John Lennon. Le storie dietro le canzoni di Paul Du Noyer – Un viaggio nei talenti di John

«C’è un’unica storia, in realtà, dietro le canzoni di John Lennon: la storia della sua vita. Come uomo non sempre è stato onesto, ma come cantautore non sapeva mentire. Affrontava le proprie canzoni come episodi di un’autobiografia, e ognuna di esse è una finestra sul suo io più profondo». Così Paul Du Noyer, nell’introduzione di John Lennon. Le storie dietro le canzoni, edito da Mondadori Electa (Traduzione di Silvio Bernardi e Tania Spagnoli, pag.192, euro 24,90). Il libro raccoglie i testi originali di tutte le canzoni di Lennon e ripercorre l’itinerario artistico e umano dell’ex Beatle dal 1970 al 1980,  approfondendo le fonti d’ispirazione, gli ideali, le inquietudini che hanno guidato la sua carriera da solista.  Paul Du Noyer, redattore di Q fino alla fondazione di Mojo, ha una conoscenza enciclopedica del percorso di John. Per questo Yoko Ono gli ha affidato la redazione delle note di copertina degli album solisti di Lennon, al momento della loro ripubblicazione negli anni Duemila. Du Noyer teorizza che il lavoro di Lennon è divenuto nettamente più  spirituale dopo avere lasciato i Beatles e per comprendere la sua evoluzione il modo migliore è seguirla attraverso le varie canzoni. Per intraprendere questo percorso si è affidato al ricordo di chi c’era. Le pietre angolari del libro sono la  memoria, le sensazioni di Yoko Ono, Paul McCartney, che ha sempre parlato volentieri del vecchio compagno, Sean Lennon, Cynthia Lennon, Ringo Starr, Klaus Voormann, Alan White, Bob Gruen, Neil Aspinall, Kieron “Spud” Murphy, Tony Bramwell, Bill Harry, Billy Preston, Derek Taylor, George Martin, Denis O’Dell, Andrew Loog Oldham, Pete Best, David Bowie, Tony Barrow, Mike McCartney e Larry Parnes. Leggendo il volume ci si potrebbe chiedere quanto avrebbe potuto essere diversa la vita di John Lennon. Probabilmente si tratta di un esercizio con poco senso. La sua esistenza è stata sovrastata dalla sua fama incommensurabile che ha finito per conferire una sorta di infallibilità a tutto ciò che ha detto e fatto per le schiere di fan vecchi e nuovi, la cui adorazione non ha mai vacillato. Una delle riflessioni più memorabili su di lui è certamente quella di Arthur Ballard: «Credo che la sua morte sia molto più rilevante di quella di un qualunque politico di spicco. Michelangelo non è mai stato dimenticato, e nemmeno John Lennon lo sarà».

 

 

Tornando a John Lennon. Le storie dietro le canzoni, non si può non notare che l’analisi di ogni brano ci proietta al centro  di un’esperienza poetica, musicale, politica fuori dal comune. Prendiamo come esempio, Give Peace A Chance, il primo singolo pubblicato dal cantante fuori dei Beatles, uscito nel luglio del 1969: «Anni dopo confessò: In cuor mio volevo scrivere qualcosa che potesse prendere il posto di We Shall Overcome. E fu proprio quello che ottenne con Give Peace A Chance. Già nell’ottobre 1969 la canzone era intonata a tutte le manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Il 15 novembre quasi mezzo milione di persone la cantò a Washington, davanti alla Casa Bianca allora occupata da Nixon…». Emozionante la lavorazione di Imagine: «I musicisti presenti in studio all’epoca ricordano come Lennon avesse intuito il potenziale della canzone. Imagine fu il primo brano che John ci suonò, prima che registrassimo – spiega il batterista Alan White -Venne da ciascuno di noi, ci diede un foglio coi testi e ci disse: Ecco quello che state per dire al mondo intero». Analizzando le canzoni è palese che sapeva cogliere istintivamente gli stati d’animo che affioravano dalla collettività, sintetizzandoli talvolta in slogan a cui associava indimenticabili melodie. Per Paul Du Noyer: «Aveva il dono inconsapevole di intercettare le correnti sotterranee della sua epoca, sia positive che negative: la messa in discussione dei ruoli di genere, la rivendicazione della parità etnica e culturale, la supremazia della gioventù, il declino dell’autorità, la tolleranza nei confronti delle sostanze stupefacenti, lo scontro tra benessere materiale e bisogno spirituale, il ripudio del patriottismo, la passione per la gratificazione immediata. Qualunque fosse l’onda in Occidente, al di sopra o al di sotto della superficie, Lennon la seguiva fino al punto di rottura…»