In attesa del convegno del 23 allo Iulm, le radici di Dylan Dog

039 Nel 1986, il filone del fumetto horror italiano (comunque presente negli anni precedenti solo a livello di propaggine dell’esplosione dei “neri” -Satanik, Kriminal, etc.-  e perlopiù confinato alla produzione dei fumetti “per adulti” anni Settanta che da pochissimo erano trascolorati dal soft all’hard – Oltretomba, Terror, Jacula, Zora, ecc.-) era quasi completamente esaurito. Alieno alla tradizione editoriale avventurosa Bonelli, Dylan Dog nasce senza una precisa progettualità e svincolato da qualsiasi legame narrativo ed estetico con i portabandiera (Tex, Zagor, Mister No) dell’editore. Considerato un esperimento dell’allora trentatreenne, talentuoso e parimenti eccentrico Tiziano Sclavi (già collaboratore del Corriere dei Ragazzi e da circa un lustro assunto in Bonelli dapprima come supervisore e poi come sceneggiatore di  titoli di punta dell’editore come Zagor e Mister No), l’albo non sembra riscuotere immediatamente un apprezzabile successo di critica o di pubblico. Tuttavia, nel volgere di un paio di stagioni, diventa qualcosa di paragonabile per vendite e impatto sulla società solo al fenomeno dei neri anni Sessanta. L’horror declinato trasversalmente nelle sue forme alte (la classicità gotica, la critica sociale post-Romero) e basse (lo splatter efferato, il citazionismo cinematografico dalla serie A alla Z) fa breccia in una generazione di lettori cresciuta con la nuova Hollywood dei Carpenter, Craven, Romero, Hooper & Co. (e succedanei). Ma a decretare il vero successo del personaggio sono quella patina d57659i angoscia esistenziale e il sovrabbondante romanticismo di cui dopo gli esordi “a effetto” le storie iniziano a tingersi sempre più frequentemente. Caso unico nella storia del fumetto italiano dopo il solo Diabolik, le avventure dell’indagatore dell’incubo non solo si impongono presso un pubblico di lettori maschile qual è da sempre prevalentemente quello del fumetto popolare nostrano, ma riescono a catturare anche le attenzioni delle lettrici, in un’epoca in cui la diffusione dei manga (unica altra forma di narrazione disegnata in grado di attirare il pubblico femminile) era ancora lontana. Poche settimane fa, Dylan Dog ha compiuto trent’anni di storia editoriale e continua a essere un beniamino del pubblico e un campione di vendite: sebbene il suo target iniziale si stia avviando alla senescenza, nuove generazioni di lettori continuano ad avvicinarsi alle sue imprese grazie anche all’intelligente restyling in progress  a opera di Roberto Recchioni, nuovo curatore della serie, che è riuscito anche a far tornare alla sceneggiatura “papà” Sclavi (una nuova storia da lui firmata è uscita proprio in occasione del trentennale).

CONVEGNO
FENOMENOLOGIA DI DYLAN DOG
l’indagatore dell’incubo, da proposta editoriale eccentrica a fenomeno culturale di massa

RELATORI
Gianni Canova, storico del cinema
Filippo Mazzarella, giornalista e direttore artistico di Cartoomics
Matteo Bittanti, studioso di new media
Marco Lazzarotto Muratori, psichiatra e psicoterapeuta
Luigi Mignacco, sceneggiatore Dylan Dog
Angelo Stano, disegnatore e copertinista Dylan Dog
Franco Busatta, curatore redazionale Bonelli
Claudio Bartolini, critico cinematografico
Giancarlo Soldi, regista

Mercoledì 23 novembre 2016 ore 10
IULM / Aula 101
Via Carlo Bo 1 – Milano
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI