Un vedovo in missione: Appuntamento a Land’s End di Gillies MacKinnon

Timothy Spall, chilometrica e prestigiosa carriera, spesso nei cast di Mike Leigh (Dolce è la vita, Segreti e bugie, Topsy-Turvy – Sotto-sopra, Tutto o niente, Turner) si prende sulle spalle l’on the road del regista scozzese Gillies MacKinnon interpretando il pensionato Tom Harper, malato e con un’andatura strascicata, che decide di riportare le ceneri dell’amata moglie dal nord della Scozia a Land’s End, un’enclave turistica sulla punta sud-occidentale dell’Inghilterra. Il viaggio, infinito, lo affronta in bus per utilizzare l’abbonamento gratuito che gli spetta come pensionato. Da giovane si è trasferito con la moglie in Scozia perché desiderava mettere il massimo spazio geografico e la massima distanza emotiva possibile tra loro e una terribile tragedia che li aveva colpiti nel primo anno di matrimonio. I flashback sui primi giorni del loro matrimonio negli anni ’50 aggiungono contesto, ma rallentano il ritmo già lento del film. Il viaggio si rivela presto essere una sorta di pellegrinaggio nostalgico in cui Tom visiterà una selezione di ristoranti e B&B che ospitano ricordi idelebili della sua vita precedente con la defunta moglie Mary (Phyllis Logan). The Las Bus (titolo in originale) è un ritratto attento di una Gran Bretagna cosmopolita e in continuo cambiamento.

 

 
Tom che spesso sembra il nonno inglese di Forrest Gump, ha un atteggiamento meno provinciale di quanto la sua lontana terra natale possa suggerire, come si vede quando interviene per aiutare una donna musulmana che subisce insulti razzisti da parte di un altro passeggero. I vari incontri di Tom con il mondo moderno sono abbastanza prevedibili, Spall fa quel che può ma è spesso costretto su un autobus con un’aria malinconica e un paesaggio bellissimo che scorre alternandosi con lugubri periferie, perciò deve lavorare sulle sfumature, sugli sguardi, anche se la sua idea è di farsi strada attraverso l’intera Gran Bretagna borbottando. Gli tocca affrontare i problemi posti da un lungo viaggio, anti-moderno, senza cellulare e internet che lo espone a vari imprevisti. Qualche volta rimane appiedato ma trova sempre chi lo soccorre: una coppia che se lo porta a casa o un gruppo di ucraini in viaggio verso una festa che lo raccattano dal ciglio della strada. Qui è stato scaricato da un autista nevrotico dopo avergli contestato il fatto che il suo abbonamento non vale fuori dalla Scozia.

 

 
MacKinnon si crea l’opportunità di confrontare lo status di Tom di pensionato vecchio stile con quello della moderna società britannica da cui è stato disconnesso a causa del suo prolungato isolamento nella Scozia rurale. Il regista ha dichiarato di aver voluto far comprendere agli spettatori che:” L’amore può diventare la forza unificante tra le generazioni”. Per questo grazie a un hashtag creato da un compagno di viaggio, Tom diventa una piccola celebrità, un eroe inconsapevole dei social media, con la gente che prende a fare il tifo per la sua impresa. E quando arriva al traguardo trova un pubblico ad applaudirlo, ma lui si rifiuta di interagire con la gente. MacKinnon mette a confronto i primi piani del volto stanco, segnato (e spesso ferito) di Spall con la cruda topografia del mondo oltre il finestrino: i dirupi degli altopiani scozzesi, le città e le coste desolate. Ricordi, progetti, diagnosi, riflessioni sentimentali (confinate nei flashback), si fondono in un monologo “efferato” che disegna la mappa di una vita dove lasciarsi vivere vuol dire solo abbandonarsi alla meschinità dell’esistenza. E allo spettatore attento non può sfuggire che il luogo è persona e la persona è luogo.