Splatter, i racconti pulp di Ed Wood

img1940-gArriva in libreria in questi giorni Splatter (Gallucci Editore, pag 400,  euro 19)  di Edward D. Wood Junior. Per la prima volta una divertentissima antologia raccoglie 32 brevi racconti che Wood scrisse per alcune riviste destinate a un pubblico adulto. Un materiale fino a ora inaccessibile, nato dalla scatenata fantasia del regista di Plan 9 from Outer Space. Scrittore tanto prolifico m poco stimato dai suoi contemporanei, Ed Wood è l’autore di romanzi come Orgy of the Dead, Killer in Drag, Devil Girls, Death of a Transvestite in cui affrontava tematiche assai scomode per la sua epoca, come il travestitismo e feticismo. I racconti, scritti fra la fine degli Anni Sessanta e i primi anni Settanta, sono storie che in origine erano destinate a riempire gli spazi bianchi tra le foto delle pin-up nei girlie magazines dell’epoca. Cimiteri, bordelli, strade di provincia, mogli vendicative, ma anche palazzi lugubri e verdi campi da golf, schizzi di sangue fanno da scenario alle ossessioni di uno scrittore che ha segnato la storia del pulp e che deve la sua fortuna postuma al biopic di Tim Burton interpretato da un fenomenale Johnny Depp.

 

Ed

Qui sotto trovate un estratto da un racconto (Come un’aquila sgozzata) dove marito e moglie si affrontano all’arma bianca con esiti letali.

Come un’aquila sgozzata (1972)

“Voleva spedirlo al cimitero. Lo aveva capito subito, quando l’aveva vista scagliarsi contro di lui brandendo il coltello scintillante”.

                                                           
Faceva un freddo cane, una bufera di neve teneva il paese stretto in una morsa da due giorni senza manifestare la minima intenzione di mollare e Stella, moglie di Johnnie, giaceva sul pavimento della cucina, morta stecchita… proprio lì dove l’aveva colpita al cuore con il coltellaccio, la notte in cui era cominciata la tormenta. Certo, Johnnie si era scopato la vicina di casa in lungo e in largo. Su questo, Stella ci aveva indovinato in pieno. Ma ancora non si spiegava come mai gli si era avventata contro brandendo un coltello da cucina lungo trenta centimetri. Gli si era scagliata addosso strillando a squarciagola, proprio lì in cucina… sembrava un volatile ferito. Strillava come se fosse posseduta da tutti i diavoli dell’inferno, da ogni creatura d’oltretomba. Johnnie non riconosceva nemmeno la sua voce. Non era la prima volta che gli strillava contro… figuriamoci… ma mai con accenti di orrore, disperazione e panico come quelli…sempre che si potessero chiamare ancora accenti umani. L’unica cosa che Johnnie riusciva a ricordare di quel momento, a parte le espressioni spaventose uscite dalla sua bocca urlante, era il coltellaccio scintillante brandito in alto sopra la testa, dritto addosso a lui… quel grido acutissimo… la bocca spalancata… la bava che le gocciolava dalla lingua e dalle labbra… gli occhi rossi… iniettati di sangue, come privi di palpebre… occhi sanguigni dentro orbite scure… senza un battito di ciglia… e con il négligé nero a svolazzarle intorno, due ali trasparenti di pipistrello aperte al vento. Si era trasformata in un diavolo nero dalle zanne bianche, con un unico, ultimo scopo nella vita…trasmettere al proprio braccio la sua furia, per instillarla nell’arma con cui stava per accoltellarlo. Voleva spedirlo al cimitero. Lo aveva capito subito, quando l’aveva vista scagliarsi contro di lui brandendo il coltello scintillante. Percepiva solo quell’arma e gli occhi iniettati di sangue, da cui era rimasto ipnotizzato fin da subito. Non c’era altro da fare se non reagire in fretta. L’istinto animale. Un lupo mannaro… un mostro… il diavolo in persona. In quel momento, non riusciva a pensare che a quello. C’era poco da restare razionali, in una situazione simile. L’unica era agire come un lampo. Quel pipistrello alato lo investiva con una furia, una forza e una velocità a cui si poteva reagire solo di riflesso, con… L’istinto animale di conservazione. $(KGrHqF,!oMFELvW!Mm9BRH5nB!8tQ--60_35Per tutto il tempo, Stella aveva gridato come un’aquila sgozzata, coprendolo di oscenità, una dietro l’altra… era tomba, cimitero, cassa da morto e becchino uniti insieme, un’unica, orribile creatura…
un orrore incombente… una furia scatenata dagli spiriti dell’Ade. Niente avrebbe potuto fermare il tuffo fulmineo di quel coltello, una volta partito il colpo… niente al mondo. E all’improvviso Johnnie si era ritrovato a non essere più di questo mondo. Era diventato un superuomo, con la forza di un serpente a sonagli. Doveva difendersi. In un millisecondo, la vita intera gli passò davanti. Riusciva solo a vedere il rosso acceso degli occhi di lei… e poi il rosso del sangue che sprizzava dal suo petto nudo, proprio lì dove le si era aperto il négligé… le aveva deviato il braccio all’ultimo istante e il coltello le era affondato in corpo con la forza del suo stesso slancio… fino al manico… nel petto, in cuore, finché, circondata da tutto quel sangue lì per terra… era morta. Un pipistrello informe. Erano rimaste solo le sue bianche membra sconnesse, subito arrossate dal sangue che colava…mentre le pieghe nere del négligé, morbide e trasparenti, si fondevano pian piano con il pavimento. Johnnie era rimasto a lungo lì, ansimante per lo$(KGrHqR,!pYFDZ2I3bVOBRH5or0guw--60_35
shock. In quei terribili momenti, aveva smesso di ragionare. Stava lì, le braccia dimenticate lungo i fianchi, come uno scimmione spezzato. Ansimava, ma quasi non si accorgeva di respirare, tanto gli bruciavano i polmoni. Avrebbe avvertito lo sforzo per un po’. Sapeva di dover agire. Doveva uscire da quella cucina. Anche se non capiva perché. Era successo qualcosa. Ma cosa? Sentiva una gran voglia di bere. Aveva bisogno d’aria. Gli sembrava di avvertire odore di larve… di tombe, cimiteri e antichi mausolei. Sentiva una disperata voglia di bere. Non aveva mai avuto tanta voglia di bere in vita sua. In salotto c’erano liquori in quantità… Johnnie si fece strada tra le ragnatele della sua mente e il liquido rosso… che stillava e sembrava volergli avvinghiare mani e piedi, mentre arrancava per il corridoio buio fino al salotto attiguo, dove l’unico abat-jour acceso non servì certo a schiarirgli le idee. Si strofinò le mani insanguinate sui pantaloni, ma non riusciva a pulirle in nessun modo, né a togliersi quel sangue dalla testa. Era successa una cosa terribile… fin lì ci arrivava. Ma cosa poteva esserci di così tremendo, da fargli sentire odore di larve e cimiteri? Perché era ricoperto di ragni e vermi che non riusciva a togliersi di dosso… perché quel pipistrello gli si era avventato contro, comparso dal nulla?

 

(Per gentile concessione di Gallucci Editore)