Termini al Mandrione al Verano, da San Lorenzo all’Isola Tiberina.

 

 

Il cinema, in fondo, anche qui, sottotraccia, resta quello che crede che altri mondi siano possibili, che prospettive fantastiche possano deviare il reale: è cioè lo stesso cinema che saltellava giocosamente, quasi con piglio gondryiano, sui tetti di Guarda in alto; che si inventava la libertà e la fuga finale del bulldog francese preso in ostaggio in Il colpo del cane; ora però i destini incrociati seguono le tracce di un noir livido e scorbutico, di una scrittura più cupa, tanto rarefatta quanto fisica, concreta, ottica. Un ragazzo di 17 anni e mezzo, Tarek (Yothin Clavenzani, Skam Italia 5), studente di un liceo artistico e figlio di padre egiziano e madre indonesiana: i suoi amici romani lo attendono ma prima deve acquistare malvolentieri hashish per loro. Compra e sguscia via, viene però subito fermato da un poliziotto in borghese (Edoardo Pesce, diretto da Risuleo già in Il colpo del cane e nei corti Varicella L’uomo materasso) che lo trascina in macchina, per portarlo in centrale… Ovviamente le cose andranno diversamente e si tratterà di un breve-lunghissimo viaggio per le strade della città (e dentro i protagonisti). 

 

 

Abusi di potere, diffidenza, paura, schermaglie, risse, soste, fughe, schianti, rovesciamenti, comprensione, pietà: sono i rintocchi, i solchi di una notte in cui tutto può succedere e in effetti succede. E in un film necessariamente senza centro e smarginato, il regista si aggira intorno ai limiti dei suoi protagonisti, intorno al loro tormento senza estasi, alle loro parole che dicono troppo, che dicono nulla, che adombrano altro, tra l’incontinenza verbale e comportamentale dell’uomo e le implosioni inaccessibili del ragazzo. Non scava, Risuleo, perché sono le superfici, queste superfici a farsi discorso, a disseminare indizi incerti sui vuoti che percepiamo senza vedere. Perché, in fondo, non è tanto fantasma la notte, quanto piuttosto questa umanità sofferente che la attraversa, che la reinventa senza saperlo, che la traccia senza possederla, un’umanità che non sa di essere fantasma. Sono personaggi autori di sé stessi ma in cerca di storie che li riconoscano, che li afferrino. E il mattino, forse, appartiene già ad altre storie, ad altre immagini, ad altri destini. Ad altri fantasmi.