Il racconto del divenire: Disfacimento, graphic novel di Linnea Sterte

Tutto comincia con la morte in un posto lontano. Un animale alieno non dissimile da una balena viene cacciato, le sue carni vengono mangiate da chi ha posto fine alla sua vita. Procede tuttavia l’universo, a partire dalla putrefazione dei resti della bestia, su cui nuova vita nasce e cresce, fino al sorgere e al cadere di civiltà, per un lungo tempo a venire. La vita si evolve, dal regno animale al regno vegetale, fino a creare la cultura con la quale riflette su sé stessa e comincia a guardare indietro nel tempo, riconnettendosi in qualche modo con il proprio passato. Linnea Sterte pare, fin dalla prima lettura, un’autrice colta, una fumettista che non solo legge tanto, ma legge gli autori giusti per sviluppare muscoli narrativi invidiabili. Fin dalla copertina, il suo Disfacimento (ADD Editore, pag.144, euro 20) trasmette la profondità solida delle tavole di Jiro Taniguchi, in particolar modo ricorda l’opera che il fumettista giapponese ha realizzato con un altro maestro, Jean “Moebius” Giraud: Icaro. L’eleganza di un world building tridimensionale, in cui le singole illustrazioni prima ancora della loro interazione trasmettono il senso di ampiezza e la leggerezza che si prova a guardare le riprese subacquee dei documentari sull’oceano, comunica il senso di liquidità come brodo primordiale, un racconto dell’origine e del ciclo della vita che ha la capacità di coglierne l’essenza con una sintesi che ricorda i presocratici ma al tempo stesso restituisce alla biosfera tutto il suo senso di matericità.

 

 

Il mondo di Linnea Serte è umido, frastagliato, molle e leggero, pare di sentire l’odore della materia che fermenta e che si decompone, dolciastro e pungente. Le parole sono poche, centellinate, tutto o quasi è demandato a un segno grafico che supporta uno storytelling immediato, che punta al contatto diretto, alle sensazioni immediate, a pelle, lasciando che il senso profondo di una testualità ridotta al minimo si prenda il suo tempo e arrivi un po’ per volta, senza una reale necessità di chiudere domande che vanno benissimo anche aperte, la cui risposta è forse destinata a cambiare nel tempo. Se fosse un romanzo, Disfacimento non sarebbe prosa, o per lo meno non lo sarebbe del tutto, perché i le soluzioni narrative qui variano e quasi mai si avvicinano a un racconto definibile come lineare. L’idea è piuttosto quella del finale di 2001: Odissea nello spazio in cui, pur senza rinunciare a una storia nel senso proprio del termine, Kubrick fa saltare qualche ponte e lascia a chi fruisce l’opera la libertà di riallacciare le dovute connessioni. La narrazione di Linnea Serte potrebbe a una prima lettura sembrare un pastiche ma l’autrice svedese va oltre, la sua è consapevolezza di esistere situata nel tempo, in continuità con autori che prima di lei hanno raccontato la storia e da cui raccoglie idee e soluzioni che la portano a creare un racconto di fantascienza sicuramente proiettata oltre il tempo, con un respiro metafisico, ma forte di strumenti e percorsi esplorati e padroneggiati da chi del fumetto ha fatto la Storia. Disfacimento è un’opera quasi oracolare, le cui verità profonde si possono raggiungere immergendosi sotto la superficie di un linguaggio quasi mai semplice e lineare.