Un classico tristemente attuale: Victor Santos firma un ottimo adattamento a fumetti di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Nel futuro i pompieri non spengono più i fuochi. Li accendono. Sì, perché i libri sono vietati, così come non è permesso vivere al di fuori di un eterno presente proiettato su schermi grandi quanto le pareti di casa che avvolgono gli spettatori in un qui e ora tanto vacuo quanto costante di programmi televisivi fatti di niente che riducono la mente in poltiglia e le capacità di ricordare sono pari a quelle di un pesce rosso. Qualcuno resiste, nascondendo i volumi e leggendoli di nascosto, fino a quando i pompieri non vengono avvisati da un vicino delatore ed è allora che intervengono, con i loro fucili a cherosene a cancellare tutto con il fuoco. Ma il dubbio germoglia in uno di loro, Guy Montag, che inizia prima a sfogliare quelle pagine lasciandosi risucchiare in un mondo nuovo, che da sempre era lì che lo aspettava. Fahrenheit 451, il romanzo di Ray Bradbury è un classico della letteratura contemporanea, meno famoso di 1984 o Brave New World ma non per questo meno potente o suggestivo, dotato di una freddezza algida tutta sua che riveste di una contemporaneità stralunata un messaggio che è diventato universale (e in seguito non di rado banalizzato) nella produzione culturale del nostro tempo. Un adattamento non semplice per un libro che dice tutto con una grande sintesi, e non a caso per il cinema ci provò, riuscendoci in pieno, nientemeno che Truffaut.

 

 
Per quanto riguarda i fumetti, a cimentarsi è lo spagnolo Victor Santos ( Tunué Edizione, pag.160, euro 19,90) non proprio l’ultimo arrivato, un artista con un curriculum chilometrico più volte candidato al premio Eisner. Un autore di levatura internazionale che si vede anzitutto dal tratto così simile a quello del grande Darwyn Cooke che dà al volume una leggibilità che va oltre il contesto regionale, con un’atmosfera che fonde il meglio dei comics americani con uno storytelling colto di stampo europeo. La cifra del Fahrenheit 451 di Santos è vicina a quella di Bradbury, costruita su una sintesi che non si sofferma in maniera eccessivamente descrittiva su quegli aspetti delle ambientazioni distopiche solitamente pensati per solleticare l’inquietudine del lettore, qui il messaggio è veicolato in maniera estremamente diretta da uno storytelling preciso e lineare, che va da A a B anche nei momenti di maggior introspezione che risultano sempre e comunque funzionali alla direzione in cui punta l’autore. Il ritmo non può che risultarne serrato ma lo è quanto basta, non ci sono accelerazioni pensate per far scattare l’adrenalina perché, come nell’opera madre di Bradbury, la forza di Santos sta nel dire quel che ha da dire con una lucidità devastante e senza pietà.

 

 
Nonostante una narrazione così funzionale, le scelte stilistiche compiute da Santos sono improntate alla varietà: dall’inserimento di grafici alla variazione dell’utilizzo dei colori passando per una modulazione variabile del ritmo attraverso la disposizione delle vignette sulla tavola passando per lo studio delle divise dei pompieri, il repertorio dell’autore è vasto ma non si prende mai la scena, non viene mai sbattuto in faccia al lettore per stupirlo con effetti speciali. La varietà si integra in un flusso coerente in cui nessuna delle singole soluzioni salta fuori ma tutto si mette al servizio di un volume che, nel suo rapportarsi con il classico da cui è nato, ne coglie lo spirito autentico e lo consegna ai lettori di un altro medium con grande rispetto.