Le confessioni: uno script da leggere

20Con Le confessioni Roberto Andò prosegue il suo discorso filosofico sulla politica e il potere iniziato con Viva la libertà. Todo modo di Petri appare come un chiaro referente, nel film tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia un gruppo di notabili della Democrazia Cristiana in ritiro spirutuale in un convento si rendevano protagonisti di un violento scontro di potere, nell’opera di Andò in ritiro, in un isolato albergo sul Baltico per un summit decisivo per i destini del mondo occidentale, ci sono i ministri dell’Economia del G8. Li guida Daniel Roché, direttore del Fondo monetario internazionale, che ha incomprensibilmente invitato anche tre ospiti lontani dal mondo dell’economia: una scrittrice per bambini, un cantante e Roberto Salus, un monaco. Roché chiede a Salus di confessarsi e subito dopo viene trovato morto, ora i ministri sono soli a prendere decisioni fondamentali: ce la faranno? Recentemente Skira ha pubblicato la sceneggiatura di Roberto Andò e Angelo Pasquini di Le confessioni (pag.160 euro 19,50). Il volume, arricchito dalle evocative fotografie in bianco e nero di Lia Pasqualino (allieva di Letizia Battaglia) permette di apprezzare una sceneggiatura che si gusta come un romanzo ad alto contenuto simbolico, con venature teoretiche. Preziosa la ricca appendice che si apre con un saggio di Marco Olivieri, profondo conoscitore dell’opera di Andò (è sua la monografia La memoria degli altri. Il cinema di Roberto Andò) e per il quale il film è un:”avvicinamento all’essenza, al cuore dei conflitti e delle pulsioni di morte occidentali.” Il percorso alla scoperta del film prosegue con tre interviste ad Andò, Pasquini e Toni Servillo. Il regista era attratto dall’idea di mettere:”la politica e l’economia in relazione con l’imponderabile. Mi interessava cioè che il profilo apparentemente razionale della politica e dell’economia fosse travolto da questioni più complesse, domande a cui non è possibile dare una risposta univoca, fatti che non accettano semplificazioni.” Per lo sceneggiatore Angelo Pasquini il film si interroga su un’immagine della politica come:”sfera separata, come puro esercizio del potere, emanaziono tecnocratica di una realtà economica che scavalca gli Stati ed è indifferente per sua natura alla democrazia.” Invece Toni Servillo illustra il suo lavoro sul personaggio del monaco:”credo che per la nascita di questa figura si siano gettate le basi in Viva la liberà, il mio primo film con Roberto Andò. In Salus c’è un eco del fascino del gemello Ernani, un personaggio che si è depositato affettivamente in maniera molto forte sia dentro Roberto, sia dentro di me.”

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