Fiction is Action. TINA – Storie della Grande Estinzione, uno strumento per il tempo a venire

Doverosa premessa: chi scrive ha contribuito, in minima parte, alla realizzazione di questo libro, come uno degli oltre cento autori che ha fornito testi e illustrazioni per il progetto TINA, inviando il materiale senza avere idea del risultato finale, in risposta a una chiamata per un progetto che riteneva, e che tuttora ritiene, il più importante della letteratura italiana degli ultimi anni. Il primo concetto fondamentale per capire TINA – Storie della Grande Estinzione (progetto coordinato da Matteo Meschiari e Antonio Vena, ed. Aguaplano, 495pp., € 22,00), è Antropocene. Il termine indica l’era geologica attuale, la prima in cui l’azione dell’uomo è la causa principale dei più significativi cambiamenti climatici e ambientali. Da qui deriva un altro concetto cardine di TINA – Storie della Grande Estinzione: il collasso climatico, dovuto in larga parte proprio all’azione dell’uomo. Negli anni a venire, il climate change avrà come conseguenza una trasformazione radicale della società umana su scala planetaria. Cambieranno la politica, l’economia, la società. In che modo cambieranno? Dipende. Gli scenari possibili sono più di uno, e molto dipende da uno strumento fondamentale per la Storia della nostra specie: l’immaginazione. Essa è uno dei tratti distintivi degli uomini, quello che forse più di tutti ci ha permesso di conseguire il nostro status attuale fra le specie viventi del pianeta, quello status messo tanto profondamente in discussione proprio dal collasso climatico. L’immaginazione crea scenari, sperimenta soluzioni e assembla strumenti per metterle in atto. Dal coltello di selce alla rete di comunicazioni globale che connette il pianeta, tutto esiste perché siamo stati in grado di immaginarlo. Per questo motivo, con un cambiamento radicale in arrivo, sarà il nostro immaginario, la nostra capacità di immaginare modelli, paradigmi e soluzioni a determinare il nostro futuro.

 

 

TINA – Storie della Grande Estinzione è proprio questo: un libro che raccoglie decine di scenari, passati e futuri, che mettono in scena il collasso, le sue conseguenze e le modalità con cui gli uomini lo hanno affrontato. TINA – Storie della Grande Estinzione è una corposa collezione di micro apocalissi che va dalla preistoria al futuro prossimo passando per la Storia, raccontando civiltà che scompaiono, pandemie, guerre, soluzioni tecnologiche, cambiamenti più o meno profondi nei modelli culturali e tutto ciò che segna il passaggio da uno stato di prima a uno stato di dopo. Dalla Peste di Atene del 430 a.C. all’assedio di Munster del 1535, dalla fine del Betamax a scenari immaginati come la sconfitta del cancro o la fine della crittografia, gli autori che hanno contribuito al libro, scrittori e illustratori, hanno messo insieme il collasso in tutte le sue declinazioni creando uno strumento che non si presta tanto alla lettura ideale quanto alla consultazione, un grande esercizio dell’immaginario finalizzato a pensare il futuro, il miglior futuro immaginabile, per renderlo possibile. Il libro è una cassetta degli attrezzi, un oggetto letterario complesso quanto necessario, non di semplice fruizione ma estremamente denso. Importante per i tempi che verranno, e per il fatto che riporta le idee e l’immaginazione al centro, ne fa un atto politico e di sovversione in una scena letteraria, quella italiana, ancora troppo presa a guardarsi l’ombelico con le sue narrazioni ripiegate nel privato, incapace di costruire una prospettiva utile per interpretare la complessità del reale. Il nome TINA, che designa l’autore collettivo che ha realizzato il progetto, ha una duplice origine. Anzitutto è un esproprio del there is no alternative thatceriano, e poi è un omaggio a Tina Michelle Fontaine, una ragazza di 15 anni, nativa americana canadese, uccisa nel 2014, l’ennesima vittima di un lento genocidio che sta cancellando quelli come lei, gli ultimi che non hanno voce.