A Rimini, nell’ambito della quarta Biennale del Disegno, curata da Massimo Pulini, si può visitare la mostra Cinema e libertà. I carteles de cine cubani, allestita nel Palazzo del Fulgor fino al 28 luglio, a cura di Luigino Bardellotto, Adolfo Conti e Patrizio De Mattio. Nel 1959 a Cuba non fu solo tempo di Rivoluzione politica, ma anche culturale. Cartel de cine significa locandina in spagnolo, ma a Cuba vuol dire molto di più. Si volle creare un nuovo cinema che si smarcasse da tutti i punti di vista dallo schema commerciale hollywoodiano. Si decise così che anche le locandine dei film dovessero essere ripensate, evitando i canoni affermati (grandi volti delle star, scene accattivanti, slogan suggestivi) dei manifesti cinematografici tradizionali. I nuovi carteles (prodotti in tecnica serigrafica 51 x 76 cm ) furono così liberati della loro funzione pubblicitaria e lasciarono ai disegnatori grafici piena libertà interpretativa del film, contribuendo a una vera propria rivoluzione visuale e concettuale del pubblico delle sale cinematografiche El cartel de cine diventerà a tutti gli effetti un’opera d’arte esposta nelle strade. (In apertura René Azcuy Cardenas, Baci rubati, 1970, Venezia, Centro Studi Cartel Cubano, Collezione Bardellotto).
I Carteles sono un fenomeno grafico unico (che perdura ancora oggi a Cuba), di eccezionale qualità e creatività artistica, punto di incrocio di stili e forme espressive diverse, isola felice di libertà in un paese dove ogni forma di comunicazione visiva è posta sotto rigidi controlli. La mostra si articola in senso diacronico dal 1959 al 1979 con una sezione finale dedicata alla produzione di oggi. Vi sono esposti i manifesti degli autori più importanti insieme a fotografie, giornali, bozzetti e layout preparatorii. Tutto il materiale originale proviene dalla collezione “Luigino Bardellotto – Centro Studi Cartel Cubano” di San Donà di Piave, la più grande collezione privata al mondo di manifesti cubani.