Il continente antico che sogna il futuro: Futuri uniti d’Africa – La fantascienza africana di Future Fiction

Futuri Uniti d’Africa è un’antologia edita da Future Fiction  (pag.280, euro 17) che contiene 18 racconti di fantascienza scritti da autori africani. Sulle mensole delle librerie nostrane, la fantascienza è per lo più di origine WASP,  con qualche eccezione certamente notevole (su tutte Nora K. Jemisin e Octavia Butler) che tuttavia non restituisce un quadro reale dello stato dell’arte. La fantascienza è un genere in grande fermento, uno dei pochi in grado di affrontare in maniera lucida e spregiudicata uno dei temi più urgenti in un mondo di crescente complessità come il nostro, in cui la tecnologia influenza sempre più profondamente le nostre vite a tutti i livelli: il futuro. L’essere umano si interroga continuamente sul futuro. E lo fa in ogni parte del mondo, non solo in UK o negli Stati Uniti. E, di conseguenza, in tutto il mondo si scrive fantascienza. Ed è qui che entra in gioco una realtà anomala ma importante come Future Fiction, che ha come mission dare voce agli autori che in tutto il mondo praticano la sci-fi in tutte le sue numerose declinazioni. Una delle ultime uscite di quest’editore italiano dall’anima internazionale è Futuri Uniti d’Africa, una raccolta di racconti coraggiosa e necessaria che, con l’intento di aprire una nuova strada, propone una frazione di una produzione estremamente ampia, vitale e interessante: quella degli autori di fantascienza africani residenti in Africa e all’estero. Futuri Uniti d’Africa si caratterizza fortemente per l’emergere di determinati temi ricorrenti che, in diversa misura, si rivelano trasversali ai diversi racconti dell’antologia. Temi come la famiglia, forse il tema più presente, ma anche la tradizione che spesso si mescola con la tecnologia. Uno sguardo molto attento è gettato, in diversi racconti, al cambiamento climatico e ai suoi effetti, molto sentito da una popolazione che, più di altre, vive un rapporto molto stretto con l’ambiente che la circonda e per questo è particolarmente sensibile all’influenza soprattutto politica del fenomeno. Un fatto curioso è che, nonostante il contributo africano all’innovazione tecnologica non sia fra i più preminenti, il tema della tecnologia è particolarmente sentito. Da soluzioni concrete e reali come il blockchain a incognite per il futuro come l’upload della mente umana su supporto informatico, la tecnologia è un argomento trattato con grande lucidità da autori che la riconoscono come una delle chiavi di accesso a un futuro di cui esprimono a gran voce un profondo bisogno. (In apertura Future Cape Town di Kirsten Zirngibl).

 

Tlotlo Tsamaase presente nell’antologia con il racconto Istantanee virtuali

 

L’Africa che emerge dalle storie raccontate da questo gruppo di autori brillanti e preparati è un paese conscio dei propri limiti e delle proprie criticità ma ansioso di un riscatto che non è un semplice adeguarsi al passo del resto del mondo quanto piuttosto la piena espressione della propria identità guardando il resto del mondo da pari. Il livello medio dei racconti è alto, di una leggibilità inaspettata che riesce a metterci in contatto con una cultura che resta per molto aspetti distante dalla nostra ma non per questo aliena o troppo ostica da capire. Il respiro della scrittura in Futuri Uniti d’Africa è profondamente globale e aspira a una ricezione universale pur senza appiattirsi su una comunicazione standardizzata e indistinguibile. L’Africa, come il resto del mondo fuori dall’egemonia occidentale, è un laboratorio culturale che sperimenta continuamente nuove forme di espressioni per interfacciarsi con il pianeta trasmettendo le proprie verità. A noi la responsabilità di ascoltare.